Di tutto ciò che è stato scritto in questi giorni, il commento piu interessante mi pare quello di Alessandro del collettivo Militant, postato sul blog di WU MING, di cui qui riporto l’inizio:

Beh, è evidente che non conosco tutti e 300.000 i manifestanti. Però conosco più o meno direttamente tutte le aree politiche romane e tutte le aree politiche italiane che sono state in piazza oggi.
Il dibattito su cosa doveva e non doveva essere questo 15 ottobre, inoltre, era assolutamente pubblico e aperto…” [continua]

Mi lascia perplessa invece ciò che trovo scritto su Minima & Moralia, quale commento alla manifestazione:
Mi ha colpito il fatto che molti di voi fossero ragazzini di 16-17, al massimo 20 anni. I cani sciolti e i capi ambigui tra voi erano molto più anziani, come sempre, ma molti di voi – ho visto le vostre facce dietro i fazzoletti e le maschere, sotto i caschi – non avevano più di 20 anni.E allora mi sono chiesto: da dove uscite fuori? In quali luoghi, su quali libri, attraverso quali lotte vi siete formati in questi anni? Cosa pensate della politica, dal momento che non avete altre idea di manifestazione politica che questa?

Quanti anni ha chi scrive? Quanti anni lo dividono dai ragazzini in manifestazione? Tantissimi parrebbe. I quarantenni non hanno luoghi di frequentazione comune con i ragazzini? I ragazzini sono così alieni ai quarantenni?

Questo è un commento giunto a questo blog ieri, lo invia Chiara:
Volevo andare a Roma ma poi ho rinunciato perchè nei giorni scorsi si era capito come sarebbe andata a finire; bastava cercare su Google “15 ottobre roma” per trovare post che parlavano di guerriglia e insurrezione, al fine di alzare il livello dello scontro, da parte di entrambi gli schieramenti. Peccato che la spinta principale sia data dall’esasperazione di una generazione, la mia, che davvero non riesce a immaginarsi un futuro, soprattutto in questo Paese; noi giovani facciamo fatica a fare proposte perchè non ne abbiamo le competenze, però quello che abbiamo chiaro è che bisogna cercare una strada nuova, un’economia che sia al servizio dei cittadini e non viceversa; che l’inclusione sociale, l’ecosostenibilità debbano entrare nel linguaggio economico, che urga una pulizia della politica, che l’essere onesti debba essere un prerequisito per essere eletti e non un punto del programma; che l’antimafia e la lotta alla corruzione siano indispensabili perchè esista una vera libertà d’impresa. Cerchiamo di fare nel nostro piccolo quello che possiamo per cambiare la mentalità e per catalizzare le energie che ci sono, per costruire. Ma mancano riferimenti ai piani alti.”

Wu Ming conclude così l’interessante dibatitto sul loro sito:
In un contesto come questo, Violenza / Non-violenza è il monarca dei falsi problemi, è IL falso problema, quello con la corona di diamanti tarocchi in testa.Il problema vero è: quali pratiche? Il Grande Corteo Nazionale, la convergenza di massa su Roma, ha abbondantemente rotto il cazzo, e impedisce di essere  ovunque e di avere una libera molteplicità di pratiche.”

Dice Giovanna Cosenza che “Il format dello «scendere in piazza» non è solo logoro. Il problema non è solo la mancanza di creatività. Il problema è che la piazza che abbiamo visto ieri non serve affatto a realizzare gli obiettivi di chi era lì (violento o non violento che fosse), e men che meno serve a realizzare le migliori intenzioni di chi è andato a Roma con la migliore consapevolezza e coscienza critica del mondo.Serve, al contrario, a rinforzare la voglia di non partecipare, non costruire, non fare. Detto in altri termini: serve a rinforzare le spinte alle conservazione di tutta l’attuale classe politica e il consenso al governo in carica.Perciò il problema vero è: quale format nuovo? Quali pratiche? “

Vi scrivo da Foligno, Umbria. Oggi ho incontrato circa 100 ragazzi e ragazze delle scuole medie superiori. Dibattito importante. Insegnanti coinvolti, ragazzini e ragazzine che hanno detto la loro “visione del mondo”. Persino un professore uomo adulto che è intervenuto dicendo ciò che la società e noi tutte/i abbiamo bisogno di sentire.
Questa è la mia pratica
.

Il giorno dopo il 13 febbraio ho scritto un post dove sostenevo che “bella la piazza, io intanto oggi sono a Lerici nelle scuole“.
Se questa pratica si diffonde, se molti adulti incontrano i ragazzi e le ragazze e portano loro ciò che hanno da dare, il mondo cambia. E se non ci credete, vi invito, ed è una proposta seria, a seguirmi nelle centinaia di incontri che facciamo.
Ho un dubbio, attendo che mi sia fugato. Credo che andare nelle scuole, organizzare dibattiti con i giovanissimi, mettersi a disposizione, andare nei centri sociali, andare nei circoli ARCI, andare dove si trovano, non sia ritenuto un attività sufficientemente gratificante intellettualmente.
Chiara nel commento qui sopra ci indica LA VIA DELLA PRATICA: “noi non abbiamo le competenze per formulare proposte, ci mancano riferimenti ai piani alti”.
Noi abbiamo competenze e possiamo essere riferimento per Chiara. Lei ci mette l’energia. Dieci anni così e Chiara sarà poi pronta a formulare proposte.
Mi pare una gran bella pratica.