Riporto qui di seguito un interessante commento di Paolo, nostro lettore, al post di ieri sul tema Sacconi e la  barzelletta sullo stupro.

Comprendo l’irritazione di Eleonora per certi, si fa per dire, “comportamenti”, ma non ne condivido alcune sue sue affermazioni. Non le condivido perché non posso credere che tutti gli uomini, o maschi che dir si voglia, si sentano autorizzati e si comportino in questo modo nonostante il rimbecillimento costante e scientifico di certi programmi televisivi e di certo cinema di infima categoria che propone modelli maschili e del rapporto uomo-donna all’insegna dello squallore come prodotto di una sottocultura oggi largamente dominante. Ma non condivido le sue conclusioni anche perché rischiano, sia pure involontariamente, di essere fuorvianti proponendo il vecchio schema di collocare in modo oppositivo il rapporto uomo-donna. Io invece credo che l’unica “competizione” vincente sia quella di rifiutare la contrapposizione distruttiva e irrazionale tra i due sessi. Del resto, se è umiliante per una donna essere considerata come mercanzia sessuale o come un passatempo anche per l’uomo, un uomo cosciente intendo, dovrebbe essere parimenti umiliante avere rapporti con l’altro sesso soltanto in tali termini il che, in ultima analisi, è l’equivalente di essere sopportato.”

E qui riporto stralci del  rapporto Eurispes sugli assassini domestici:
Odi et amo: il tormento degli “assassini domestici” «Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile; non so, ma è proprio così e mi tormento» (Catullo, carme 85). In tre parole, le prime, si racchiude il paradosso. Due sentimenti, contrapposti ma coesistenti, l’amore e l’odio. Ed è in questo folle tormento, forse, che si scatena in chi più ci ama e ci sta vicino, una forza distruttrice forte quanto forte è l’amore che l’ha prodotta.
Con “omicidi domestici”, vengono definiti gli omicidi perpetrati tra individui legati da relazioni familiari, amicali, affettive o di conoscenza amicale. Tra questi, sono da distinguere i cosiddetti “omicidi familiari” che coinvolgono soggetti uniti da legami familiari più stretti come coniugi o conviventi, genitori, figli, fratelli e altri parenti e quelli “di relazione” nei quali il rapporto tra “carnefice” e “vittima”, seppure non fondato su “legami di sangue” o “vincoli coniugali”, si instaura attraverso una “relazione” che può essere di tipo affettivo/amoroso, amicale o di semplice conoscenza. Vengono considerati, quindi, tra gli “omicidi di relazione” quelli avvenuti tra fidanzati, amanti, rivali, spasimanti, ma anche tra ex coniugi o ex conviventi, ex fidanzati, tra amici e tra persone coinvolte nella vita relazionale dei soggetti “protagonisti” di un omicidio (suocera/suocero, genero/nuora, etc.).

Omicidi in famiglia: circa 10 al mese tra il 2009 e il 2010. Il campione analizzato dall’Eurispes è stato costruito grazie ad un’analisi e una selezione di articoli di cronaca, estrapolati dai più importanti quotidiani a diffusione nazionale negli anni 2009 e 2010 (Centro documentazione dell’Eurispes, 2009-2010). Nel biennio 2009-2010, in Italia, si sono registrati 235 omicidi domestici (122 nel 2009 e 113 nel 2010). In entrambi gli anni, la maggior parte di questi, vedeva coinvolti soggetti appartenenti alla medesima cerchia familiare (97 omicidi nel 2009 e 81 nel 2010). I cosiddetti “omicidi di relazione”, invece, sono stati in tutto 57 (25 nel 2009 e 32 nel 2010). Su 235 omicidi avvenuti nel biennio 2009-2010, quasi la metà degli omicidi domestici sono stati commessi nel Nord (52,5% nel 2009 e 47,8% nel 2010). Al Centro se ne sono registrati il 21,3% nel 2009 e il 18,6% nel 2010 mentre a Sud e nelle Isole gli omicidi domestici sono stati il 26,2% e il 33,6% rispettivamente nel 2009 e nel 2010.

Autori (uomini) e vittime (donne). La maggior parte degli autori di omicidi domestici, nel biennio 2009-2010, erano maschi (85,7% nel 2009 e 84,9% nel 2010) e su 126 autori di omicidi il 34,1% erano coniugi o conviventi (mariti o compagni), l’11,1% erano padri, il 7,9% erano figli, il 7,2% erano altri parenti (nonni, zii, cugini, etc.) e il 4,8% erano fratelli. Sempre nello stesso anno, le donne che avevano commesso un omicidio, nella cerchia familiare, erano nella maggior parte dei casi madri (8,7%) o figlie (3,2%). Pochi i casi emersi di mogli, sorelle o altri parenti (0,8% in tutti e tre i casi) autrici di omicidi.
Nel 2009, sono per la maggior parte fidanzati, amanti, rivali o spasimanti a commettere omicidi (6,3% in entrambi i casi). Nel 2010, invece, sono gli “ex” (coniugi o conviventi, ma anche fidanzati o amanti) i maggiori responsabili di uccisioni (11,8% ex fidanzati/amanti e 6,7% ex coniugi/conviventi).
Le donne sono le vittime sacrificali, forse perché più deboli o peggio perché non più disposte ad accettare soprusi e angherie. Sono state il 70,5% le donne uccise nel 2009 e il 62,8% quelle che hanno perso la vita (per mano di un omicida maschio nell’84,9% dei casi) nel 2010, tra le mura “domestiche”. Tra queste, la maggior parte erano mogli o conviventi (34,4% nel 2009 e 20,3% nel 2010). Tra il 2009 e il 2010, la percentuale di figlie uccise scende dall’8,2% del totale degli omicidi domestici al 2,7% mentre aumenta la percentuale di vittime madri (dal 6,5% all’8,8%) e zie, cugine, nonne (da 3,3% all’11,5%) ma anche di fidanzate, amanti, rivali o spasimanti (dal 5,7% al 6,2%) e di ex fidanzate o ex amanti (dal 3,3% al  9,7%)
Considerando i maschi vittime di omicidi (29,5% nel 2009 e 37,2% nel 2010), se nel 2009, questi erano per lo più figli (12,3%), seguiti dai padri (4,9%) e dagli altri parenti maschi (4,1%), nel 2010, invece, erano i padri (10,6%) i principali bersagli della furia omicida, seguiti dai figli (9,7%), dagli ex coniugi o conviventi (7,1%) e dai mariti o conviventi (4,4%).
Analizzando l’età degli autori e delle vittime coinvolte negli omicidi domestici emerge che i minori (fascia d’età 0-17 anni) sono principalmente “vittime” (17,2% nel 2009 e 12,4% nel 2010); infatti, solo nel 2,6% degli omicidi domestici, registrati nel 2010, era stato ritenuto colpevole un minorenne. Considerando, invece, la fascia d’età immediatamente successiva, rappresentata da giovani tra i 18 e i 24 anni si osserva come questi, nel biennio 2009-2010 siano stati – seppure in percentuale minore nel 2010 rispetto al 2009 – più “autori” (14,3% nel 2009 e 7,6% nel 2010) che “vittime” (10% nel 2009 e 2,7% nel 2010). Anche i 25-34enni, sono nella maggior parte dei casi più “autori” (9,5% nel 2009 e 16% nel 2010) che “vittime” (7,4% nel 2009 e 14,1% nel 2010), anche se, rispetto a quanto accadeva nella fascia d’età precedente, sono in aumento nel 2010 rispetto al 2009. Nelle fasce d’età più “mature”, quelle dei 35-44enni e dei 45-64enni si conta, in media, il maggior numero di “autori” (30,6% nel 2009 e 29% nel 2010) mentre le “vittime” sono, nel maggior numero dei casi anziane (il 25,1% in media delle vittime dai 65 anni in su), 35-44enni (il 21,3% in media) e 46-64enni (il 20% in media). Da non sottovalutare, inoltre, il discreto numero di anziani che vengono accusati di omicidio “domestico” (il 15,9% nel 2009 e il 9,2% nel 2010).

Ti amo… da morire. Sempre nell’indagine effettuata dall’Eurispes nell’ambito degli omicidi tra “innamorati” o comunque tra individui con legame di natura affettiva/sessuale, abbiamo osservato come l’autore di questi omicidi è quasi sempre un uomo (85,7% nel 2009 e 84,9% nel 2010) il cui sentimento nei confronti della sua “amata” è spesso nient’altro che un mero desiderio di possesso.
Nel biennio 2009-2010, tali omicidi sono stati 103, il 44% circa di quelli totali. La maggior parte di essi è avvenuta a Nord-Ovest (27,2%), seguito dal Centro (23,3%), dal Sud (18,4%), dal Nord-Est (17,5%) e dalle Isole (13,6%). Gli autori sono stati principalmente mariti o conviventi (63,1%), ma anche fidanzati/ex amanti (15,5%), fidanzati, amanti, rivali o spasimanti (13,6%) e ex coniugi o ex conviventi (7,8%). Tra questi, il 32% si è suicidato subito dopo aver commesso l’omicidio e il 15,6% ha tentato di togliersi la vita.

E qui il mio commento al commento di Paolo:
Ritengo Paolo che uomini e i molti ragazzi che incontro che la pensano come te, dovrebbero ora uscire allo scoperto. Dovrebbero dissociarsi pubblicamente. Dovrebbero fare quello che fanno i ragazzini di 17 anni nelle scuole durante i nostri dibattiti: “Io non sono così” dicono. “A me le ragazze della tv piacciono ma io non ho “quello” in testa tutto il giorno e non mi piace che la tv mi rappresenti così”.

Per rendere pubblica questo vostro essere diversi e migliori, bisogna che i media e i politici che ci rappresentano, diano voce a ”i nuovi uomini”. Che ci sono, ma ancora troppo invisibili. Non basta più scriverlo nei blog, bisogna dirlo ai dibattiti, in tv, in radio, in giro. Ieri ero a Mantova, 400 persone, una meraviglia, tantissime giovanissime in fila per chiederm,i proporsi, offrire. Maschi tra il publico ma nessuno che è intervenuto: di cosa avete paura? E’ questo il momento Paolo, oggi è il momento; siamo sul crinale, è necessario vincere quell’antica paura di perdere potere per andare oltre. E per andare oltre è necessario perdere il consenso dei feroci oppositori del cambiamento. Che non stanno solo da una parte. ….

Le donne che oggi hanno tra i 20 e i 60 anni appartengono alle prime generazioni che possiamo definire realmente indipendenti. Non si è più zitella se non ci si sposa, non si è più reietta se senza figli. Ci si può accoppiare anche in età avanzata ma, più di tutto si può, scegliere per la propria vita. Si può dire di no a matrimoni sbagliati, si può rifiutare un marito violento, si può decidere di lasciare un ragazzo per una vita sessuale migliore. Era ieri che attendevamo trepidanti di essere scelte, pena la solitudine e lo scherno. Oggi, dopo millenni, esercitiamo la scelta.
E’ un cambiamento epocale che fragilizza gli uomini tutti.

Non c’è scorciatoia, non stanchiamoci di spiegare, motivare, ripetere ai nostri amici, ai nostri compagni che d’ora in poi saremo pari nelle scelte. E che sappiamo che è per loro faticoso. Ma è e sarà così. Nessun vacillamento, tanto impegno nell’educare i giovani uomini del futuro.

PS Leggete la LETTERA da… BERLINO di oggi!