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Il nostro 2009

Ecco la lettera che insieme a molte rappresentanti di istituzioni, abbiamo inviato al Presidente Napolitano, prendendo spunto dalla nostra Costituzione.

LETTERA CONDIVISA

Due giorni fa abbiamo pubblicato la mozione al senato del Pd che prende spunto dal nostro documentario per chiedere una corretta immagine delle donne in tv.

Serviranno queste iniziative? Mi chiedete sul blog, su face book.

Si.

Come ho già avuto modo di scrivere, servono, ma serve anche e di più la nostra partecipazione attiva.

Servono le mozioni  al Senato e i cittadini che si ricordano di farle applicare.

Servono le lettere al nostro Presidente, e poi serve di più che si rammenti ai media degli impegni presi.

Serve produrre il documentario Il Corpo delle Donne, e non mollare la presa e continuare con il monitoraggio televisivo giornaliero (gran fatica, grazie a Cesare e al suo piccolo team di volontari).

Dobbiamo abbandonare l’idea che sia sufficiente eleggere dei rappresentanti politici che tutelino i nostri interessi. Non è così, non è più così da tempo, magari sarà diverso in futuro.

Questo è il problema oggi per gli  uomini e ancor più per le  donne. In una vita piena di lavoro, famiglie, doveri, nelle nostre vite di corsa dove ci si divide tra mille impegni, trovare il tempo della consapevolezza, della presa di coscienza, della militanza o dell’impegno, è durissima. Mezz’ora al giorno, consigliavo su L’Unità del 31 agosto 2009 .

Basta mezz’ora al giorno. Tutti insieme mezz’ora al giorno.

Cio’ che di buono ho imparato in molti anni di …

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Qualcosa si muove?

Riportiamo qui di seguito una mozione dei senatori del PD che prende spunto dal nostro documentario e che indica nell’educazione ai media, così come per il nostro Nuovi Occhi per la TV, la strumento principale per il cambiamento.

Al Senato una mozione PD per una corretta immagine delle donne

(ASCA) – Roma, 18 dic – “Impegnare il governo ad assumere iniziative perché il sistema radiotelevisivo pubblico svolga un’opera di sensibilizzazione al rispetto della diversità di genere e della dignità delle donne e perché nelle scuole siano avviate campagne di informazione per aiutare i giovani a difendersi dagli stereotipi di genere”. È questo lo scopo principale di una mozione sul rapporto tra donne e media presentata dal gruppo del Pd al Senato, di cui è prima firmataria Vittoria Franco e che è stata sottoscritta dalla presidente Anna Finocchiaro, dai vicepresidenti Luigi Zanda, Nicola Latorre e Felice Casson e da tutti i senatori democratici.

La mozione richiama un analogo documento approvato all’unanimità dall’Aula del Senato il 13 settembre 2009. “A causa della mancata attuazione degli impegni presi da parte del governo in quell’occasione – scrivono i senatori del Pd – si ritiene necessario portare all’attenzione di questa Assemblea un’altra mozione, considerato che non solo dalla prima mozione nulla è cambiato, ma sicuramente la situazione del rapporto tra la figura ed il ruolo delle donne nella realtà a causa della rappresentazione distorta che ne fanno i media è senza alcun dubbio degenerata. La grande visibilità e,

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Con gli occhi aperti

Questa mattina mio figlio, che sta scoprendo la musica degli Anni ’70, fa partire a manetta questa canzone di De Gregori:

W l’Italia

W l’Italia è di trent’anni fa.

C’è un’Italia derubata nel testo del ’79, un’Italia del 12 dicembre.

E anche un’ Italia assassinata dai giornali e un Italia presa a tradimento.

E pure un’Italia dimenticata e un‘Italia che avremmo voglia di dimenticare e un’Italia che si dispera.

“Viva l’Italia, l’Italia liberata, l’Italia del valzer, l’Italia del caffè. L’Italia derubata e colpita al cuore, viva l’Italia, l’Italia che non muore. Viva l’Italia, presa a tradimento, l’Italia assassinata dai giornali e dal cemento, l’Italia con gli occhi asciutti nella notte scura, viva l’Italia, l’Italia che non ha paura. Viva l’Italia, l’Italia che è in mezzo al mare, l’Italia dimenticata e l’Italia da dimenticare, l’Italia metà giardino e metà galera, viva l’Italia, l’Italia tutta intera. Viva l’Italia, l’Italia che lavora, l’Italia che si dispera, l’Italia che si innamora, l’Italia metà dovere e metà fortuna, viva l’Italia, l’Italia sulla luna. Viva l’Italia, l’Italia del 12 dicembre, l’Italia con le bandiere, l’Italia nuda come sempre, l’Italia con gli occhi aperti nella notte triste, viva l’Italia, l’Italia che resiste.”

Vorrei chiamare De Gregori, subito. Dirgli che la canzone è ancora attuale, attualissima, che potrebbe averla scritta oggi…

Però.

Nella canzone c’è anche un’ Italia che non ha paura, un’Italia che è ancora tutta intera. Un’Italia che lavora e che, incredibilmente, si innamora.

C’è una Italia con le bandiere e un ‘Italia che tiene gli …

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La vita come estranea

E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole in un viavai frenetico.

Non sciuparla portandola in giro in balìa del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea.

Constantinos Kavafis

Quando cito questa poesia e i “simpatici intellettuali” mi dicono con supponenza che la conoscono già, li osservo con attenzione e il più delle volte scopro, così come mi aspettavo, che la poesia in questione gli è entrata da un orecchio e gli è uscita dall’altro, senza lasciarvi traccia.

Ho imparato negli anni a cercare di non tirarmela più di tanto: giusto il minimo sindacale. E di conseguenza leggo questa poesia da tempo, la so a memoria ma la ripasso ogni tanto mentalmente. Spesso mi colgo in castagna. Ho passato anni della mia vita durante i quali, senza rendermene conto, la mia vita era diventata una stucchevole estranea: è stato un duro percorso riappropiarmene. Quando ti allontani molto da chi sei veramente, trovare la strada del ritorno è dura. Succede anche che il “ritorno a casa” corrisponda al deserto interiore o all’angoscia. A quel punto si può scegliere di continuare a portare in giro la propria vita “in balia del quotidiano gioco balordo degli inviti” o mettersi a lavorare per riavvicinarsi a se stessi. Il lavoro su IL CORPO DELLE DONNE è frutto di una conquistata e sudata capacità di concentrarsi su ciò che conta

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Metterci la faccia (3)

“C’è una ruga che parte dalla mia tempia e termina sotto l’occhio destro. Esita, vacillando lievemente, incerta su dove vuole arrivare. È la strada che percorremmo un giorno in Provenza, quando si era fatto tardi ed avevamo fame e voglia di fare l’amore e non si trovava un albergo, e questa strada continuava tra i campi di lavanda e io sudavo e tu non ti perdevi d’animo, e infine arrivammo.

Poi c’è una ruga, piccola ma profonda, tra le sopracciglia. Breve come la telefonata che veniva da lontano a farmi piangere, come la notte passata ad aspettare notizie, come un’inutile preghiera.

“Ci sono due rughe sottili agli angoli della mia bocca. Quelle sono le risate convulse tra i banchi di scuola, all’ultima ora del venerdì, o ai funerali, quando non si dovrebbe ridere ma non si riesce a smettere, o nella penombra di un cinema, o le risate per i comici di piazza nelle sere morbide d’estate quando avevamo un po’ bevuto.

Il ventaglio di segni intorno ai miei occhi, invece, sono giornate di sole accecante sul mare, gite in barca tra le isole greche col salmastro che brucia la pelle e vino bianco nei calici verdi e parole leggere come il vento. E svolte improvvise, pianti immotivati, litigi, letture notturne fino alle ore piccole senza poter posare il libro, sorprese, delusioni, innamoramenti.

Le rughe sulla mia fronte sono come le onde del mare, come l’orizzonte di colline del mio paese, come i capelli di mia figlia quando si scioglie …

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12 dicembre 2009: Viva la Patria

Il significato del termine Patria è Terra dei Padri, ed anche “unione dei popoli che vivono sotto le medesime istituzioni ed hanno generalmente un solo linguaggio”.

40 anni fa, venerdì 12 dicembre 1969, alle 16.37, in Piazza Fontana a Milano scoppiò una bomba ad alto potenziale. Messa nell’ufficio di una banca piena di persone da alcuni militanti neo-fascisti, uccise 18 persone e ne ferì un centinaio. 14 morirono subito, 3 nei giorni e mesi successivi per le ferite e la 18esima morì nella notte tra il 15 e il 16 dicembre: era Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico ingiustamente sospettato di essere uno dei responabili della strage e in quel momento sotto interrogatorio alla  alla questura di Milano. Dei feriti molti rimasero senza braccia o gambe. Si ritiene che elementi deviati dei servizi segreti abbiano depistato le indagini fin dall’inizio e negli anni successivi per impedire che si giungesse alla verità.

Non è vero che non ci sia una verità su Piazza Fontana. Secondo l’Associazione vittime di Piazza Fontana le indagini hanno alla fine chiarito chi sono i colpevoli. Solo che non esiste una sentenza di condanna. E’ importante leggere e informarsi su Piazza Fontana e poi discuterne. Raccontate a chi non sa, a chi è troppo giovane, a chi ha dimenticato. Non dimentichiamo quel 12 dicembre 1969 e rendiamo così noi tutti giustizia ai fatti e alle persone. E’ importante, perché quel giorno ha contribuito a rendere meno credibile lo Stato. E senza ricordare e diffondere la verità …

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Il Rispetto

Ero ieri alla presentazione del libro di Monica Lanfranco dal titolo “Letteralmente Femminista”. Monica è una ”femminista storica”, nel senso che da 30 anni si occupa di donne: www.mareaonline.it.

L’ho conosciuta da pochi mesi perché mi aveva invitata a tenere una presentazione de IL CORPO DELLE DONNE a Genova; il video “I am a Feminist” l’ho preso dal suo sito. Ci siamo viste 3 volte.

Io non sono una “femminista storica”: coetanea di Monica, non ho mai partecipato al movimento femminista, non ho mai fatto autocoscienza, non ho quasi mai partecipato a manifestazioni femministe.

All’epoca in cui Monica scendeva in piazza, io frequentavo un Master in Economia dove le donne erano l’ 8%. Immagino che quando Monica lottava per i diritti delle donne, io entravo in una multinazionale straniera dove per molto tempo sono stata l’unica donna manager. Quando lei si sedeva in circolo insieme alle sue compagne donne per fare autocoscienza, io sedevo intorno ad un tavolo insieme agli altri dirigenti tutti uomini per discutere del business plan.

Monica ed io abbiamo un passato molto diverso.

Sul sito di www.womenomics.it alla voce “chi siamo” tempo fa leggevo: “In Italia la maggior parte degli interventi viene però spesso da donne che appartengono alla generazione over 50, quella che ha portato avanti la battaglia del femminismo con autonomia e originalità ma nelle cui rivendicazioni le donne della generazione successiva si ritrovano poco. Perché il loro contesto di vita è diverso, i loro compagni sono uomini diversi, la loro situazione di …

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