Questa è una lettera che esula dalla nostra rubrica LETTERA DA.. Ci arriva da una regione a noi vicina ed affronta temi oggi urgentissimi per noi che viviamo in Italia. Grazie Emanula.

Lettera dalla Padania. Prendo spunto dalla bellissima poesia che Giulia ha pubblicato al termine della sua seconda lettera da Parigi, e racconto i miei no. Io non muoio lentamente. Sempre più e sempre meglio rinasco. Ho 36 anni, ho fatto studi artistici nella decadente Accademia di Belle Arti di Brera, a metà degli anni novanta, gozzoviglio di disorganizzazione, dicono oggi sia addirittura peggiorata, quantomeno so per certo che sono aumentati i costi per frequentarla. Non ho avuto modo di inserirmi nel magico mondo dell’arte, mi dissero che occorreva essere supportati da una qualche illuminazione o amicizia divina, ma di questo non mi dispiaccio affatto e non me ne occupo. Ho lavorato sempre per mantenermi, con pochissime soddisfazioni che mi hanno insegnato la preziosa utilità della disillusione ma non a discapito della tenacia umile di chi desidera conoscere, a partire dai miei vent’anni quando iniziai a dire i miei primi incerti “no”, ai genitori per cominciare che amo profondamente per la loro limpida onestà ma che semplicemente non possedevano gli strumenti per accompagnarmi lungo la strada che avevo scelto. Ho sempre lavorato, mai con un contratto che coprisse interamente le mie ore lavorative, a volte in nero, quasi sempre a tempo determinato, talvolta con contratti a chiamata ossia solo quando servi, che vale a dire quando sei servo.

Sono …

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