Buon Compleanno

Li hai fatti gli auguri anche a Noemi? Sennò è gelosa! Fortuna che non festeggio i compleanni e ne sono dispensata! Grazie a te e al libro “Papi” ho capito due cose della donna in TV: viene trattata come un oggetto e succede tutto questo perché è volontà (o in parte o completamente) di sua Emittenza il presidente Berlusconi! Meno male che la mia fede mi sorregge e mi fa stare separata da queste schifezze!

Ciao Lorella, ho seguito ieri sera il tuo interevento in streaming su la7 a L’Infedele. Hai avuto poco spazio ed in tarda serata, peccato. I tuoi interventi sono sempre molto interessanti.

Volevo dirti che sei un modello per queste ragazze. Sei una bellissima donna, intelligente e con una dignità. Tu rappresenti oggi un modello a cui potersi ispirare.
Spero che tu possa essere invitata spesso in tv, visto che purtroppo è ancora il mezzo più seguito in Italia (non da me). Io ho il mio bel laptop e non ho più 18 anni, ma 33. Ho fatto la mia scelta anni fa, quando bellissima 18enne ho festeggiato il mio compleanno con il mio abito nero lungo, in uno splendido ristorante della capitale con amici e genitori.
Certo internet non era diffuso e facebook, dove postare le mie foto non esisteva, cosa che tra l’altro non faccio nemmeno oggi.

Voglio dire a Karima di pensare a lei come una persona pensante, oltre che un corpo formoso e piacevole. Si può essere belle e rispettare la propria bellezza in modi diversi.

Le immagini che i media hanno pubblicato, mi pare di aver capito che alcune si trovassero sul suo profilo facebook, altre non so probabilmente le erano state scattate in alcuni locali che frequentava.
Ecco Lorella, comprendo la mancanza di strumenti durante gli anni dell’adolescenza per capire chi si voglia essere e diventare, ma non riesco a comprendere quelle foto pubblicate su facebook nei propri profili. Certo l’esempio che i media offrono vanno verso questa direzione.
Temo che in questo Paese (poco progredito) altre possibilità, non sia conveniente offrirle per i media soprattutto. Ma ci credo ancora. Chissà…. un programma tv presentato da te con la presenza di altre donne che stimo molto come Rula Jebreal, bellissima con dignità e cervello.

Lorella, complimenti per il tuo lavoro.

-)
Uno splendore. Mi associo agli auguri. Con brindisi al barolo.

è agghiacciante! ho riflettuto molto. forse Berlusconi è il sintomo, non la malattia. eventi come quelli venuti fuori negli ultimi giorni sono sintomo di marciume. forse non vanno cambiate tanto le cose quanto le persone, offrendo più punti di vista, offrendo alternative.
ogni volta che si viene a sapere che qualcuno con un’importante carica pubblica fa qualcosa di molto immorale o illecito io mi pongo una domanda: come ci siamo arrivati? rifletto: parto dalle nostre leggi, dalla nostra costituzione. non la conosco bene, ma la parte che conosco, sembra bellissima. le leggi, solitamente, sono il riflesso di una morale comune ad una società. quindi gli italiani dovrebbero avere una morale moderna,di uguaglianza sociale, di parità assoluta dei diritti. allora come siamo arrivati a far accettare moralmente al nostro popolo sia l’illegale che l’immorale? mi sono persa un passaggio! sono rimasta indietro! vi prego,aiutatemi a capire.

Buonasera a tutt*.
Molti di voi avranno già letto questo articolo, per chi se lo fosse perso posto qui il link.
Siamo caduti nel baratro, non so davvero cosa dire d’altro.

http://blog.leiweb.it/marinaterragni/2010/10/31/lettera-a-un-vecchio-di-nome-silvio/

Questa brutta storia è venuta proprio nel momento in cui ho appena finito di leggere “Schiave del potere” di Lydia Cacho, un libro-inchiesta importante che parla della realtà del traffico inernazionale di donne e bambine vendute sul mercato del sesso. Un libro per niente intellettualistico (e che riserva parecchie critiche a quegli atteggiamenti intellettualistici che tu, Lorella, critichi spesso) e molto concreto, che parla della tangibile violazione di diritti umani basilari che si verifica ogni qualvolta c’è un soggetto più debole di fronte a un potere più forte. Un potere senza scrupoli, che purtroppo, da quello che leggiamo dalle cronache di questi giorni ha invaso il palazzo della nostra democratica Italia, un Paese nel cuore dell’Europa, non parliamo di Thailandia, Cambogia, Birmania, o del Messico della Cacho.
La cosa che più mi ha sconcertata e mi ha fatto rabbrividire da un’indignazione mista a rabbia, è stato il fatto che queste vicende da noi suscitino persino ilarità. Che divertente il ritornello del bunga bunga, che malandrino il presidente! Solo da noi, immagino, ci si può permettere di dire “a me piacciono le donne” dopo essere stati coinvolti da vicino nel commercio sessuale di minorenni. E se l’avesse fatto la Merkel? Ha osservato giustamente Concita De Gregorio. Nella diversa risposta che ci sarebbe stata – dato che si tratterebbe di una donna con gigolò minorenni! – sta tutto il cuore del problema, ha poi aggiunto la giornalista.
E c’è un’altra cosa che mi ha ancora più indignata: sono le foto, appunto, di Ruby, Nadia e prima di Noemi, di Patrizia, di tutte queste donne che anche gli stessi giornali che attaccano duramente il palazzo continuano a pubblicare, alimentando uno squallido voyeurismo. E sta anche qui il nodo del problema, mi verrebbe da far notare alla De Gregorio (visto che – ahimé – anche l’Unità ha perso l’occasione di fare la differenza in tal senso).
Io dico che se l’Italia vuole uscire da questa brutta pagina della sua storia c’è bisogno che si affronti una volta per tutte il nodo della mercificazione del corpo della donna. La classe dirigente attuale – quasi completamente maschile (e le poche donne sono le “favorite” del sultano) – basa il suo potere su un machismo da operetta che mentre ipnotizza il Paese servendosi delle TV con l’uso strumentale del corpo femminile, dietro le quinte compra il silenzio e la complicità di altri uomini, corrotti e ricattabili. Offrendo piacere sessuale sulla pelle di giovani donne. Esattamente secondo lo stile delle mafie di tutto il mondo, come ci racconta la Cacho. Tra parentesi, nel libro ho appreso non senza sconcerto che l’epiteto “papi”, tristemente noto nel nostro Paese, è usato in riferimento ai clienti nei bordelli di bambine e minorenni sempre più diffusi purtroppo nel mondo.
Sono nauseata: penso che il nostro Paese non deve perdere l’occasione per buttare a mare un modo vecchio di concepire il rapporto tra i sessi e un modello di maschile stantio, che considera le donne degli oggetti da collezione su cui esercitare potere. Che colleziona ridacchiando foto di donne nude, che compra sesso invece di stabilire relazioni paritarie con le donne, che non risparmia la battutina sprezzante sull’omosessuale. Basta! C’è bisogno urgente di un cambiamento, davvero non se ne può più.

http://tv.repubblica.it/dossier/caso-ruby-bunga-bunga/vendola-a-silvio-dimettiti-con-decoro/55791?video=&ref=HRER3-1
Al presidente del consiglio bisognerebbe cambiare cognome in BURLESCONI
…..ma non c’è proprio niente da ridere in quello che dice e in quello che fa

http://andreainforma.blogspot.com/2010/11/e-se-stefano-cucchi-e-federico.html?showComment=1288687014555#comment-c4108391699878127179

Ho inviato questa mail a Lorella dopo aver letto il suo libro, visto il documentario e riflettuto. Trovo giusto postarla qui, dopo questo intervento, anche su suo suggerimento. Le esperienze vanno condivise, vanno condivisi i pensieri per convergere verso gli stessi intenti.

Carissima Lorella,

Perdona se ti do del tu e ti chiamo “carissima” invece di “spettabile” o “gentile”. Sono per altro forme che non uso, ne sono in qualche modo allergica, venendo dalla terra e dai campi dove la vita è dura e non si usano convenevoli. Proprio dall’aspra terra che mi ha vista tornare negli ultimi giorni, rientro nella città d’adozione positivamente “turbata” dal tuo libro, letto tutto d’un fiato nella casa di campagna dove non ho la televisione e non ne sento la mancanza. Vivo in Italia da vent’anni, si può dire che sono diventata donna qui. Ho sempre sentito questa Nazione come la “mia” Nazione di riferimento, dove si parla la mia lingua, si seguono le tradizioni e la cultura che mi sono propri. Vivere in Jugoslavia da italiana è stato difficile, far sopravvivere l’identità individuale un sacrificio costante. Non ho un bel ricordo di quei primi anni di vita, dell’essere donna in un mondo arcaico e gretamente maschilista che mi dava poche opportunità di crescita. Guardavo tantissima televisione nelle lunghe serate invernali, nelle interminabili giornate estive di miseria ed emarginazione. Mi pareva un faro nella tempesta la tv italiana, soprattutto quella commerciale che prometteva paradisi consumistici dove nessuno poteva essere infelice. Ed io non avevo niente, non possedevo niente, non c’era futuro e non c’erano diritti. Sono andata via, a diciassette anni ho convinto i miei ad andare via; nessuno li aveva spinti a farlo prima, io sì, come hai fatto tu con il finestrino dell’autobus. Ieri leggendo il tuo libro ho fatto entrare in me le parole, una dopo l’altra, parole che hanno toccato corde sensibili della mia anima. Perchè da anni sono convinta di non poter combinare niente? Di non valere niente? Di non migliorare mai in modo sensibile? Ci sto pensando incessantemente da due giorni interi, ho come un tarlo che mi rode il cervello. La causa del mio senso d’inadeguatezza non sarà quella bambina vestita con abiti miserabili, umiliata da istituzioni aggressive, da un’ideologia di regime, drogata di drive-in e spettacolini mediocri guardati a profusione per sfuggire una realtà in disfacimento? Bambina che poi é cresciuta nel “paese dei balocchi” dove ha studiato, si è applicata, si è adattata ad un mondo del tutto estraneo alla sua esperienza, con la speranza di essere finalmente un individuo, un soggetto. Non credo di esserlo diventata purtroppo, non fino in fondo almeno, anche se ho deciso la mia strada e con chi percorrerla (faccio la scrittrice, con piccoli editori per ora, ma scrivo sempre ciò che voglio, ed ho un compagno che non si permetterebbe mai di giudicarmi), però mi chiedo: sono davvero un soggetto? Non mi riferisco alla percezione che gli altri hanno di me, ma a quella che io ho di me stessa. Negli anni Novanta, quando mi definivo con orgoglio “femminista”, raccoglievo firme per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione femminile in afghanistan (all’epoca non sapeva nessuno nemmeno dove si trovasse) e mi sembrava di essere un soggetto in lotta contro forze oscure affinché anche le altre donne lo diventassero. Ma ero, sono, realmente soggetto? Posso affermare con assoluta sincerità che i pezzi di carne vincenti che fanno soldi in tv, andando a letto con i politici, con chi ha potere, con chi lo detiene da sempre, non influenzino la percezione che ho di me stessa? Posso affermare che le ore di palestra, le diete idiote seguite per anni, il voler plasmare la ribellione con minigonne e trucco pesante, non siano conseguenza di quei pezzi di carne del drive-in visti negli anni Ottanta e successivamente in ogni dove, che inconsciamente ho voluto emulare? Ora non vedo quasi mai la tv, la trovo anch’io noiosa, oltre che volgare e stupida, mi scandalizzo davanti alla rappresentazione della donna, alla sua umiliazione costante, dicendo a me stessa e agli altri che “non mi riguarda”. Non è così però e tu hai ragione. Mi riguarda, mi ha riguardato, mi ha danneggiata per anni e forse lo fa ancora. Se fossi uomo sarei più sicura di me stessa, non avrei costantemente paura, non mi sentirei assediata in ogni aspetto della vita lavorativa e non solo. La condizione femminile in questo Paese che tanto ho amato e sognato, mi appare triste e degradata, ed io mi sento impotente e sola. Se tu hai ragione, se per superare questa situazione stantia che sà di muffa e marciume, dobbiamo organizzarci e parlare tra di noi, allora facciamolo, tutte, nel “piccolo” e nel “grande” delle nostre possibilità. Vorrei solo non sfumasse in egoismi e lotte “intestine”, oppure anche peggio, in un fatto momentaneo. Sento il bisogno di figure femminili di riferimento, come lo sei tu, di donne che provochino una riflessione e mi spingano a svegliarmi dal torpore.

Un affettuoso saluto ed un ringraziamento,
Gabriella

Ridateci i sogni, che senza non si vive. Se tutto è uguale e per sempre, in nome dell’opportunità e dell’arrangiarsi, del galleggiare appena pensando solo alla propria pellaccia, al diktat di adattarsi in ogni caso, a che serve vivere? Passeremo come se non fossimo esistiti in un mondo immobile?

Grazie, Lorella.

Grazie per essere ancora una volta riuscita a spostare l’attenzione sulla questione davvero importante di questa vicenda, grazie per aver ridato a Karima, anche se solo per pochi istanti, la sua dignita’ di persona.
Ci scandalizziamo, ma per quanto oltraggiati non riusciamo a guardare a queste donne senza pregiudizi. Almeno noi donne, dovremmo smettere di giudicare le varie Patrizia e Noemi. Grazie per averci aiutato a vedere davvero Karima.
Un caro saluto