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"Restate con noi. E a Testa alta"

“Restate con noi. E a Testa alta”

 

“Lottare contro le discriminazioni significa evidentemente aprire a tutti i cittadini i dispositivi del diritto comune ed anche le più belle istituzioni della Repubblica. Noi vogliamo dire qualcosa in particolare agli adolescenti ed alle adolescenti di questo paese, agli adolescenti che sono stati feriti, disorientati in questi ultimi giorni, che hanno provato uno sgomento immenso, profondo, che hanno scoperto una società in cui la sublimazione dell’egoismo ha permesso ad alcuni di protestare rumorosamente contro i diritti degli altri. Noi vogliamo semplicemente dire loro che, nella loro singolarità, sono al loro posto, nella società, che noi riconosciamo loro un posto nella società, con il loro mistero, talento, difetti, le loro qualità e le loro fragilità. Perché è questa la singolarità di ognuno e ognuna di noi, indipendentemente da ogni scelta sessuale, ciascuno e ciascuna di noi è singolare. Ed è proprio questa la forza della società, la condizione stessa delle relazioni umane alla base della società stessa. Allora noi diciamo loro: se siete presi dalla disperazione, scrollatevi tutto ciò di dosso, sono solo parole che presto voleranno via. Voi però restate con noi e tenete la testa alta. Non avete niente da rimproverarvi. Lo diciamo forte e chiaro, con voce potente: perché come diceva Nietzsche le verità uccidono, quelle che tacciamo diventano velenose. Grazie a voi tutti.”

 Mentre in Italia i miserevoli bisticci della cattiva politica continuano ad avvilire e impantanare il paese, qui in Francia, crisi o non crisi, qualche passetto in avanti è stato fatto. Gran parte dell’opinione

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Franca

Franca

Oggi alle h 11 al Teatro Strehler di Milano si terrà il funerale laico di FRANCA RAME, che aveva espresso il desiderio prima di morire di avere tante donne ad accompagnarla e vestite di rosso.Questa era FRANCA.L’ho vista a teatro innumerevoli volte, già da ragazzina.Io non ho un percorso politico da raccontare e non ho un ricordo di lei solo come attivista di sinistra. A me di FRANCA colpiva la capacità di declinare impegno sociale e femminile evidente, senza paura, anche in quegli anni in cui se non eri in sandalo gonnellona e rigorosamente struccata, era difficile che potessi far parte del “Movimento”.  FRANCA invece si prendeva la libertà del tacco alto, dei capelli biondissimi e cotonati, dei vestiti iperfemminili e del trucco marcato: glielo concedevano solo perché era la moglie di Dario, era evidente.

A me questa manifestazione della sua femminilità esteriore in modo così evidente piaceva moltissimo, era l’espressione di un femminile interiore di cui sentivo il bisogno e che mi rassicurava sulla possibilità di essere impegnate e femminili al contempo. Sarebbe piaciuta Franca alle ragazzine che incontro nelle scuole oggi; e ancor di più sarebbe piaciuto loro... Continua a leggere...

Lui o Lei? Sei Maschio o sei Femmina?

Lui o Lei? Sei Maschio o sei Femmina?

 Ricevo dal primo giorno di apertura del blog moltissime mail di gay, lesbiche, transgender, queer che mi raccontano di loro. Io sono felice come una pasqua di questa apertura, e ripeto il mio motto “Apriamo le gabbie” che ci impediscono di librarci in volo. Io comprendo, mi emoziono e mi commuovo leggendo ciò che mi scrivono. Giacomo qui ci propone il suo punto di vista, ci siamo conosciuti con l’autore  ventenne che qui scrive, ad un convegno e abbiamo socializzato. Lui mi apre mondi, io mi ci addentro. Io mi sento donna e femmina fino al midollo :-). Sarà generazionale. Ma di fronte alla proposta di Giacomo Tirelli non mi ritiro, indago e rifletto. Altri approfondimenti seguiranno.

 

“Uomini e donne. Lui e lei. Men and women. Maschietti e femminucce. Proprio non ci si riesce a distaccare da questo modo binario di contrassegnare due individui di sesso opposto. Queste distinzioni vengono create a livello mentale attraverso il linguaggio proprio di una cultura, determinando ciò che qualcosa è da quello che non è infatti si viene a generare una diversità tra uno e l’altro. Dire ‘il mio amico nero’, per esempio, già sottolinea l’attribuire inconsciamente importanza a una caratteristica propria dell’individuo che spesso diventa oggetto di contrasto con il mio ‘essere’ in questo caso bianco. Quindi categorizzare chi è uomo e chi è donna solamente in base alle loro distinzioni fisiche (come il colore della pelle così il corpo) è da ritenersi sbagliato. Come si è visto con il movimento femminista e

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Salve, sono Lucia D’Aprea ho 18 anni e

a distanza di circa due mesi, ho l’occasione e il modo di buttare giù quattro righe di pura mia riflessione;

prendendo spunto dalla presentazione avvenuta il 19 gennaio ad Arezzo, del libro “Senza chiedere il permesso” di Lorella Zanardo, con il dibattito che si è tenuto poi dopo.

Devo ringraziare proprio lei, perché mi ha dato quella scintilla, quell’input per mettere in circolo tutte quelle perplessità e riflessioni che noi giovani ci troviamo ad affrontare tutti i giorni, ma che purtroppo siamo costretti a reprimere, e ci ritroviamo così,  senza dare minimamente spazio a quello che noi davvero vogliamo e a come vogliamo affrontare la vita di tutti i giorni.

In ogni momento della giornata, ci troviamo davanti un mondo che non ci rispecchia per quello che siamo, basta guardare una rivista, un comune giornale, una trasmissione in televisione, un manifesto pubblicitario e quant’altro, per renderci conto che tutto ciò che appare è praticamente perfetto.

Perfetto credo che sia il termine giusto, credo che questo mondo sia una totale maschera dell’ apparire, belli e perfetti, del tipo:

“se non sono così.. non li vogliamo..”

Provo davvero tanta tristezza per  le ragazze della mia età, che per adattarsi in questa società fanno di tutto per somigliare a quei canoni che ci vengono continuamente trasmessi.

Omologandosi e annientando del tutto la loro personalità, spesso non rendendosene nemmeno conto.

Ad Arezzo, in quel dibattito sono intervenuta a nome mio e non solo. Ma sono intervenuta …

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Il Femminicidio non Esiste, lo dicono i Negazionisti

Fabrizio Tonello, Davide De Luca, “Daniele”, Sabino Patruno. Sono, nell’ordine, un docente di Scienza dell’Opinione Pubblica, un giornalista a cui “piacciono i numeri e l’economia”, un laureato in filosofia che scrive per Vice e un notaio. Cos’hanno in comune è presto detto: una serie di post (sul Fatto quotidiano, Il Post, Quithedoner, Noisefromamerika), pubblicati a distanza ravvicinata e decisamente simili nei contenuti, nelle conclusioni e nel commentarium, nei quali dichiarano il femminicidio vicenda montata mediaticamente e fondata su numeri sbagliati. Ci sono, naturalmente, varianti nei toni usati: da quelli gelidi di Tonello nel distinguere l’assassinio di una donna dallo sfregio con l’acido (“dalla tomba non si esce, dall’ospedale sì”), a quelli sprezzanti di De Luca, passando per l’esposizione dotta di Patruno fino alla “bava alla bocca” delle “neofemministe” evocata con compiacimento da Davide-Quit the doner. Cosa altro hanno in comune questi post, a livello generale? La sensazione che, tutti, si rivolgano a interlocutori che hanno le sembianze di spettri, e che quegli spettri esistano solo nella loro testa, si tratti di giornalisti distratti, politici occhiuti, femministe, appunto, bavose. Non donne e uomini reali, ma caricature. Come se la denuncia del femminicidio venisse da un soggetto unico, che è facile incarnare nel vecchio stereotipo della femminista arrabbiata, livorosa, profittatrice, isterica, bisbetica. Le argomentazioni, infatti, non vengono quasi mai riferite a chi le ha effettivamente usate: si denuncia all’ingrosso complottismo, uso sbagliato o addirittura truffaldino dei dati, voglia di sensazionalismo, senza mai fare nomi e cognomi; come se …

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Lettera da Berlino o "del Ricominciare"

Lettera da Berlino o “del Ricominciare”

Questa lettera di Livia è  l’inizio di qualcosa. Mi arriva la mail di Livia da Berlino e contemporaneamente mi arrivano mail di ragazze, giovani donne e ragazzi che mi raccontano che stanno intraprendendo. C’è fermento. Sto riflettendo. Mi interessa. Ci occuperemo di questo prossimamente.

12.05.2013: Con oggi anche la rassegna ALICE ALLO SPECCHIO è terminata: un mese di dibattiti, discussioni, presentazioni e, per me, grandi scambi. Devo ancora rielaborare imput, impressioni, voci. Sono state delle settimane intense, almeno per la parte del programma che mi ha riguardata. Ringrazio di cuore Lorella Zanardo, Slavina, Loredana Lipperini e Alina Marazzi che si sono alternate durante le ultime due settimane, passandosi la palla di mano in mano con entusiasmo, estrema curiosità e attenzione rispetto a questo nuovo contesto che andavano ad esplorare grazie anche alla guida di noi organizzatrici.

Ognuna di loro ha lasciato a me (e a chi, con me, ha seguito questo percorso) molto materiale e molto spazio per riflettere e continuare ad agire in modo consapevole, con caparbietà e fiducia rispetto al fatto che NON È TUTTO INUTILE ciò che, giornalmente, nel proprio minuscolo microcosmo, si sta facendo per migliorare questo mondo. Farò tesoro delle conversazioni fatte con loro in pubblico o in in momenti d´intimità e di svago e spero che questo facciano anche i partecipanti e le partecipanti agli incontri di ALICE ALLO SPECCHIO. In molti e in molte ci hanno ringraziate, perchè sí, sembra superficiale organizzare una rassegna “culturale”, ma da dove cominciare altimenti? Come …

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#TISALUTO

#TISALUTO

In Italia l’insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni.

Spesso abbiamo subito commenti misogini, dalle considerazioni sul nostro aspetto fisico allo scopo di intimidirci e di ricondurci alla condizione di oggetto, al violento rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di giudizio.

In Italia l’insulto sessista è pratica comune perché è socialmente accettato e amplificato dai media, che all’umiliazione delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo.

Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.

A gennaio di quest’anno il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori razzisti, ha lasciato il campo. E i suoi compagni hanno fatto altrettanto. Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa.

L’abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo. L’abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli.

Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni.

Pensate se donne e uomini di buona volontà non partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).

Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto.

Sarebbe un modo pubblico per dire:

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