Sguardi

Il paese per Sabina

Pubblichiamo il punto di vista sulla realtà dell’incredibile giornalista Sabina Ambrogi. Lasciatemelo dire: mala tempora currunt se una penna come la sua non trova decine di editori a contendersela.

RADICAL CHOCK Alla riuscitissima  manifestazione si possono  dare molte letture. Il tratto comune è che abbiamo rappresentato la nostra capacità di provare vergogna. Un sentimento nobilissimo, e fondamentale che i greci chiamavano aidòs. Sì, dunque, siamo capaci di provare vergogna e lo sappiamo dire. Proviamo vergogna e non siamo così malati. Trascinati di forza dentro la parodia di una telenovela, ci siamo sentiti denudati, sommersi da un’ ondata di cafonaggine, di griffe, di patacche, di botulini, di italiano osceno nato dentro i format televisivi. Un sotto mondo di finta liberazione sessuale a imitazione di diversissimi anni’70  misto a  pruderie parrocchiale, con infermiere e poliziotte in giarrettiera. Ma chi esce a pezzi davvero sono gli uomini, le loro pulsioni plasmate su  donne-marketing, del diktat del godi subito senza desiderio, del sesso compulsivo di cocaine, viagra e cyber erezioni. Non  è mai emerso un quadro più mortifero e triste. E’ precisamente questo il disagio profondo. Il senso di morte che esce da tutta la sottocultura televisiva, quella apprezzata dal direttore Masi, per capirci.  E la piazza è stata una risposta di vita esplosiva. Le ragazze dell’ Olgettina aggiungono e confermano intuizioni:  disprezzano Berlusconi. Gli dicono che è vecchio, faccia di merda.  Nessuna ha detto: “che  bella notte ho passato” o “ è stato bellissimo”.  C’è un sentimento di  nausea e di disgusto

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Grasso e le donne

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Gad Lerner su Vanity Fair:

Dopo vent’anni abbondanti di lavoro in televisione contravverrò parzialmente, per una volta, alla regola che da solo mi ero autoimposto fin dall’inizio: mai replicare alle recensioni dei critici, per rispetto della loro autonomia di giudizio. Niente ringraziamenti quando parlano bene, niente proteste quando parlano male, niente precisazioni o arruffianamenti sotterranei. Che sia proibito a chi fa tv intrecciare un dialogo con chi per mestiere valuta le sue creature. Se faccio un’eccezione con Aldo Grasso, che detiene la rubrica televisiva sul “Corriere della Sera” da prima ancora che io cominciassi a lavorare nell’elettrodomestico rettangolare, è perché sono reduce da una manifestazione promossa da donne arrabbiate che hanno fatto sentire efficacemente la loro voce in ogni contrada d’Italia. Da decenni la questione femminile non assumeva nel nostro paese un tale rilievo pubblico, dando luogo a discussioni appassionate e civili, nonostante il ministro dell’Istruzione che ha qualificato in anticipo le manifestanti come “poche radical-chic” (peccato che la Gelmini non legga Grasso, altrimenti avrebbe potuto mutuarne la variazione altrettanto sarcastica ma più originale di “sinistra Vanity Fair”). Cosa c’entra Aldo Grasso con le donne arrabbiate, vi chiederete? Per carità, poco o nulla. E’ solo per via del suo mestiere, il critico televisivo. Possibile che non fosse venuto in mente a lui di esercitare, nel corso della sua lunga carriera, una critica al modo in cui sono mostrate e trattate le donne nella tv italiana? Eppure inchieste comparative sul trattamento dell’immagine della donna nelle diverse

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Ballata delle Donne di Edoardo Sanguineti

quando ci penso, che il tempo è passato, le vecchie madri che ci hanno portato, poi le ragazze, che furono amore, e poi le mogli e le figlie e le nuore, femmina penso, se penso una gioia: pensarci il maschio, ci penso la noia:

quando ci penso, che il tempo è venuto, la partigiana che qui ha combattuto, quella colpita, ferita una volta, e quella morta, che abbiamo sepolta, femmina penso, se penso la pace: pensarci il maschio, pensare non piace:

quando ci penso, che il tempo ritorna, che arriva il giorno che il giorno raggiorna, penso che è culla una pancia di donna, e casa è pancia che tiene una gonna, e pancia è cassa, che viene al finire, che arriva il giorno che si va a dormire:

perchè la donna non è cielo, è terra carne di terra che non vuole guerra: è questa terra, che io fui seminato, vita ho vissuto che dentro ho piantato, qui cerco il caldo che il cuore ci sente, la lunga notte che divento niente

femmina penso, se penso l’umano la mia compagna, ti prendo per mano.

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Uno sguardo alla manifestazione di Milano…

Questi sono alcuni scorci del 13 febbraio a Milano, grazie alle foto della splendida Emanuela Chiarini!

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13 febbraio

Sorelle d’Italia, l’Italia s’è desta d’un cerchio di rose s’è cinta la testa. Dov’è la Vittoria? Le porga la mano che a nessun sovrano più serva sarà! Sorelle d’Italia, se non ora quando insieme cantando rivolta sarà? Sorelle d’Italia, bambine e bisnonne di tutte le donne il canto sarà! Noi siamo da secoli calpeste e derise perché siamo donne, PERCHE’ SIAM DIVISE.

Per favore, non ci dividiamo in inutili discussioni, accettiamoci con i nostri diversi punti di vista, anche con i nostri limiti, le nostre imperfezioni! E godiamoci la grande giornata che si poreannuncia!

scritto da Mafaldaviola

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Sul TG2

Il 10 febbraio, nell’edizione delle 20,30 il Tg2 ha mandato in onda questo servizio sulla manifestazione del 13: cosa ne pensate? E’ il numero 8.

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Regione Lombardia: grande imbarazzo

Riceviamo da Infodiritti.it e pubblichiamo:

IL TAR SI TIENE AL LARGO E RESTITUISCE ALLA REGIONE LOMBARDIA LA ZAVORRA POLITICA DEL 15 A 1 E’ stata emessa la sentenza nel processo celebrato al TAR Lombardia per l’annullamento della nomina dei 16 assessori, 15 uomini e 1 donna, per contrasto con lo statuto regionale e con la normativa europea in materia di riequilibrio di genere recepita dall’Italia due mesi prima della nomina degli assessori regionali.   Il ricorso è stato ammesso nel luglio del 2010 e dopo l’udienza del 15 settembre è stato discusso nella udienza dibattimentale del 17 dicembre davanti a nuovi giudici. Leggendo la sentenza l’impressione che se ne ha è che il Tar sia andato fuori tema. Non si legge niente sull’art. 11 dello statuto lombardo nè sull’art. 1 del codice delle pari opportunità modificato su pressione europea nel gennaio 2010, ma è così o no ? Lo chiediamo agli avvocati Ileana Alesso, Massimo Clara e prof. Marilisa D’Amico, ordinario di diritto costituzionale alla Università Statale di Milano, che hanno rappresentato le ragioni dei ricorrenti e di due associazioni, di DonneInQuota di Milano e di UDI nazionale, intervenute nel processo a supporto delle quattro ricorrenti e della Associazione art. 51 Laboratorio di democrazia paritaria. “Il TAR ha circumnavigato l’argomento rimanendo al largo senza mai approdare a terra. E l’effetto, per inerzia, è che la situazione rimane tale e quale. La sentenza sarà pubblicata sui siti delle Associazioni per le quali vi è stata finalmente, nonostante la radicale opposizione della Regione

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