Se votate nella zona Milano sud la prossima settimana, date un ‘occhiata qui. Noi non facciamo campagna politica, ma volentieri diamo un po di visiblita alle donne che conosciamo per la loro serietà e impegno. Deborah D’Emey è così. Ecco qui sotto cio che sta preparando.

Femminicidio? E’ un problema culturale

Deborah D’Emey del comitato promotore di Se non ora quando Sud Milano racconta come alcune donne sono riuscite a imporre dei vincoli alla politica di un territorio e precisamente ai candidati sindaci del comune di Pieve Emanuele (MI).

“Abbiamo parlato tanto di democrazia paritaria, di diritti delle donne e sembra quasi che più le donne escono dal silenzio e maggiormente vengono zittite, fino ad essere uccise. Oggi sempre più persone stanno imparando il significato della parola femminicidio.

Quante donne dovranno ancora morire prima che la coscienza collettiva si renda conto che nel nostro paese c’è un problema culturale? Le donne non possono più aspettare, non c’è più tempo, è necessario accelerare il processo di educazione di genere nella collettività, e come attuarlo? Entrando nella “stanza dei bottoni”.

Le donne devono cominciare a fare politica non solo nelle associazioni ma nei partiti, nella politica intesa come governo di un territorio perché è necessario cominciare ad imporre delle condizioni ai futuri governatori, crescere per poi candidarci a governare il territorio.

Questo è quello che stiamo facendo con Snoq Sud Milano. Il comitato promotore di Se non ora quando Sud Milano è costituito da donne singole, donne che fanno parte di associazioni e donne di partito, insieme per uno scopo comune, oggi è quello di imporre ai futuri candidati sindaci delle prossime amministrative del 6-7 maggio dei vincoli di democrazia paritaria e politiche di genere.

A febbraio ci siamo presentate ufficialmente alla cittadinanza ed abbiamo assunto un impegno, quello di redigere una lettera dedicata ai futuri candidati sindaci dei comuni del sud della Provincia di Milano. Il 22 aprile abbiamo presentato ufficialmente la lettera ai 9 candidati sindaci, di cui 7 uomini e 2 donne. All’assemblea hanno partecipato 6 candidati, una donna e 5 uomini e l’hanno sottoscritta. Nella lettera le donne fanno delle richieste ben precise che permetteranno loro di fare politica “prendendosi cura” del  territorio e di condizionare il nuovo governo locale ad occuparsi delle politiche per le donne.  Le richieste sono: che nella giunta e nei consigli di amministrazione delle partecipate venga rispettato l’ equilibrio 50 e 50  e che venga redatto il bilancio di genere.

Alcune donne del comitato sono candidate alla carica di consigliera, come la sottoscritta. Se riusciremo ad entrare in consiglio comunale avremo l’opportunità di controllare che gli impegni presi vengano rispettati e potremo contribuire direttamente nelle scelte prese dal governo del territorio come, ad esempio, fare educazione di genere nelle scuole e cominciare così un nuovo corso culturale”.