“Mozzarella, caciocavallo, soppressata, fagiolata, polipetti, maccheroncini al cacio ricotta con pomodoro e basilico, agnello, capretto, purè di fave con cicoria campestre..e ancora fiori di lampascioni fritti: il tutto innaffiato dall’ottimo vino della tenuta Coppola”.
louis-vuitton-core-values-campaign-francis-ford-coppola-sofia-61008-1Sono stata recentemente a Bernalda ormai divenuto il paese della famiglia di Francis Ford Coppola. Ci sono passata in uno dei miei giri in Basilicata, terra di sorprendente fascino e con una città, Matera, che è uno dei luoghi più magici che abbia mai visitato (e dove a breve dovrebbe partire Nuovi Occhi per la Tv, il nostro corso di media education). E ho quindi letto con curiosità gli articoli sul matrimonio di Sofia Coppola con un componente dei Phoenix: cerimonia sobria, simpatica, felice, di quelle a cui si parteciperebbe volentieri. Pochi amici, abiti belli e semplici, atmosfera felice di persone educate e colte. Lui, Francis, il padre della sposa,   è uno dei più grandi registi esistenti oltre ad un ottimo imprenditore, lei una figlia d’arte che ha saputo emanciparsi velocemente da un padre grande e difficile.
Una delle grandi famiglie di Hollywood dunque ha scelto di riunirsi, là dove i nonni di Francis erano nati, festeggiando nella casa natia degli avi, adeguatamente ristrutturata e abbellita. Chi ha frequentazioni d’oltreoceano, sa quanto le tradizioni, che da noi abbondano, esercitino un fascino enorme sui cittadini americani; d’altronde come negare il fascino di una cerimonia in una regione bellissima, circondati da sapori, quello qui sopra è  parte del menu nuziale, e profumi intensi, tutt’intorno palazzi antichi, e facce che sono ancora volti?
E, come scrivevo nel mio post pre estivo, BUONA ESTATE,  è indubbio che noi italiani viviamo in  uno dei Paesi più belli del mondo con tutto ciò che ne consegue.
Pensavo alle tantissime ragazze  artiste che mi scrivono regolarmente e sognavo che per un periodo potessero trasformarsi in Sofia Coppola.
Perché da domani lei sarà già partita.
L’Italia è un Paese bellissimo, fantastico per vacanze indimenticabili. Ma la ragazza è esigente e quindi ha scelto di vivere in un Paese e un contesto dove alcuni diritti fondamentali siano garantiti, quello all’espressione creativa ad esempio. In Italia ci è venuta giusto per un paio di giorni.
Certo lei nasce fortunata, ma non è questo il punto.

Questo non è un paese per giovani donne. Né per vecchie, certo.
Ma con l’età sopraggiunge la rassegnazione, brutta bestia, o lo spirito di adattamento, o uno spirito combattivo affinato negli anni.
Mentre le ragazze qui muoiono, o rischiano di morire.
Intristiscono come la baby sitter di 30 anni diplomata alla St. Martin di Londra e che qui non trova uno straccio di degna occupazione, o come Anna la ballerina che ho incontrato a Firenze e che è scappata a Rotterdam, o come le tante che incontro ai dibattiti e che non ce la fanno più.
Il tramonto a Venezia è indimenticabile, come la burrata fresca fresca, come gli Uffizi appena aprono di prima mattina, come il cornetto con la granita a Catania, come la spiaggia dell’Uccellina con gli stambecchi sulla riva del mare… In vacanza saranno luoghi meravigliosi, ci potrete sempre tornare.
Questo non è un Paese per giovani donne. Forse, penso, non lo è mai stato.  Nemmeno per maschi, certo. Ma per le giovani donne è ormai impraticabile.
Ed è anche inutile e noioso ripetere la solita litania, ma alla disoccupazione dilagante si aggiunge lo sconforto e la vergogna di un Paese orrendamente retrogrado e maschilista anche tra chi dovrebbe essere garanzia di mentalità aperta e progressista, la cosiddetta sinistra ad esempio. (Qualcuno organizzi un dibattito, un convegno,  per comprendere le ragioni di tale grettezza mentale gonfia di stereotipi dilagante anche tra i maschi radical chic, è urgente).
In giro per l’Europa è un brulichio di italiane e italiani giovani, il fenomeno è di entità considerevole: a Berlino ho incontrato moltissime ragazze e da Londra mi arrivano notizie di un numero incredibile di giovani che si stanno trasferendo. Emigrando, direi.
Certo, le ragioni non sono più quelle di Agostino Coppola, nonno di Francis che immagino emigrò per fame.
Ma le motivazioni attuali mi paiono comunque molto serie.
Da anni lottiamo per migliorare la sorte di noi donne, ma ora penso di essere stata egoista: voi ragazze andate, andatevene. Noi adulte combatteremo per quel che si può.
Andatevene anche voi che non avete il padre giornalista, manager, imprenditore: perché questa è la vergogna, che spesso all’estero ci va “chi può” non intendo solo dal punto di vista economico ma anche culturale.
Allora io metto a disposizione il blog e tutta la rete di connessioni internazionale per aiutarvi ad andare. Farò il possibile.
Perché non esiste conquista più importante, eccitante, decisiva per voi ragazze di diventare ciò che siete e per cui siete nate: qui il rischio è che alla fine vi convinciate che sì, quel ragazzo non è ideale però… sì avrei voluto scrivere, ballare, studiare, ricercare… ma ormai….
Non rinunciate a voi stesse per nessuna ragione al mondo. Quindi, andate.
Certo, resta un se…

Se non foste poche, a volte penso sia una questione numerica, voi ragazze siete pochine, poco più di 4 milioni tra i 18 e i trent’anni mentre noi figlie del baby boom eravamo tantissime…
Se non fosse che 30 anni di TV vi hanno probabilmente un po’ anestetizzato…
Se non fosse che questa politica di morti e venduti vi ha demoralizzato già in partenza.
Se non fosse che siete nate e intorno c’era il liberismo, mica il Rinascimento…
Se non fosse che i media vi hano lavato il cervello.
Se non fosse che noi adulti vi abbiamo tagliato le gambe ma più di tutto i sogni.
Se non fosse che a volte siete così brave, ma brave… così tanto ubbidienti…

Ecco se così non fosse, se trovaste comunque l’energia per mandarci noi tutte e tutti affanculo.
Se domattina vi alzaste e inventaste un modo, il modo, di cambiare, di cambiarci.
Se ci sorprendeste, ma no, se vi sorprendeste.
Se non ci chiedeste più il permesso di fare.
Se ci chiedeste spiegazioni  per la miseria  che vi abbiamo prodotto intorno.
Se vi facesse schifo entrare in quei partiti che vi hanno ridotto il mondo la merda che è.
E se ci faceste vedere a tutte e tutti noi: “così si fa”!
E niente bisogno di approvazione.
Né di consenso.
Se ci diceste ”Tolleranza zero da oggi”!

Forse, allora, credo…….