Cosa te a interessada?” ci interrogava così Raul Manso, maestro di recitazione argentino, alla fine di una scena improvvisata da due colleghi alla scuola di recitazione. Dovevamo commentare il loro lavoro, si trattava spesso di un’esercitazione in cui ci si chiedeva di  mettere in scena una piccola piece. L’atto creativo necessita di essere protetto da giudizi tesi alla critica distruttiva.

Raul mi ha impartito uno degli insegnamenti piu importanti che ho ricevuto nella mia vita. Da allora inizio sempre i mei commenti sul  lavoro altrui con ” cio’ che mi ha interessato…” e solo dopo aggiungo una eventuale critica.

Non è un esercizio da poco: noi siamo maestri nell’esercitarci nella critica e nel dimostrare quanto bravi siamo a scoprire gli errori degli altri.

Chi sta creando, chi sta cercando di portare il nuovo nelle nostre vite, dimostra coraggio. Spesso però vive momenti di grande fragilità, teme l’errore, teme il giudizio, teme lo sbaglio. L’atto creativo, l’atto innovativo va dunque protetto, va fatto crescere in un ambiente rispettoso perchè possa crescere. Non va esposto alla critica sterile.

Ieri ho presentato il mio libro a Milano con Gad Lerner: molta gente, bel dibattito, persone calorosissime.

Ebbene stamane incontro un’amica che dice che il dibattito però era troppo politico, un’altra afferma che c’erano troppe femministe, un altra che ce n’erano poche! Un dirigente d’azienda  sentenzia che sperava si parlasse di temi piu interessanti, una conoscente mi ricorda che ho lasciato una domanda inevasa.

Abbozzo, non commento, mi allontano.

Valutano queste persone la fatica che c’è dietro al mio lavoro? Capiscono quanto sia difficile non scontentare troppi e continuare per la strada intrapresa? Probabilmente no, ciononostante provocano danni .

Proteggete il vostro lavoro creativo, esponetelo solo quando vi sentite pronti. Nel periodo di incubazione, accuditelo, nutritelo ma non permettete che venga ferito. Spesso in gioco c’è la possibilità di cambiare, l’innovazione e il progresso.