Sono stata un paio di volte recentemente a Berlino e confermo  che mi è parsa una città interessantissima con alcuni evidenti vantaggi in particolare se si è giovani e altri svantaggi di cui Livia ci racconta. Il numero di italiani/e che si è trasferito è notevole. Da Berlino ci scrive Livia e vi consiglio di leggerla con attenzione sia se volete trasferirivi sia se lottate da qui: sapere cosa accade oltralpe è sempre utile. Buona Lettura!

Da quando la nostra palazzina è stata venduta, io e Mathias siamo diventati membri del Berliner Mieter Gemeinschaft e.V., un comitato che promuove i diritti degli affittuari e li aiuta a mantenere la calma e il sangue freddo in tempi di sfratti programmati e gentrificazione. (Ne avevamo parlato anche qui.)
Ogni mese ci viene spedito un giornale – il MieterEcho – nel quale vengono raccolte notizie ineterssanti riguardo la politica locale e nazionale. Ho chiesto alla redazione il permesso di poter tradurre un loro articolo che mi sembrava molto interessante in tempi di crisi finanziaria. Quando torno in Italia, vengo costantemente confrontata con una serie di stereotipi riguardanti la Germania, la sua potenza economica, la crescita di occupazione e il benessere dei suoi cittadini e lavoratori.
Mi è capitato addirittura che figuri ignoti mi chiedessero l´amicizia su Face Book per chiedermi consigli su “come trovare lavoro a Berlino”. Ogni volta che mi trovo al bar con un qualche italiano o una qualche italiana in vacanza a Berlino che mi raccontano,  con estrema ingenuità, la loro voglia di venire a vivere qui, imparare il tedesco e trovare un lavoro in questa città, mi prende un nodo alla gola, una stretta al cuore e vorrei solo piangere. Poi prendo coraggio, respiro profondamente, bevo un sorso di té, respiro di nuovo e comincio a raccontare la mia storia. La mia avventura, nata e dipanatasi con altrettanta ingenuità, ma che è una vicenda anche collettiva, di tanti e tante che, come me, sono partite piene di voglia d´Europa e si sono poi scontrate con molti tranelli burocratici e sgambetti carichi di presunzione e stereotipi culturali. In tutto ciò, non mi sono mai sentita nella posizione di dire a qualcuno “No, ma che fai? Restatene in Italia”. Questo mai. No, ciascuno e ciscuna deve sentirsi libera di seguire un impulso che viene dalla pancia, assecondarlo, vedere con i propri occhi e provare con la propria pelle. Ma credo che certi passi abbiano bisogno di una certa preparazione consapevole rispetto al luogo in cui si andrà a vivere, soprattutto se la partenza non è co-finanziata da dei genitori alto-borghesi e se tutta la famiglia crede che l´emigrazione sia la panacea di tutti i mali. Mi spiace dovervi deludere con questo articolo, la Germania non è solo l´isola felice e in crescita di cui tanto si parla…e chi lo sa, forse un giorno farà anche lei boom! Purtroppo non mi è stato dato, per ovvi motivi, un permesso ufficiale dalla Hans-Böckler-Stiftung per tradurre il loro studio, non esendo io traduttrice giurata. Per chi sapesse il tedesco ho lincato la pagina della fondazione qui sotto. Nel box trovate anche uno spezzone di satira tedesca dalla trasmissione “Neue aus der Anstalt” mandata in onda sul ZDF (secondo canale pubblico tedesco) il 13.11.2012. Buona visione e buona lettura! Livia


 Poveri nonostante un lavoro

Occupazione precaria in aumento anche a Berlino (di Christian Linde)

 In Germania, dall´entrata in vigore delle cosiddette “Hartz-Reformen” ( = riforme Hartz, ndL per sapere chi fosse Peter Hartz prego linkare qui ) é aumentato fortemente il livello di povertà sia tra gli impiegarti che tra i disoccuati, molto più che in altri Paesi dell´Unione Europea. Una nuova ricerca della Hans-Böckler-Stiftung documenta ampiamente questa realtà.

Il mercato del lavoro tedesco è sempre più caratterizzato da “rotture” e discontinuità nelle biografie delle persone in essso impiegate. Negli ultimi anni si è verificata da un lato una forte diminuzione di posti di lavoro full-time soggetti all´obbligo di contribuzione, nonchè di misure politiche volte all´aumento dell´occupazione e alla tutela dei diritti dei lavoratori, dall´ altro una notevole espansione del settore degli impieghi scarsamente retribuiti, dei rapporti di lavoro atipici e di disoccupazione a lungo termine, in particolare nel terziario, settore fortemente in crescita. Dopo vent´anni di politica neolberale, gli stessi impieghi statali e nell´ambito del sociale non garantiscono alcun posto di lavoro sicuro.

Capitale della disoccupazione

Anche nella capitale della disoccupazione, a Berlino, in base alle stime della Bundesagentur für Arbeit nello scorso luglio erano registrate come disoccupate 216.000 persone. Con ciò la quota di disoccupazione toccava il 12,2 %, il doppio di quella dei rimaneti Länder (6,8%).

Mentre il governo federale e il Berliner Senat si vantavano della crescita di rapporti di lavoro soggetti a contribuzione (1.190.800 a maggio del 2012, 40.300 in più rispetto all´anno precedente), un recentissimo studio dell´istituto per la ricerca economica e sociale della Fondazione Hans-Böckler considera la situazione attuale tutt´altro che positiva: “Analizzando le condizioni sociali della popolazione in grado di produrre un reddito e attualmente impiegata, si puó rilevare che i successi tedeschi nell´ambito della crescita di occupazione lavorativa vanno a discapito della componenete sociale dello stesso processo di occupazione”. In base a questa ricerca infatti il 7,1% degli occupati vivono in condizioni di povertà nonostante lavorino. Ciò significa che essi guadagnano meno del 60% della retribuzione netta media necessaria al sostentamento minimo, limite fisso al di sotto del quale è decretata la povertà. In Germania per i single questa soglia é di 940 Euro mensili.

Sempre più Working Poor

A Berlino circa 125.000 lavoratori e lavoratrici impiegati a tempo pieno devono integrare il loro stipendio con i sussidi statali previsti del decreto legge Hartz IV. In base alle stime dell´ agenzia federale per il lavoro un totale di 60.000 occupati a tempo pieno recepisce un salario mensile lordo inferiore ai 1.000 Euro. A ciò bisogna aggiungere che tra il 2006 e il 2010 il numero dei lavoratori e delle lavoratrici scarsamente retribuiti è aumentato da 192.000 a 215.000 (dati raccolti dall´amministrazione regionale per il lavoro). Nello stesso lasso di tempo il numero di lavoratori e lavoratrici che avevano un contratto a Minijob (salario mensile massimo pari a 400 Euro) é aumentato da 141.000 a 150.000. Secondo le stime dell´unione dei sindacati, le occupazioni atipiche (Minijob, Part-Time, lavoro temporaneo o a prestito) sono il 42% del totale, raggiungendo una quaota doppia rispetto a quella nazionale. In tutta la Germania la quota di Working Poor é salita del 2,2 % rispetto al 2004. In questo modo in Germania, come in Spagan, il tasso di povertà dei lavoratori e delle lavoratrici impiegate é aumentato maggiormente e in modo notevole rispetto ad altri Paesi dell`UE. Mediamente nell`UE il tasso di povertà delle persone impiegate sul mercato del lavoro é aumentato dello 0,2 %.

Capoclassifica nelle percentuali di povertà tra i disoccpati

In base a questa ricerca, dal 2004 è aumentata ancora più drasticamente la percentuale di povertà tra i disoccupati arrivando al 29%. Per un confronto: in UE la media é del 5%.

Più dei due terzi della popolazione senza impiego avevano nel 2009 un reddito al di sotto del livello di sussistenza, il 25% in più riepetto alla media dei 27 Stati dell´UE. Lo studio condotto dalla Hans-Böckler-Stiftung dichiara sulla base dei dati raccolti che: “ lo svilupparsi di un alto tasso di povertà per lavoratori e lavoratrici è stato promosso non solamente attraverso alcune forme d´ impiego particolari e isolate ma interessa capillarmente l´ampiezza totale del mercato del lavoro”. In aggiunta a questo c´è da dire che una diffusa povertà tra i lavoratori porta ad un successivo programmatico diffondersi di altrettanta povertà tra i disoccupati. “Chi era povero mentre lavorava lo rimarrà da disoccupato”. Sia perchè -ad esempio- il salario era così basso che il sussidio di disoccupazione (ALG I) si troverà a sua volta al di sotto del limite di sussistenza minimo, che perchè un´occupazione precaria con un decorso discontinuo non da diritto-in Germania- ad un contributo statale di disoccupazione (ALG I).

(Traduzione di Livia Fiorio, testo originale © MIETERECHO – Zeitung der Berliner Mieter Gemeinschaft e.V. , NR. 356 September 2012, Pag. 22)