Sguardi

Un diverso parlarsi

Usciamo dal silenzio e il Teatro Franco Parenti, danno vita al progetto “Un diverso parlarsi tra uomini e donne”, incentrato sul teatro di Saverio La Ruina, attore calabrese della compagnia Scena verticale. In due intensi monologhi che il progetto presenta a Milano – Dissonorata e La Borto – La Ruina presta la voce a due straordinarie figure di donne, alle loro vite consegnate per destino alla legge dura degli uomini, ma anche alle strategie – di intelligenza e di ironia sottile – che rendono le loro esistenze, dolorose, difficili ma mai asservite.

Io andrò il 22 mercoledi, se venite mi farà piacere conoscervi. (Se prenotate potete chiedere lo sconto di Usciamo dal silenzio: biglietto a 15 euro).

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Grado zero: un’immagine nuova

Grado zero è la mostra di Laura Albano che si svolge dal 18 al 23 settembre nell’ambito di Avamposti – CalenzanoTeatroFestival, rassegna che dedica una intera serata a l’immagine e il corpo delle donne. Laura Albano è una grande fotografa, oltre ad essere una blogger agguerrita e intelligente con il suo sito unaltradonna. Che cosa racconta questa sua mostra? Una nuova immagine di donna, appunto. Eccone la presentazione:

Una pausa nel flusso del discorso politico, culturale, mediatico che da sempre detta all’occhio le regole dello sguardo sul corpo delle donne. Dimenticare per un istante la storia dei codici da cui il corpo è stato disciplinato, i modi in cui è stato costruito, le gerarchie che vi sono state inscritte. Sospendere la Storia, riportare lo sguardo sul corpo ad un immaginario grado zero dove ritrovare stupore ed immaginare nuove narrazioni.

La potete vedere tutte le sere dal 18 al 23 settembre, dalle ore 21, presso il teatro Manzoni di Calenzano (Fi), via mascagni 18.

La serata a tema è quella di martedì 21 settembre, con la proiezione del nostro documentario alle ore 21 seguito alle 22.30 dallo spettacolo teatrale di Elena Guerini Bella Tutta – I miei grassi giorni felici.…

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Le hostess del Colonnello?: lettera di Valeria Brigida

Ecco la lettera scritta dalla giornalista Valeria Brigida a L’Unità e pubblicata il 4 settembre dal quotidiano. Valeria è stata tra i promotori del flash mob “Un libro per il Colonnello” durante la visita del tiranno libico in Italia.

Cara Nadia Urbinati, la sua lettera, pubblicata lo scorso 2 settembre su L’Unità (link), aumenta i pensieri che già da tempo affollavano la mia mente. Faccio parte della generazione che solitamente definisco “generazione delle giovani donne adulte”. Mi riferisco a quelle donne che oggi hanno più o meno 30 anni e che dieci anni fa facevano, come le chiama lei, “le stagiste” di fiera. Quelle donne che, invece, la generazione a cui appartengo chiama “promoter” o “hostess”. Dieci anni fa studiavo all’università e, per racimolare un po’ di soldi e non doverli chiedere ai miei genitori, facevo non solo la baby sitter ma anche la hostess per eventi culturali di teatro e concerti, e la promoter nei supermercati, vendendo prodotti gastronomici ai pensionati o alle casalinghe che venivano a fare la spesa. Lo facevo senza remore, con dignità. Dovevo solo essere gentile, accompagnare le persone in sala, prendere i loro cappotti, o regalare il gadget alla vecchina che convincevo a comprare due confezioni di latte in omaggio. Avevo una divisa da indossare ed ero pagata tra i 5 e i 10 euro l’ora. Sono passati circa 10 anni. Oggi sono una giornalista, ho una laurea, due master, diversi corsi di specializzazione alle spalle e molte esperienze all’estero. Ma non

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Democrazia, educazione e comunicazione

Il nostro progetto Nuovi Occhi per la TV rientra nella (recente) tradizione della Media Education. Questa diciplina viene ufficialmente definita nel 1990 così:

«Un’educazione ai media è insieme una pratica e un processo di tipo educativo destinato a permettere ai membri di una collettività di partecipare in modo creativo e critico (a livello di produzione, distribuzione e presentazione) all’uso dei mezzi elettronici e tradizionali, allo scopo di sviluppare e liberare gli individui e la collettività e di democratizzare la comunicazione».

Può essere declinata secondo molte prospettive, ma può essere uno strumento prezioso per riequilibrare il grande dislivello esistente tra frutori e produttori dei mezzi di comunicazione di massa.

Per farsene un’idea più approfondita, conoscerne lo sviluppo, le prospettive e i metodi, è molto utile, tra i tanti libri che ne trattano, Media Education. Alfabetizzazione, apprendimento e cultura contemporanea di David Buckingham. E’ uno dei classici della materia e permette una visione di insieme chiara e di ampio respiro.

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Nasce Baubò, e si mette in mostra

“Donne che ridono” è l’evento che segna l’inizio dell’attività dell’associazione Baubò, che si prefigge la promozione e lo sviluppo della personalità umana.

Lo segnaliamo volentieri perché i temi e l’approccio ci paiono davvero interessanti.

In località Laghetto, frazione Ferrania, a Cairo Montenotte (SV). Il 1 agosto 2010, ore 21.

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La società dello spettacolo

E senza dubbio il nostro tempo… preferisce l’immagine alla cosa, la copia all’originale, la rappresentazione alla realtà, l’apparenza all’essere… Ciò che per esso è sacro non è che l’illusione, ma ciò che è profano è la verità. O meglio, il sacro si ingrandisce ai suoi occhi nella misura in cui al decrescere della verità corrisponde il crescere dell’illusione, in modo tale che il colmo dell’illusione è anche il colmo del sacro.

(Feuerbach, Prefazione alla seconda edizione de L’essenza del Cristianesimo).

Questa è la citazione che Guy Debord pone all’inizio del suo libro più importante, La società dello spettacolo. Opera fondamentale della riflessione sul rapporto tra cultura, massa e capitalismo (e sulla cultura di massa), è un libro ostico, di pura filosofia, articolato in una serie di brevi aforismi.

Quello che apre il saggio è però di una chiarezza che non lascia scorciatoie alla riflessione:

“L’intera vita delle società, in cui dominano le moderne condizioni di produzione, si annuncia come un immenso accumulo di spettacoli. Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione”.

Tanto per ribadire che le immagini non sono mai solo immagini, e che la possibilità di una libera scelta dipende dalla natura, non dalla quantità, di ciò che ci viene offerto.

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Bella tutta

Elena Guerrini fa un lavoro importante, i suoi spettacoli sono realmente un evento.

MARTEDI’  20 LUGLIO ALLE ORE 21.45 DEBUTTO NAZIONALE DI BELLA TUTTA! AL FESTIVAL DI OLINDA “DA VICINO NESSUNO E’ NORMALE”. PRESSO IL TEATRO LA CUCINA. LO SPETTACOLO SI TERRA’ ANCHE IN CASO DI PIOGGIA.

ex-ospedale psichiatrico Paolo Pini , Via Ippocrate  45 . MILANO (AFFORI) -prenotazione obbligatoria tel.02 66200646

Bella Tutta!

I miei grassi giorni felici.

di e con Elena Guerrini

regia Andrea Virgilo Franceschi

“La dieta è il più potente sedativo politico della storia della donne.

Una popolazione con una così tranquilla ossessione è una popolazione facilmente manipolabile…”

Il mito della bellezza –  Come l’immagine della bellezza è usata contro le donne – NAOMI WOLF

Autrice-attrice di narrazione e donna anticonvenzionale (nonché felicemente sovrappeso), Elena Guerrini mette in scena con una formula auto-ironica e spiazzante un tema che le sta molto a cuore: la dipendenza femminile dal mito della magrezza e la conseguente ossessione delle diete. Così è nata la sua protagonista-alter ego Winnie Plitz, sulla falsariga della Winnie beckettiana di Giorni felici. Circondata da un mare di riviste femminili, accanto a sé ha una grande borsa dalla quale tira fuori una serie infinita di oggetti, tutti rigorosamente rosa: Barbie-feticcio, occhiali, spazzole, specchi, abat-jour, scarpe e bijoux. Oggetti che le danno identità ma che la condizionano. «È vero che il nero sfina, il rosa ingrassa e i tacchi slanciano?», ripete come in un mantra, stretta in un tutù fucsia. In un set che fa il

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