Questo è l’articolo uscito sull’ultimo numero del popolare magazine tedesco in cui si parla dell’Italia e ampiamente anche di noi. ECCO LA TRADUZIONE in italiano, grazie a Giorgia Guzzon:

PROSTITUTE O SANTE

La Ministra per le Pari Opportunità Mara Carfagna minaccia di abbandonare la coalizione di Berlusconi. Ciò dà una spinta a tutte le donne che da molto tempo si difendono contro il machismo e gli antiquati ruoli stereotipati.
È una carriera fiabesca quella della Ministra per le Pari Opportunità Mara Carfagna, soltanto possibile nel mondo di Cenerentola- oppure in Italia. Qualche anno fa la ragazza del sud Italia appariva sdraiata, il corpo unto con l’ olio avvolto da una rete da pesca, come una Pin-up appesa nell’ armadietto di un lavoratore, e alla sera, nella fascia oraria migliore, sgambettava in varietà televisivi, la gonna, oplà, alzata fino al limite dei peli pubici.
Carfagna è stata velina, ballerina, muta ma decorativa. Un prodotto della televisione italiana, in cui apparve fino al 2006, le cui foto e video in Internet ancora oggi stupiscono. Carfagna, 34 anni e stando alla Boulevard-Presse la “ministra più bella del mondo”, è la creatura di Silvio Berlusconi, il quale la vide in uno dei suoi canali e disse di volerla sposare. Questo portò alla “guerra delle due rose” con Veronica Lario, la moglie con la quale era all’ epoca ancora sposato.
Un anno dopo Carfagna diventò Ministro per le Pari Opportunità. Una carriera lampo che molte donne italiane considerano un’ offesa, una prova dell’ immagine distorta della donna in Italia, come se per far bella figura bastasse essere belle e docili.
Ma andò diversamente. Subito dopo la sua nomina nel 2008 la Carfagna apparve trasformata, somiglia ad una suora, porta capelli corti e abiti casti. Perché trovava spaventoso come le donne vendessero il proprio corpo e come primo atto d’ ufficio tentò di prevedere una pena per la prostituzione di strada. Per questo venne coperta di cattiverie, era considerata il prodotto del suo artefice, un esempio paradigmatico di come le donne venivano viste in Italia. Tuttavia i suoi incarichi la fecero maturare.
La ministra presentò delle iniziative per la tutela degli omosessuali e delle donne vittime di violenza, ricevendo molti elogi e lasciando senza commento i motti del suo superiore : “Non abbiamo abbastanza soldati per proteggere le nostre donne dalla violenza” disse Berlusconi, “sono davvero troppo belle”.
Ora però il “prodotto” alza il braccio per colpire. Al culmine della crisi di governo Carfagna annunciò di voler appendere al chiodo la sua carica, non avendo il Premier il controllo sul governo e lei abbastanza potere. Ora non si ritira come i suoi colleghi, parla dei cumuli di spazzatura che aumentano drammaticamente in Campania, la sua regione di cui si dice voglia diventare prima cittadina.
Berlusconi si è mostrato urtato, poiché Carfagna sarebbe il quinto membro del governo che minaccia di abbandonare la coalizione.
I media italiani fanno passare per sensazionale la rivolta della ministra, malgrado da tempo sia la normalità. Da anni le donne si ribellano, lottano contro i ruoli che piacciono al loro paese: sante o puttane, nel mezzo non c’è nient’ altro. I nemici sono potenti: sono il machismo, i vecchi luoghi comuni e l’ influenza della Chiesa cattolica. Le donne sono fiere di poter mostrare in pubblico il loro corpo, è parte della loro emancipazione, ma sanno anche che tale libertà è mutata in un’ esibizione da quattro soldi, soprattutto in televisione.
Temono una regressione al Medioevo, come se le donne sagge non avessero cambiato nulla in questo paese: la pedagogista Maria Montessori, la scrittrice Oriana Fallaci, l’ attrice Anna Magnani, l’ editrice Inge Feltrinelli. Il loro timore sembra fondato.
I dati più recenti del foro dell’ economia mondiale sono allarmanti: nella classifica internazionale della parità dei diritti, il “Global Gender Gap Report”, l’ Italia occupa il 74° posto su 134 Stati, dietro la Colombia e il Vietnam.
In nessun altro paese europeo il numero di donne che lavorano è così basso, appena il 44%, e guadagnano la metà rispetto agli uomini. Per 21 ore alla settimana rivestono il ruolo di casalinghe, più a lungo rispetto a qualsiasi altra donna europea, e solo 5 uomini italiani su 100 hanno già azionato una volta la lavatrice. E poiché le giovani scienziate non vedono alcun futuro in Italia, emigrano, fanno carriera negli Stati Uniti o lottano contro il richiamo del loro paese nella crescente diaspora di Berlino.
E nel paese stesso? Solo vittime e nessun attore? Naturalmente le donne si difendono, e non solo da quando sono scoppiati gli scandali sugli affaires di Berlusconi. Soltanto di rado si evince qualcosa, anche i commentatori cedono ai clichés. La tentazione è grande da parte di un Premier, il quale incarna il prototipo del macho italiano, recluta il suo harem di donne tra studentesse e prostitute, e deve aver amato veramente un’ unica donna: la sua defunta madre Rosa.
Tacere non è la soluzione, ne sono consapevoli le donne italiane, da quando alla fine degli anni Sessanta crebbe uno dei più influenti movimenti femminili d’ Europa. Al momento centinaia di migliaia di donne sottoscrivono petizioni a favore della “dignità delle donne italiane”, discutono nei talk-show come l’ ex Commissario europeo Emma Bonino e la vice presidente della Camera dei Deputati Rosy Bindi, insultate dalle parole di Berlusconi: “più intelligenti che belle”. Esse lavorano alla base, si battono per i posti di lavoro e i diritti delle collaboratrici domestiche e prostitute che lavorano nell’ illegalità.
Lorella Zanardo, 52 anni, è stata manager pubblicitaria per la multinazionale Unilever, ha studiato danza e recitazione, e conosce bene l’ ambiente televisivo. Ha vissuto a Monaco e Parigi, al suo ritorno rimase scioccata quando vide il ruolo che le donne ricoprivano in pubblico. Nelle inserzioni in cui, per reclamizzare i vestiti di Benetton, portano alla bocca dei cetrioli in modo pornografico. O in televisione, dove esse sono veline, sgambettanti entraîneuses (donne di compagnia nei locali notturni,
N. d. T.), letterine, ragazze che portano lettere dell’ alfabeto attraverso lo studio, schedine del lotto o ragazze che danno i risultati delle partite di calcio, come faceva un tempo Ingrid Steeger in “Klimbim”. Ma in Germania erano gli anni Settanta, e si trattava di satira.
Zanardo ha imparato che spegnere non aiuta. Per tre mesi ha registrato tutto quello che Canale 5, Rete 4 e l’ emittente pubblica Rai avevano da offrire nei programmi di intrattenimento, dando forma a un documentario accompagnato da un coraggioso commento. Tre milioni di italiani hanno visto il film “Il corpo delle donne”, un film dell’ orrore, un attacco al sistema Berlusconi con le sue stesse armi, le immagini. Gli stranieri che hanno visto il film, dice la produttrice, pongono sempre la stessa domanda: “Perché vi compiacete, perché non vi difendete?”.
Un pomeriggio di fine Novembre Zanardo siede tra insegnanti e alunni in una scuola di Milano, mostra loro il film, regna un silenzio imbarazzante. Donne in giarrettiera si sdraiano su un tavolo al quale siedono uomini di mezz’età, la trasmissione si chiama “Striscia la notizia” e va in onda in prime time da 23 anni. Sono sciocche e allegre, lo sono anche gli uomini se è per questo, ma questi hanno qualcosa addosso e parlano. Quando le donne nella tv italiana hanno qualcosa da dire in veste di moderatrici in talk-shows d’ attualità sulla mafia o la spazzatura a Napoli, nella maggior parte dei casi lo dicono da bocche siliconate in modo grottesco, dove sopra stanno nasini rifatti all’insù, tutte si assomigliano, tutte seguono un ordine: servire il presunto gusto degli uomini. È l’ apparenza che conta, il corpo deve essere perfetto, è questo che insegna Silvio Berlusconi, reduce da lifting e trapianto di capelli.
Quasi tutti i ritagli della Zanardo ricordano film pornografici, nella fascia oraria con il maggior numero di telespettatori non c’è altro oltre a sederi e seni, e lo zoom della telecamera si sofferma tra le cosce delle ragazze quando salgono une scala, quando sono sotto la doccia, fino a che i loro vestiti diventano trasparenti, quando cavalcano una tavola da surf in minigonna e si devono contorcere, quindi chinarsi per non cadere, e ci si chiede perché abbiano dimenticato il cervello a casa. La spaventosa registrazione della Zanardo mostra una soubrette che penzola da un gancio per la carne e un macellaio le stampa sulle natiche nude la data di scadenza; questo episodio è successo nella trasmissione “Scherzi a parte” e si è impresso nella memoria collettiva degli italiani. Nella scuola milanese dopo questa scena le insegnanti si asciugarono le lacrime, gli alunni scivolarono sulle loro sedie muti per la vergogna. Non è che queste immagini siano nuove per loro, hanno solamente imparato ad interpretarle. La cultura dell’ harem di Berlusconi e il sessismo in televisione hanno fondato un’ intera generazione, dice Zanardo, al giorno d’ oggi tutte vogliono essere come Ruby e Noemi; la professione dei sogni per le ragazze è sempre di più quella di diventare velina. Il nome di Berlusconi non appare nel filmato di Zanardo e raramente appare nelle manifestazioni del nuovo movimento femminile, poiché le donne pensano che non ci sia bisogno di alcun nome, ognuno sa chi a chi ci si riferisce.
Presto ci libereremo di Berlusconi, dice Zanardo, e questo basta. Ma si avrà un peggioramento? Anche le donne, è risaputo in Italia, si informano per l’ 80% dalla televisione, e i politici si nacondono dietro il Premier per paura di perdere la loro carica.
La Ministra per le Pari Opportunità Mara Carfagna è contro le quote rosa. Ancora. In Italia viene celebrata come una che prova a percorrere la strada della rivolta, come una che offre speranze. Speranze per altre donne che la seguono e perciò presto il termine “Escort” non sarà più sinonimo della politica italiana, bensì semplicemente il nome di una vecchia auto della Ford.

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