Lei ha un’espressione incerta, sembra che voglia dire qualcosa ma esita.”Cosa c’è?” le chiede l’amica mentre sono insieme al bar per un aperitivo. Lei abbassa gli occhi. “Marco..” Marco è l’uomo con cui esce da un mese. Architetto di bellissimo aspetto, simpatico. Un tipo anche  intelligente. Si consocono da qualche mese. “L’altra sera siamo andati da me… è bravo, attento, molto dolce ma anche molto… coinvolto.” Esita. “Pareva molto preso, mi diceva un sacco di cose belle, sembrava io gli piacessi da morire. Poi ad un certo punto, mentre mi stava guardando fissa negli occhi, mi ha detto con voce eccitata: “Che bel lavoro ti ha fatto il chirurgo”. L’amica tace. Non sa cosa dire.

A questo non eravamo  preparate.
Spesso ci siamo chieste perché ricorriamo alla chirurgia estetica, alla mastoplastica additiva. A seconda delle epoche, e bene lo illustra Storia della Bellezza di Umberto Eco, i nostri seni sono stati piccoli o grandi, spesso rappresentando bisogni ben piu profondi di quelli estetici.

Oggi si aggiunge, anche su corpi magrissimi, ossuti. Sulle modelle bambine tg 36 si costruiscono seni spropozionati. Piacciono agli uomini? Chissà. Quel che è certo è che quello che abbiamo introiettato è il PRESUNTO sguardo maschile. Quello che ricaviamo dai media. Ho visto molte donne, anche amiche, divenire più sicure e seduttive con un seno rifatto che aggiugneva un paio di taglie. Per questo motivo non ritengo sia opportuno criticare chi decide di sottoporsi ad un  intervento: le motivazioni sono tante e spesso profonde. Quello che però mi chiedo da anni è come ci si sente se si è convinte che quell’uomo, quel ragazzo che prima non ci avrebbe guardato ora ci vuole e ci vuole per quel seno, che MIO NON E’?
Si attiva? E se sì, quando si attiva il processo di identificazione con la protesi che immetto nel corpo? Cioè possiamo identificare il  momento in cui se ci guardano il seno, ed il seno è finto, ci sentiamo tutt’uno con la nostra protesi? In altre termini, Lui si eccita per il  corpo, anche quella parte di corpo che vera non è, ma che io sento mia e voglio che lui creda sia mia.

Però accade che lui dica: “Che bel lavoro ti ha fatto il chirurgo”.
Lei dunque gli piace in particolare quando scopre che quella parte di lei così evidente, è finta. Lo eccita la finzione. Sa che il seno di Lei è una protesi e questo contatto con la finzione lo eccita.
A questo non si era preparate. A questo slittamento che dalla realtà conduce alla finzione, che pare piacere anche di più.
Le attrici nei film da tempo assomigliano a Lara Croft. I ragazzini che in una ricerca scozzese sulla “prima volta” si dicono spaesati di fronte ai primi seni reali: pare che non siano così duri e turgidi come appaiono quelli, finti, del porno.
Di questo non si parla. Non nelle centinaia di servizi televisivi che invitano a modificarci “in meglio”, non nelle scuole che non hanno finanziamenti per corsi di aggiornamento.

Spaesate. Come la ragazzza della vicenda qui sopra, disperatamente alla ricerca di rientrare nel MODELLO UNICO. Per essere accettate, per essere conformi.
C’è biosgno di parlarne, di discuterne, di coinvolgere le ragazze e i ragazzi nelle scuole. C’è bisogno di educazione sessuale e alla relazione. Di educazione alla corporeità. Non di giudizi approssimativi.