Il Corpo delle Donne è un documentario che denuncia come gli stereotipi della bellona scema e della matura rifatta non possano essere gli unici proposti dalla televisione e, diciamolo, in particolare dalla tv pubblica.

Alcuni scrivono che le ragazze/donne umiliate e schernite nelle trasmissioni tv sono maggiorenni e scelgono di essere dove sono. Infatti non stiamo discutendo della libertà individuale.

Il tema è: possiamo da subito chiedere che la tv rappresenti l’universo femminile nella sua molteplicità: noi non siamo solo soubrette e “grechine”.

Vi riporto un brano di un’interessante ricerca del Censis del 2006, che spero gli ospiti de L’Infedele di Gad Lerner del 4 maggio, leggano; qualcuno di voi ricorderà che a più voci veniva ripetuto che la proposizione ossessiva del corpo femminile in tv è una realtà europea.

Non è vero. Ce lo dicono i numerosissimi lettori stranieri, esterefatti dalla visione del video e ce lo ribadisce questa ricerca:


“…Il ruolo dei media e della rappresentazione della donna nei media nel processo democratico di affermazione dei pari diritti è ampiamente identificato e riconosciuto da Onu, Ue, Consiglio d’Europa. …Quello che in molti Paesi europei ha prodotto un serissimo dibattito culturale e normativo, nel nostro paese, appare ancora come un “tema di frontiera” o, peggio ancora, un tema da suffragette nostalgiche di un femminismo ormai trapassato..

Stenta In Italia ad affermarsi il principio che una rappresentazione “plurale” delle donne, una rappresentazione non offensiva della loro dignità, non volgare e che non la riduca sempre e solo ad oggetto sessuale, è UN DIRITTO COSTITUZIONALE (maiuscolo mio), quel diritto che afferma in tutte le Costituzioni dei paesi democratici che ogni cittadino ha diritto a non essere discriminato per ragioni di sesso, etnia, convinzione religiosa….

Confrontando le informazioni raccolte nei vari Paesi, si possono individuare alcune tipologie di intervento:

-Paesi “di tradizione” come Paesi Bassi, Svezia, Inghilterra che condividono un’antica sensibilità sui temi dei diritti civili, che comporta una profonda sensibilità ai temi delle pari opportunità

-Paesi “sempre in lotta” come la Francia, che da tempo ha maturato una sensibilità normativa e un associazionismo civile intraprendente

-Paesi “all’offensiva” come la Spagna che a fronte di una condizione femminile in cui si avverte forte il senso di prevaricazione, sta producendo una notevolissima produzione di leggi, codici di autoregolamentazione, per affermare una rappresentazione della donna dignitosa e attenta ai suoi diritti.

-Paesi “ in resistenza” come Grecia e Italia, che pur presentando iniziative significative, appaiono “in resistenza”, come se la rappresentazione stereotipata della donna fosse un dato antropologico fortemente radicato su cui non vale la pena avviare politiche evolutive”.


Censis: Donne e Media in Europa


Il tema delle pari opportunità afferma un diritto costituzionale: iniziamo ad affrontarlo con serietà. In questo modo fermeremo sul nascere le battute che ci umiliano e ci rendono fragili, di cui molte di voi riferiscono.

Chiediamo ai nostri amici e compagni supporto: in Italia si passa spesso da rompiscatole quando si fa riferimento alle pari opportunità; utilizziamo allora un altro linguaggio, diamo valore ai nostri diritti a non essere discriminate per ragioni di sesso, facciamo riferimento alla Costituzione. Mettiamo in imbarazzo chi della Costituzione si prende gioco. E non sarà che proprio dalla costituzione si debba e si possa ripartire?