Susan George è una delle ideologhe del movimento no global, niente a che vedere con l’iconografia con cui ci siamo abituati ad immaginare chi combatte la globalizzazione: 75enne, sempre in tailleur, presidente onorario di Attac, si è sempre battuta per monitorare le decisioni di organizzazioni come il WTO o l’OCSE. Scrive la George in un suo libro fondamentale, “Un altro mondo è possibile”, che quando era ragazza, quindi intorno al ’68, era facile capire cosa fare: bastava scendere in strada ed unirsi ad una delle tante manifestazioni che passavano.

Tempo fa per un mese ho raccolto le prime pagine dei quotidiani: tobin tax, tav, wto, ocse, farmaci e proprietà intellettuali, privatizzazione dell’acqua, ecc: titoli spesso incomprensibili ai più, a meno che non si abbia a disposizione molto tempo per capire, per approfondire. Quanti di noi sanno che è in corso una feroce corsa alla privatizzazione dell’acqua a livello mondiale per cui le multinazionali potrebbero diventare padrone di tutte le falde acquifere a breve? Per chi è stato in India recentemente la supremazia di Nestlè sull’acqua indiana è stata certamente lampante.

Da che parte vogliamo stare? All’epoca di Susan George era facile: si era pro o contro la guerra in Vietnam. Ora non è più così ed è sempre più necessario essere informati per potere decidere. Posso ad esempio essere contrario alla privatizzazione dell’acqua ma favorevole al tav, treno alta velocità. E così via. I partiti politici ci rappresentano sempre meno e non ci sollevano dal dovere prendere

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