Ho letto con timore l’articolo di Arianna Ciccone sul video mandato in onda da Mediaset tgcom 24. Speravo che Arianna esagerasse, che non fosse così, che avesse usato toni troppo accesi.
Arianna denuncia accorata l’uso inutile di video e foto riguardante Melissa Bassi durante un tg. Come sapete alcuni giornalisti hanno saccheggiato FB per utilizzare immagini a scopo informativo, dicono loro.
Purtroppo ho voluto guardare il video. Non avrei dovuto. Nel video c’è una piccola Melissa il giorno della Comunione.
Prima del video, prima di questo video, c’è la pubblicità di un auto. So come  funziona: ” dai, piazza i 15 secondi dell’auto, che il video della ragazza morta tira un casino, un pacco di contatti ci facciamo, e vai!”

Ieri volevo urlare. Ho una figlia poco più piccola di Melissa e ieri mi sono augurata con tutto il cuore che mai i genitori di Melissa sappiano cosa sta accadendo con le immagini della loro piccolina. Mai. Che li si protegga.
La tentata vendita dell’auto e subito dopo arriva l’inquadratura della navata della Chiesa e la bambina che avanza.

Per sbaglio, giorni fa ad un convegno mi hanno presentato come giornalista. Ho gridato un “NO!” senza rendermene nemmeno conto. Mi hanno guardato stupiti/e.
No, non sono giornalista e non vorrei esserlo. Conosco e stimo con tutto il mio cuore meravigliosi giornalisti che danno la vita per far conoscere la verità e a questi uomini e donne diamo tutto il nostro supporto e stima.
Ma si devono liberare dalla vergogna di un Ordine che scrive quello che potete leggere nella risposta che l’Ordine di Lombardia ha risposto ad Arianna Ciccone.
Quell’ordine che non è intervenuto quando Massimo Fini definiva pulzelle sculettanti delle ragazzine fatte poi a pezzi da un folle maniaco.

Vigiliamo noi visto che ormai è chiaro che le Istituzioni non sono in grado di farlo. Scriviamo noi a queste congreghe senza vergogna e facciamo sapere che una società civile esiste e che chiede rispetto e che non tutto è loro concesso e che noi non abbasseremo la guardia. Basta con questa lurida menzogna che ogni sopruso  è in nome dell’informazione. Questo sopruso è in nome di un audience becera che, se analizzata, non sono neppure certi che porti maggiori nvestimenti.
Interessante sarà poi scrivere all’azienda produttrice dell’auto pubblicizzata e alle altre aziende che a rotazione introducono alla vergonga dell’abuso delle immagini per far loro  riflettere che da oggi, a migliaia, assoceremo il loro marchio ad un sopruso orribile. Certo non ne sono consapevoli, ma è bene che lo diventino. La consapevolezza porta ad investimenti più oculati. Scriviamo il nostro dissenso. Tutti i dati sul link di valigia blu qui sopra. Se qualcuna vuole scrivere una breve nota che poi tutte/i sottoscriviamo è benvenuta.

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