Alberto Arbasino dedica il paginone centrale di Repubblica a descrivere la magnificenza delle mostre, teatri, performance, opere a Berlino in questi giorni. E noi abbiamo Livia che ci racconta cosa accade dal suo personalissimo punti di vista nella città più cool d’europa. Venerdi incontrerò Livia per la mitica proiezione de IL CORPO DELLE DONNE in Berlin! Ecco la lettera:

“Con la parola e con l’agire ci inseriamo nel mondo umano, e questo inserimento è come una seconda nascita, in cui confermiamo e ci sobbarchiamo la nuda realtà della nostra apparenza fisica originale.”
Hanna Arendt, Vita Activa

Berlino, 7 ottobre 2011. Ebbene sì, devo essere sincera, questa mattina ero insopportabile. Mathias mi ha guardata e ha preparato il caffè, senza dire nulla. Poi è uscito, congedandosi con un “Tschüß, bis später!” (trad.: ciao, a più tardi), di cortesia. Solitamente, la sera, prima di coricarmi, scorro i titoli dei giornali italiani che ieri raccontavano dei funerali di Tina Ceci, Matilde Doronzo, Giovanna Sardaro, Antonella Zaza e Maria Cinquepalmi.

In una giornata di lutto nazionale, i giornali riportavano anche di come l´ennesimo deputato avesse dato prova di grande cultura e proprietà linguistica, rispondendo “vai a farti scopare”alla deputata Codurelli, che esortava i colleghi della Camera a non perdere tempo e iniziare ad occuparsi delle importanti questioni riguardanti l´Italia (sul ciglio del baratro economico). I giornali raccontavano, ovviamente, anche di SB, soprattutto di SB e delle sue ultime sparate.

Lo slogan che campeggiava ieri su tutta la stampa italiana, è stato tradotto dagli editorialisti de “Die Welt” con “Vorwärts Muschi” (in originale: forza gnocca). In Germania certi termini, riferiti al mero apparato riproduttivo femminile (o maschile), non vengono usati con leggerezza, né come intercalare né per fare da contrappunto ad altri. Non fanno ridere. Il suddetto slogan, pronunciato in tedesco, fa solo accapponare la pelle. “Fotze”, “Muschi” sono – in tedesco- parole forti, offensive, che non vengono utilizzate per gioco. Sarà l´influsso della religione protestante (che non prevede il sacramento della confessione – e conseguente assoluzione- dai propri peccati, bensÍ la responsabilità del singolo individuo, lasciato solo davanti a Dio), sarà una questione di cultura (o livello culturale?), non mi sono mai sentita dire “bella figa” in tedesco, neanche in un contesto amichevole, in cui si volesse fare solo un complimento sull´abito indossato. E ciò non perchè io non sia mai stata elegante o mi muova in ambienti dell´alta borghesia prussiana, ma perchè le parole devono mostrare rispetto e attinenza alla realtà delle cose e questo o si capisce o non si capisce, o una cultura lo ha compreso o no, considerando leciti, in questo modo, degli usi aberranti e offensivi (se non addirittura impropri e per nulla poetici) della lingua. Le parole la dicono lunga sul modo e il mondo in cui viviamo. Ad una certa povertà linguistica corrisponde un´altrettanta povertà contestuale e di pensiero. Vi parlo di questo non perchè io sia una bacchettona, ci mancherebbe altro, (sono una donna di trent´anni che, come molte, vive, ama, ride, scherza, spera, cresciuta in una famiglia laica e rispettosa di ogni credo); vi dico questo per farvi capire che le stesse cose, dette in un altro contesto rispetto a quello italiano, fanno un altro effetto. Credo che nessuno, qui in Germania, mostrerebbe dei sentimenti di comprensione verso SB, il deputato in questione e le loro affermazioni (a prescindere dall´orintamento politico, qui si va oltre!).

Ultimamente, per fortuna, di SB e dei suoi show si trova poco sulla stampa tedesca. Ci si preoccupa di problematiche più serie, urgenti, come, ad esempio, il debito europeo, la questione europeista e le rivolte di Wall Street. Si parla più volentieri del premio Nobel per la pace conferito, a parimerito, a Ellen Johnson Sirleaf, Leymah Gbowee and Tawakkul Karman for their non-violent struggle for the safety of women and for women’s rights to full participation in peace-building work.” La Germania sta cercando di trovare degli appigli per far fronte all´euroscetticismo che, da una parte e dall´altra, blocca il Paese nella sua agenda politica, per credere nella possibiltà che, uniti, con l´Europa e in Europa, sarà possibile superare questo momento storico molto critico. Anch´io, sinceramente, non spenderei del tempo a scrivervi di SB se quest´episodio non mi avesse portata, questa notte, ad un´ennesima riflessione sull’ arretratezza del Bel Paese, nata dal confronto tra l´uso delle parole nella lingua tedesca e l´uso delle stesse in quella italiana. Alcune mie conoscenti straniere (anch´io stessa, a volte, per la verità) lamentano la serietà dei tedeschi, la loro mancanza di spirito, il loro atteggiamento spesso austero, legato alla logica A=A e non B: principio di identità e non contraddizione. In alcuni casi li si può tacciare di inflessibilità, in altri d´essere noiosi e pedanti. Io, in questo caso politico, specifico e attuale, li ritengo semplicemente maturi e consapevoli: adulti. Non vorrei trovarmi qui a riproporvi degli stereotipi culturali (di “stereotipi” italo-tedeschi parleremo prossimamente in modo approfondito), sono la prima a sostenere che nessuno è ciò che è se non messo in rapporto ad un contesto. Ecco, detta diversamente: il contesto sociale, linguistico, politico, economico e (forse soprattutto) storico fa sì che i tedeschi, incontrati in questi ultimi sei anni a Berlino, utilizzino la loro lingua in modo differente rispetto agli italiani e conoscano un sentimento che, in Italia, pare essere andato perduto: il pudore.

Con questo non voglio dire che non esistano tedeschi che facciano un uso sessista della lingua. Voglio semplicemente dire che, mediamente, l`uso che ne viene fatto in Germania non è così sessista come quello che ne viene fatto in Italia, in cui donne e uomini – indistintamente- si rapportano gli uni alle altre esprimendosi a volte gesticolando a volte chiamandosi “organo genitale”. Vi sembra un bel quadretto folkloristico? Attuale o preistorico? Bè, è proprio così che “i tedeschi”, spesso, ci percepiscono, nei loro stereotipi culturali (e qui semplifico il tutto ad un livello quasi darwiniano, proprio affinchè possa essere chiaro a tutti cosa intendo).

Tornando alla parola responsabilità e alla motivazione portata per il conferimento del premio Nobel per la pace alle tre bravissime donne di cui sopra (“democrazia e pace duratura nel mondo non possono essere raggiunte senza che le donne ottengano le stesse oppurtunità degli uomini nell´influenzare gli sviluppi della società a tutti i suoi livelli.”): credo che cominciare ad epurare la lingua italiana di qualsisi forma di violenza e sessismo sia proprio un  compito molto importante per le donne E gli uomini italian* di oggi.

Premesso che nessun tedesco accetterebbe di avere la nipote di Adolf Hitler nell´attuale Bundestag (già questa la dice lunga sulle scelte dell´Italia), un´Alessandra Mussolini che canta in diretta su Radio Due Rai l´inno di “Forza Gnocca” (e se ne vanta, ridendo ) è emblematica della situazione decadente, arretrata, ridicola in cui oggi si trova il mondo della politica nostrana e, di riflesso, dei media che la rappresentano.Questi non sono degli esempi da prendere in considerazione. Questi non sono dei modelli. Questa realtà raccontata dai media NON È l´Italia. O siamo TUTT* cadute così in basso? Io non credo. Sono stata in Italia la settimana scorsa, a Ferrara, Festival dell´Internazionale. È stata un´esperienza bellissma, di cui forse vi parlerò prossimamente. Lí ho conosciuto moltissime giovani donne e giovani uomini, curiosissim*, attent*, partecipi, ponevano delle domande intelligenti e pretendevano delle risposte intelligenti. Le questioni di genere sono state sollevate da ragazzi E ragazze, entramb* d´accordo che “così non va” e che l´attuale crisi del modello economico neo-liberista potrebbe essere l´inizio di qualcosa di nuovo, l´inizio di un periodo storico in cui non solo si ottengano una parità di diritti per uomini e donne (e, e , e..), ma anche in cui ricominciare a pensare la categoria di genere in sè come categoria culturale e non naturale (ma ne riparleremo). Ecco, queste donne e questi uomini faranno la storia se continueranno a credere che il cambimanto comicia dal singolo (come cercavo di spiegarvi nella mia prima lettera), comincia nel momento in cui il singolo DIVENTA il cambiamento che vorrebbe vedere avvenire nel mondo.

Veniamo al mondo in un linguaggio già dato, già , in parte, inficiato. Bene, la parola, come singolo tassello del linguaggio, come atto individuale, può modificare la lingua e farla evolvere. Se quello che vogliamo è un cambiamento nella lingua, dobbiamo iniziare ad usare le parole in modo nuovo, in modo diverso, in modo creativo e non accettare d´appiattirci sui limiti (squallidi e scontati) proposti dai nostri “cattivi modelli” della tivvú.
Non abituiamoci a sottovalutare la lingua, il peso violento della parola. Diamo alle parole di nuovo un contenuto di pensiero. Le parole non sono vuote, ma stanno sempre per qualcosa: un sentimento un oggetto…un significato! Che cosa ne pensate?

Impariamo, fin dalle parole, ad avere rispetto per le diversità, prestiamo attenzione alle parole che usiamo e che vengono usate … e non RIDUCIAMO gli altri esseri umani alla loro natura sessuale. Smettiamola, donne e uomini, di dare anche a livello linguistico, un posto subordinato al femminile. Indignatevi davanti ad espressioni come “bella figa!” e NON USATELE, perché è proprio il loro uso a metterle in circolazione e a dare loro un consenso e una legittimazione. Il termine “Figona” non è un complimento, non deve farci credere d´essere particolarmente brillanti: lo capite? Se qualcuno mi dicesse “Cervellona” di sicuro mi sentirei meno offesa! Vi propongo un esperimento: contate quante volte al giorno sentite il termine “cazzo” o “minchia”, “palle” o “coglioni”, “figa” o “sfigata”…contate e riflettete: non è troppo? Fatto questo, provate a sostituire queste parole (ma anche tutte le altre che vi sembrano inadeguate) con delle parole nuove, diverse, più vere e che rendano meglio ciò che volevate dire. Non è cosí bella la lingua italiana? Non suona meglio?

“I tedeschi” si sono dati molto da fare per ripensare la loro lingua e darle una connotazione scevra da qualsiasi forma di discriminazione. Hanno fatto questo ad un livello molto alto, non solo per quanto concerne le “volgarità” (per altro strutturalmente poco presenti nella lingua tedesca), ma per qualsiasi forma sintattica e grammaticale: in Germania nomi, aggettivi, coniugazioni del verbo e struttura della frase devono rispecchiare una società paritaria e democratica, in cui non vi siano oppressori e oppress*, dominanti e dominat*, in cui ciascun* possa sentirsi tutelat* e rispettat*. Per questo, ad esempio, per ogni forma generica maschile deve essere preposta o postposta una rispettiva forma al femminile (StudentInnen = studentesse e studenti, es. Buongiorno studentesse e studenti del Liceo Calvino) e quando si può si usa la forma del neutro, grande vantaggio che la loro lingua ha sulla nostra!

Iniziata già quarant´anni fa, quando fu abolito il termine “Fräulein” (signorina), la riforma della lingua tedesca si è svolta in più tappe nell´arco degli ultimi vent´anni  ed è sempre stata sostenuta dal governo e dal suo apparato burocratico statale. I cambiamenti e le rettifiche proposte alla lingua, di volta in volta, da linguist*, sociolog* e studios* di germanistica, venivano poi regolamentati ed imposti dallo Stato o dalle Regioni agli uffici pubblici, ai media, all´apparato economico e alla politica. Purtroppo non esiste nessun mezzo per entrare a fare ciò anche nella quotidianità dei cittadini e delle cittadine tedesche se non il disabituarli ad un uso improprio e non democratico del linguaggio stesso, ponedosi – ad esempio- nei media e nelle istituzioni come MODELLO per un utilizzo più corretto del linguaggio. Il fine delle ricerche svolte dall´università di Kiel è proprio questo: riuscire ad intaccare anche il tedesco colloquiale! Ecco, pensate un po`ai media italiani e alle nostre istituzioni. Non vi fa arrabbaire che i presentatori e le presentatrici si esprimano PEGGIO di voi?
Nell´arco degli ultimi anni, sono state fatte parecchie revisioni alla lingua tedesca, io ho trovato un depliant divulgativo (a fumetti) del 2006, in cui veniva illustrato come fosse possibile usare la lingua tedesca “riformata” e paritaria vedendo questo utilizzo nuovo e diverso della stessa come un atto creativo e rivoluzionario. Traduco per voi un piccolo estratto, sperando di portarvi ad una riflessione prolifica e alla consapevolezza che, se vogliamo dirci europe*, abbiamo ancora molto da fare per migliorare il nostro modo di esprimerci!
“La parità linguistica, così come la parità in generale, non si ottiene dal nulla. Se ci si decide per la parità linguistica e le sue formulazioni bisogna mettere in calcolo anche dei rifiuti. La parità linguistica, oltre ad uno sforzo nell´utilizzo diverso della lingua, richiede anche un certo impegno e una certa disponibilità nel confrontarsi con reazioni che RIGETTINO questo nuovo utilizzo, ritenuto SBAGLIATO perchè, ad esempio, appesantirebbe il linguaggio o lo renderebbe ridondante. Bisogna sempre pensare a ciò nel momento in cui si utilizza la lingua in modo paritario (e nuovo): ciò che oggi viene visto come “strano” domani potrebbe essere la NORMA. Cosa diverrà norma sarà la comunità linguistica a decretarlo, incidendo su questa scelta con il proprio modo d´agire e di porsi.”

Un caro saluto da Berlino e a presto!

Livia