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Qualche tempo fa mentre mi recavo  alla Festa dell’Unità a Caracalla per un  dibattito, questa due immagini in formato enorme ricoprivano la sede FAO. Un pugno alla stomaco, l’orrore che ti entra in casa, nella testa.

Qui i pubblicitari hanno lavorato bene: non solo la foto è insostenibile, ma il claim I’m mad as Hell logo

traduce in parole l’orribile malessere derivante dal nostro sentimento di impotenza di fronte al fallimento della strategia economica mondiale: la fame e la sete sono dilaganti. Facciamo schifo. Qui non è questione di essere buoni. E’ che entro al supermercato e il 70% di ciò che vedo è inutile e non mi serve. E’ che pur mantenendo oltre al necessario il superfluo, il 70% di cio che si produce potrebbe essere eliminato. Lo sappiamo.

Molto del cibo che viene prodotto viene poi distrutto per mantenere i prezzi di mercato elevati. Basterebbe inviare il nostro superfluo a chi ne ha bisogno come necessario.

Ora oltre alla fame si è è aggiunta l’emergenza sete.

L’altro giorno ero in treno, l’aria condizionata era rotta, non passavo nessun carrello che vendesse acqua. Avevo sete e man mano che il tempo passava il disagio diveniva sempre più acuto. Pensavo ai dati sull’emergenza acqua, pensavo a chi la sete la patisce quotidianamente e di sete ci muore: la mia impotenza mi era insostenibile, avrei voluto gridare per l’orrore in cui siamo immersi.

Scrivo nel mio libro “Il Corpo delle Donne”:

Più di un miliardo di persone non hanno accesso all’acqua potabile.

850 milioni sono sottonutrite.

7 milioni di ettari di foresta vengono distrutti ogni anno.

L’1 per cento della popolazione mondiale detiene il 40 per cento della ricchezza mondiale.

Quante volte abbiamo visto questi dati?

Ma come li abbiamo guardati?

Usando la ragione.”

Guardiamo queste immagini, questi dati con la razionalità, con la ragione, riparati dal nostro non sentirci coinvolti.

Guardiamoli invece con tutto il nostro essere, con il  corpo e con l’anima. Provate. Fatevi penetrare da quello sguardo. Fatevi sommergere da quel grido. C’è da impazzire.

Continuo poi nel libro:

Cosa accadrebbe se guardassimo quei dati utilizzando la ragione e il profondo bisogno di rispettare e onorare la vita?

Recuperiamo la nostra saggezza profonda: noi donne sappiamo che il cambiamento del mondo può partire dal nostro personale cambiamento.

Le donne dovrebbero essere responsabili dello sviluppo sostenibile della terra, dedicandosi al nobile scopo di costruire le nazioni, dice Pratibha Patil, presidente donna della Repubblica Indiana.

Se vogliamo salvare la natura fuori di noi, dobbiamo iniziare con il salvare la natura dentro di noi.

Portiamo a conoscenza degli altri cosa significhi essere una donna.

Mostriamolo al mondo.

Sostituiamo il dover fare con l’essere.

Proponiamo come modello di forza il giunco, che durante la tempesta non si spezza, come invece fa la quercia.

Accettiamo che i tempi delle donne sono diversi da quelli degli uomini.

Accettiamo che il progetto di un nuovo modo di concepire la vita richiede tempo, condizioni propizie, calma, silenzio e un ambiente protetto.”

E’ tempo di occuparci del mondo utilizzando la nostra competenza dell’esserci. E’ ora, prendiamone coscienza.

E’ qui che parte del Femminismo ha fallito, è davanti al vero cambiamento del mondo che si è fermato. La ragione a mio avviso è che anche molte femministe, che si penserebbe Donne per eccellenza, hanno seguito il modello maschile: la razionalità e l’intelletto al potere. E lo verifichiamo tutti i giorni quando leggiamo analisi dotte e dettagliate di giornaliste femministe che hanno un unico difetto: sono incomprensibili e non muovono al cambiamento.. Sono dotte dimostrazioni autoreferenziali.

Ci vuole coraggio. Il coraggio di subire ancora in questo Paese derelitto, il sorriso di compiacenza di chi non ha ancora capito che è solo dal cambio del nostro sguardo che si posa sul mondo, che avrà inizio la rivoluzione.

Io lo so. Voi, molte di voi, lo sanno.

Ma c’è di più: io ci ho messo molti anni per giungere a questa consapevolezza.

Le giovani donne che incontro invece, le sedicenni, le diciottenni, molte di loro ,hanno lo sguardo che è aperto verso il Nuovo.. Non avranno bisogno del doloroso cammino di errori della mia generazione.

Avanti, ragazze, avanti. Non scrivetemi di volere ottenere subito dei risultati, di obbiettivi concreti.

I cambiamenti ci sono già se vi mettete in ascolto.

E in futuro sarete voi a guidarci.