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Art is Now! Il Corpo delle Donne per le Artiste

Nel nostro documentario compare Anna Magnani e anche Maria Callas diretta in Medea da Pasolini. Ma più di tutto ci sono i corpi strapazzati, usati e abusati di Pina Bausch senza i quali IL CORPO DELLE DONNE sarebbe stato solo un montaggio televisivo. Le artiste lo hanno capito e sentito e da due anni ci scrivono e ci invitano; conoscono il mio amore per il teatro e il teatro danza. Ciò che più vorrei è portare nelle scuole la possibilità che un altro corpo sia possibile oltre a quello televisivo. In questo periodo sono molte le artiste che stanno lavorando sul corpo, utilizzando il nostro documentario come fonte di ispirazione. Io sono con loro, totalmente. Le parole non bastano e anche voi ve ne accorgete. A volte navigo e leggo fiumi di parole imprigionate nei blog. Discussioni infinite dove ciò che resta è l’assenza di incontro. So che è la poesia di Giorgia Vezzoli che potrà salvarmi. O un gesto di Valeria Cosi. O un movimento di Cinzia Spanò. Lo sento.

Andiamo a vederle queste ragazze. Andiamo ad incontrarle:

Mi chiamo Cinzia Spanò, sono un’attrice teatrale. Il suo lavoro, che ho seguito sin dall’inizio, è stato per me molto importante. Mi piacerebbe invitarla a vedere lo spettacolo Acido Solforico. Lo spettacolo è tratto da un romanzo di Amélie Nothomb, e racconta di un reality ambientato in un campo di concentramento. Per lo spettacolo è stato inventato il personaggio di una presentatrice televisiva, Maila, da me interpretata.

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FemmeHomme

La performance di Valeria Cosi ispirata al nostro lavoro, FemmeHomme, aprirà la serata del Premio Toscana Factory, all’interno di Fabbrica Europa a Firenze, il 20 maggio.

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Un Altro Corpo è Possibile

Ho incontrato Valeria su un taxi a Firenze. Stasera balla alla notte bianca. La sua è una bella storia, di quelle che danno speranza.

Mi chiamo Valeria, ho 26 anni. Sono nata in provincia di Firenze, all’età di 19 anni sono andata ad inseguire il mio sogno all’estero, in Olanda dove ho studiato 4 anni nell’accademia di danza di Rotterdam, Codarts. Nel 2008 ho conseguito il mio diploma di laurea e sono rimasta in quel paese che tanto ha da offrire a noi artisti. L’ultimo anno di studio è stato fondamentale per l’inizio di un percorso di creazione e riflessione che mi ha portata a realizzare Femmehomme. Una riflessione che è ovviamente partita da una analisi di esperienze personali, inizialmente legate al mondo della danza; accorgersi che un corpo di donna in realtà, nella danza ha raramente spazio, perchè si devono rispettare certi canoni estetici. Fino ad arrivare ad uno studio e documentazione sociopolitica di quello che accedeva nella realtà quotidiana, in particolar modo nel mio paese. Da qui la necessità di voler denunciare e far capire, la violenza che noi donne accettiamo passivamente. Mettere in scena ciò che accade in TV; renderlo reale, tangibile, non più finto o immaginario, per renderci conto e far riflettere su questa rappresentazione che ci vuole belle e giovani sempre, poco intelligenti e brave solo ad intrattenere. Dar modo di riflettere, questa è la forza del vero spettacolo.

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