Con Lezioni di Tv affrontiamo un doppio compito: monitorare e analizzare la programmazione televisiva e diffondere le tecniche e le strategie di comunicazione della televisione. Per far conoscere una capacità critica e una conoscenza del mezzo che possano portare ad un nuovo sguardo sul piccolo schermo.

Sono le otto meno dieci di sera e la valletta di Sarabanda (estate 2009) compie uno dei rituali ricorrenti della trasmissione: si spoglia, restando in bikini.

Subito dopo inizia un altro rituale: la salita delle scale. Questa sequenza è ripresa da una telecamera mobile che aspetta la ragazza per poi seguirla alle spalle.

Alla sequenza principale sono alternati degli inserti, ovvero inquadrature che hanno lo sopo di creare consenso e partecipazione a quanto viene mostrato. Nel primo vediamo una figura maschile che guarda ed è incorniciata da figure femminili sorridenti.

Nel secondo inserto le due concorrenti del quiz, due ragazze, accompagnano la salita della ragazza valletta battendo le mani, tipico gesto di partecipazione.

A questo punto si svela il centro di interesse di tutti: il sedere della valletta, pedinata a pochi centimetri di distanza dalla telecamera mobile.
Le inquadrature dal basso, come questa, sono di solito usate nel linguaggio per immagini per dare potere al soggetto inquadrato nei confronti di chi guarda. Notare che in questo caso l’effetto è quello opposto: essendoci al centro dell’immagine una parte del corpo umano, se ne ottiene una esaltazione che è finalizzata al possesso da parte di chi guarda (come nel cinema pornografico), e dunque una sua riduzione ad oggetto.

Terzo inserto. La lettura del labiale del ragazzo ci dice: “Mamma mia…”.

Dall’analisi di questo breve brano di TV, traiamo due conclusioni. Prima, l’abitudine alla visione di accostamenti paradossali abbassa la capacità critica di cogliere il valore delle immagini. Seconda, l’utilizzo del linguaggio cine-televisivo può creare consenso e avvalorare modelli in modo molto semplice ma efficace.