Giulia Camin e l’8 marzo in Francia.
Anche quest’anno l’8 marzo ha fatto discutere. Le polemiche che accompagnano il modo di interpretare o festeggiare questa giornata le trovo spesso sterili. Sono personalmente estremamente felice di festeggiare le donne che mi hanno aiutata a essere più consapevole dei miei diritti. Celebro da anni  questa giornata come una giornata di lotta, una lotta quotidiana che continua e che spesso porta buoni risultati. Per questo motivo ho tradotto per il Corpo delle Donne un articolo pubblicato ieri sul quotidiano Le Monde.  L’articolo parla delle discriminazioni vissute dalle giornaliste di Echos, importante quotidiano economico francese, che in seguito alle manifestazioni di malcontento delle sue impiegate ha dovuto dare maggiore trasparenza e rivedere le proprie politiche di assunzione e promozione.  Le giornaliste francesi in causa hanno semplicemente reagito, espresso il loro malcontento. Sussurarre, lamentarsi a bassa voce, tra di noi, alzare le spalle non serve e non basta. Quando le aziende  non si comportano in modo esemplare, sta a noi la responsabilità di fare da arbitri. Alzare la mano, esercitare tutto il potere possibile affinché non ci siano ingiustizie né discriminazioni. Difenderci unite. Puo sembrare banale, ma in tanti anni di lavoro mi è capitato spesso di essere sola a far notare la differenza di salario fra impiegate donne e colleghi maschi. E spesso le accuse di discrimiazione sono cadute nel vuoto, la mia voce da sola non è stata abbastanza forte. In Francia sono tendenzialmente (non sistematicamente) molto più sensibili a queste problematiche; per questo moivo porto alla vostra attenzione il caso di Echos, perché ritengo sia un buon esempio di comee e quanto sia doveroso assumersi la responsabilità, per noi e per le giovani che entreranno dopo di noi nel mondo del lavoro, ottenere la parità a tutti i costi e subito. I tempi sono maturi e dobbiamo far sentire le nostre voci.
Ognuna di noi nel suo ambiente di lavoro e nel suo sistema di relazioni puo fare la differenza. Siate portatrici e portatori di correttezza e verità, a tutti i costi, come le giornaliste del quotidiano francese Echos. La parità non va richiesta timidamente a bassa voce ma va pretesa. Si tratta di diritti, non di opinioni.

Segue traduzione dell’articolo “Alla redazione di Echos lo sciopero delle donne ha fatto  evolvere la situazione “ pubblicato sull’inserto domenicale di Le Monde, Economie&Entreprise, domenica 8-lunedi 9 marzo 2015, firmato da Alexandre Piquard.
Il movimento di giugno 2013 ha dato luogo a un piano di miglioramento salariale e ha modificato la politica interna delle promozioni e delle assunzioni.  La nostra mobilitazione ha fatto evolvere le cose, e migliorato. Ma la posizione delle donne restauna battaglia giornaliera” commenta il rappresentante della ditta Sophie Lacaze. Circa due anni dopo lo sciopero delle forme organizzato dalle giornaliste del giornale Echos. Il 7 giugno 2013 questa azione inedita hasuscitato un piccolo richiamo mediatico e provocato un tweet di sostegno di Najat Vallaud-Belkacem : “ l’uguaglianza non è un opzione,  meglio precisarlo” avevo scritto l‘allora ministra dei diritti delle donne. Una goccia d’acqua aveva fatto traboccare il vaso per le giornaliste del quotidiano economico : l’arrivo nell’aprile 2013 del nuovo direttore della direzione Nicolas Barré aveva dato luogo a due promozioni, due uomini dell’equipe, quando la direzione contava ancora 12 membri maschi e nessuna donna. Questo cliché aveva accresciuto il malcoltento interno e le frustrazioni delle donne vittime di discriminazione, costrette in evoluzioni di carriera più lente, come ricorda Sophie Lacaze, grafica e sindacalista del SNY-CGT. Una giornata di sciopero delle firme è lanciata. A caldo il direttore generale dell’Echos, Francis Morel, dichiara prendere il movimento “ molto seriamente”.  “La constatazione fatta dalle donne dell’Echos è obiettivamente giusta”.  Una negoziazione è intrapresa e viene affidata a un gruppo di osservatori specializzati  il monitoraggio della situazione per un periodo di lavoro che dura da agosto a dicembre. Nel settembre 2013 due donne sono state promosse in redazione.
Un piano d’azione.
La situazione si sblocca, nel giugno 2014 in seguto al “piano d’azione” nel momento delle scelte di aumenti  salariali e promozioni  si constata un’uguaglianza fra uomini e donne spiega il direttore di redazione , Nicolas Barré, giudicando “grossolano”( non professionale) il sistema antecedente. Almomento della creazione di posti si garantisce la presenza di un numero pari di candidati di entrambi i sessi. Anche se in seguito si sceglie “per merito”, aggiunge il direttore, affermando anche una certa attenzione rispetto alla presenza di  esperte e firme femminili nella testata. “Uno dei principali passi in avanti è stato di rompere il sentimento di assunzioni e promozioni effettuate per conoscenze” sostiene la signora Lacaze.  I posti vacanti devono cosi essere resi pubblici internamente.  In caso di mancata assunzione interna, la decisione deve essere motivata, aggiunge la rappresentante sindacalista.
“La causa femminile ha sollevato una questione più vasta sulle linee aziendali”  afferma un giornalista uomo, ricordando la mancata trasparenza  manifestata in passato. La generalizzazione delle rivendicazioni  è stata ancora una volta favorizzata da una fuga di notizie del tutto involontaria: nel luglio 2014 Dominique Seux direttore delegato della direzione invia per errore con una mail interna la griglia salariale di tutti i giornalisti del giornale. In pieno periodo di vacanze, l’invio di questa mail suscita fastidii, ma senza portare allora a una protesta generale. Cio rende tuttavia ancora più favorevole l’attuazione di un piano di recupero di miglioramento salariale accettato dalla direzione. Nel dicembre del 2014 ai effettuano degli aggiustamenti di stipendio “ hanno riguardato donne ma anche qualche uomo” racconta Sophie Lacaze. “ Il movimento delle donne è stato molto salutare e ha suscitato un’introspezione importante. Molti uomini non avevano coscienza della dimensione del risentimento” dichiara Nicolas Barré “Il miglior modo di uscirne è di provare a essere esemplari. Anche se si tratta di una lotta che non si esaurisce in un giorno” . Secondo l’osservatorio dei mestieri della stampa, i media francesi contavano nel 2011 45.3% di donne giornaliste. E il 51.7% di donne a capo di rubriche. Ma soltanto il 37.2% di donne capo-servizio, 32.5% di capo-redattrici e 27.1% di direttrici di redazione.