Il degrado della programmazione televisiva nel nostro paese mi è apparso con chiarezza prima mentre montavamo il documentario e poi con il lavoro di monitoraggio delle trasmissioni portato avanti sul blog. A quel punto mi è venuto naturale chiedermi che cosa dicessero gli studi sulla televisione, i saggi, le ricerche accademiche, che sapevo essere numerosissimi. E anche domandarmi quale fosse l’azione degli organismi di tutela dei cittadini, quali la presenza e il peso delle leggi e dei codici. Mi rifiutavo di credere che questa svilente programmazione potesse andare in onda senza un’adeguata denuncia, senza una presa di posizione delle teste pensanti, senza mezzi di regolamentazione, senza azioni di contrasto nei confronti delle trasmissioni diseducative.

Ho scoperto che in Italia la ricerca e l’analisi hanno dettagliatamente fotografato ogni aspetto dell’attività televisiva: produzione, fruizione, effetti individuali e sociali. Esiste un quadro chiaro di ciò che la tv è, della sua funzione e della sua influenza.

Inoltre, non mancano leggi, codici, autoregolamentazioni. Che sulla carta prevedono una televisione educata, responsabile e fonte di miglioramento della vita pubblica e individuale dei cittadini. Nella realtà, però, sui canali televisivi italiani, queste regole (anche quelle che le televisioni si sono date da sole!) vengono ignorate senza conseguenze.

D’altra parte, gli stessi organismi di controllo appaiono molto tolleranti circa le proposte televisive offensive – violente e degradanti – nei confronti delle donne, mentre sono più attenti alla qualità della rappresentazione delle minoranze e delle differenze culturali e sociali. Verso quel tipo di programmi che sfrutta e avvilisce le donne – assai diffusi, come abbiamo documentato nel nostro video – sembra dunque esserci un problema di percezione, tanto da parte di chi dovrebbe tutelarci, quanto da parte del pubblico: molta tv che non rispetta la dignità delle donne non è percepita come offensiva; il problema viene trattato come fosse di natura morale…

da “Il Corpo delle Donne”, ed. Feltrinelli