Metterci la faccia

Metterci la faccia (5)

Ogni tanto questo blog, come molti di voi sanno, è a disposizione di chi ci legge e che, nelle cose che fa, ci mette la faccia.

C’è bisogno di facce, facce vere, facce che raccontano di una vita che non si ferma all’apparenza.

Volti alternativi ai “non volti” televisivi e pubblicitari.

Che raccontano di noi a chi ci incontra.

Qualche giorno fa sono stata invitata all’incontro in cui Emma Bonino si presentava alle donne del Lazio. Pareva una bella festa, niente a che vedere con i comizi politici a cui talvolta assisto e che mi appaiono spesso artefatti. Ve lo racconto in modo totalmente imparziale: abbiamo deciso che l’obbiettivo che ci siamo posti noi de Il Corpo delle Donne, cioè quello  di innalzare il livello di consapevolezza delle donne italiane su come veniamo rappresentate dai media, sia più condivisibile se ci manteniamo al di fuori dei partiti politici.

EMMA BONINO: TI PUOI FIDARE”: chi altri potrebbe reggere dei manifesti elettorali improntati alla fiducia?, pensavo. Lo sanno bene le agenzie di pubblicità che un claim così, se non fosse veritiero si rivelerebbe un boomerang pericoloso.

Il Corpo di Emma sul palco mi appariva sorprendentemente giovane: i suoi gesti, la passione con cui comunica, un improvviso movimento della testa, un sporgersi improvviso verso un interlocutore, anche i passi di danza appena accennati quando è partita la bella sigla finale. Emma Bonino, consideravo, comunica con il corpo ed è un fatto raro qui da noi. Con il corpo è più difficile mentire

Continua a leggere...

Metterci la faccia (4)

Ogni tanto questo blog è a disposizione di chi ci legge e che, nelle cose che fa, ci mette la faccia.

Oggi ospitiamo Maria Giovanna Stabile e il racconto di 35 anni della sua vita in 6000 battute.

Quella di Maria Giovanna è anche una bella storia di Femminismo, quello vero e accogliente, di cui è importante venire a sapere per comprendere.

C’è bisogno di facce, facce vere, facce che raccontano di una vita che non si ferma all’apparenza.

Volti alternativi ai “non volti” televisivi e pubblicitari.

Che raccontano di noi a chi ci incontra.

Mettiamoci la faccia.

Scarpe bianche e nere con tacco a spillo: immersa nei miei pensieri, seguo il passo ondeggiante di una ragazza che mi precede. Milano, via Brisa: è l’intervallo del pranzo, la strada è piena di giovani che cercano un posto dove mangiare. Io ho appuntamento con Anna, mia figlia, che da qualche tempo non abita più con me. La trattoria nella casa di via Morigi 8, la casa occupata dai giovani dei movimenti negli anni 70 che sta per essere ristrutturata da una banca: poco lontano, il portone chiuso del Cicipciciap, il locale storico delle femministe milanesi.

Non sono mai entrata al Cicipciciap. Ho conosciuto le femministe nel ’77: appena laureata in medicina tenevo con una collega corsi sulla salute della donna nei locali del Consultorio di Via Albenga, tra l’Ospedale San Carlo e lo stadio San Siro. E’ là che ho incontrato il Gruppo delle donne di via Albenga.

Arrivata a Milano …

Continua a leggere...

Metterci la faccia (3)

“C’è una ruga che parte dalla mia tempia e termina sotto l’occhio destro. Esita, vacillando lievemente, incerta su dove vuole arrivare. È la strada che percorremmo un giorno in Provenza, quando si era fatto tardi ed avevamo fame e voglia di fare l’amore e non si trovava un albergo, e questa strada continuava tra i campi di lavanda e io sudavo e tu non ti perdevi d’animo, e infine arrivammo.

Poi c’è una ruga, piccola ma profonda, tra le sopracciglia. Breve come la telefonata che veniva da lontano a farmi piangere, come la notte passata ad aspettare notizie, come un’inutile preghiera.

“Ci sono due rughe sottili agli angoli della mia bocca. Quelle sono le risate convulse tra i banchi di scuola, all’ultima ora del venerdì, o ai funerali, quando non si dovrebbe ridere ma non si riesce a smettere, o nella penombra di un cinema, o le risate per i comici di piazza nelle sere morbide d’estate quando avevamo un po’ bevuto.

Il ventaglio di segni intorno ai miei occhi, invece, sono giornate di sole accecante sul mare, gite in barca tra le isole greche col salmastro che brucia la pelle e vino bianco nei calici verdi e parole leggere come il vento. E svolte improvvise, pianti immotivati, litigi, letture notturne fino alle ore piccole senza poter posare il libro, sorprese, delusioni, innamoramenti.

Le rughe sulla mia fronte sono come le onde del mare, come l’orizzonte di colline del mio paese, come i capelli di mia figlia quando si scioglie …

Continua a leggere...

Metterci la faccia (2)

Non al potere, ma a chi lo nutre

Il potere è tale solo se al suo cospetto si radunano le nostre intelligenze. Non inchinate i vostri talenti a quanti li consumeranno per il proprio gozzoviglio. Non mercificate di padrone in padrone ciò che non può essere passato di mano in mano. Non permettete che i compromessi smarriscano il confine fra la necessità di sopravvivere e la cupidigia di accumulare a discapito dell’altro. Se di rado è possibile decidere del proprio talento, sempre si può scegliere il limite entro il quale sottometterlo. In un mondo dove ciascuna eccellenza si offrisse non al servizio dell’uno ma dell’umanità tutta, il potere perderebbe la radice del proprio sostentamento in favore di una diffusa possibilità di esistere, che voi negate, sovente a voi medesimi. (Giorgia Vezzoli)

Ogni tanto questo Blog sarà a disposizione di chi ci legge e che, nelle cose che fa, ci mette la  faccia.

Oggi ospitiamo Giorgia Vezzoli, le sue poesie e il suo volto.

C’è bisogno di facce, facce vere, facce che raccontano di una vita che non si ferma all’apparenza.

Volti alternativi ai “non volti” televisivi e pubblicitari.

Che raccontino di noi a chi ci incontra.

Mettiamoci la faccia.…

Continua a leggere...

Metterci la faccia (1)

Mettere la faccia in ciò che si fa può significare metterci la propria vita. Natalia Estemirova era una giornalista russa che indagava sulla violazione dei diritti umani in Cecenia e per questo è stata uccisa. Aveva ricevuto il premio Anna Politovskaya, un’altra donna che metteva la faccia in ciò che scriveva. Le donne che in questo momento in giro per il mondo sono in prima linea per difendere la libertà sono tante, in Palestina, in Cina, in Iran solo per ricordarne alcune. Donne che spesso hanno famiglia e rischiano la vita perché vengano rispettati i diritti fondamentali di tutti. La notizia della morte di Natalia l’ho letta mentre preparavo un post su Mercante in Fiera, dove la Gatta Nera in tenuta sadomaso ancheggia davanti ad un pubblico a casa fatto di bambini. E ho provato un forte imbarazzo, una nausea insostenibile pensando al ciarpame di cui ci dobbiamo liberare prima di poterci occupare di cose che contano. Ecco, agli uomini che scrivono al blog chiedendo con affetto come possono contribuire alla nostra denuncia, chiederei solidarietà e comprensione. Solidarietà nel portare avanti un’istanza che ci permetta di vivere in un Paese dove il rispetto per le donne sia garantito. Comprensione per le tante di noi che anelano ad occuparsi di temi urgenti, belli, importanti ma che sentono il dovere innanzitutto di occuparsi della loro dignità di individui, senza la quale diventa difficile costruire un contesto in cui crescere giovani donne e giovani uomini. Quanto tempo dedicato, a volte penso tempo di

Continua a leggere...

Metterci la faccia

Ha scritto Nadia Urbinati su Repubblica che, di fronte a quanto sta accadendo in Italia, il silenzio di noi donne ammorba l’aria.

Grechine e veline italiane si sono avvicendate negli ultimi tempi sui quotidiani di tutto il mondo, così come grechine e veline sono le donne che pullulano in tv e che vengono descritte ne IL CORPO DELLE DONNE.

Perché non ci ribelliamo? Perché non ci occupiamo della nostra dignità? Voci di critica, di sconcerto, di denuncia si sono avvicendate negli ultimi tempi, ma non sembra che basti.

Deve sentirsi forte lo sdegno e l’opposizione allo sfruttamento vergognoso del corpo femminile nei media, da parte di tutte le donne italiane, altrimenti le nostre denunce cadranno nel vuoto.

Lo dimostra il fatto che mentre protestavamo, probabilmente in pochi, è partita una trasmissione preserale che strumentalizza pesantemente il corpo femminile. Ai dirigenti di Canale 5 non deve essere giunta l’eco del nostro sdegno.

Di seguito il video di Sarabanda, il programma di intrattenimento trasmesso da Canale 5 dal lunedì al venerdì dalle 18.50 alle 20, condotto da Teo Mammuccari e Belen Rodriguez. La puntata che vedete è andata in onda il 19 giugno. In questa fascia oraria il pubblico comprende un’ampia percentuale di bambini e ragazzi.

Le immagini che vedete sono state trasmesse alle 19.40 circa. Subito prima il collegamento con il Tg5, condotto da Cesara Buonamici, con le anticipazioni delle notizie del telegiornale che va poi in onda alle 20.

Questa struttura, cioè le anticipazioni del tg mandate in onda subito

Continua a leggere...

Fare la propria faccia

Nella trasmissione L’Infedele del 4 maggio, Gad Lerner mandava in onda alcuni minuti del nostro video IL CORPO DELLE DONNE. Alla visione di alcuni volti televisivi visibilmente modificati dalla chirurgia estetica, Margherita Hack interveniva sostenendo che quelle donne erano più brutte che se avessero mostrato la loro vera età. Questa è anche l’opinione di molte di voi che scrivono al nostro blog: la chirurgia estetica che interviene in modo massiccio sul volto rende, secondo l’opinione qui espressa, più brutte.

Credo che sia in fondo un fatto poco rilevante definire se gli interventi chirurgici rendano più o meno belle le persone, uomini e donne.

La carrellata dei volti proposti nel nostro documentario, molti rifatti, altri al naturale, volevano portare all’attenzione e ad una successiva riflessione l’importanza del ruolo svolto dal volto umano nelle relazioni sociali, la comunicazione espressa dai volti in tv e soprattutto la ricaduta sociale della scomparsa dei volti.

Quali effetti scaturiranno dalla rimozione delle nostre facce?

Faccia ha la stessa radice del verbo fare, quindi in un certo senso noi facciamo la nostra faccia. La mia faccia è fatta dalla mia vita, dalle esperienze che ho avuto, dai dolori che ho provato, dalle gioie che ho condiviso. Lo spiega bene James Hillman nel suo “La Forza del Carattere”.

Ho il diritto di privare il mondo della mia faccia? Posso incontrare l’Altro nascondendomi dietro la mia “non faccia”?

Sono domande su cui urge riflettere, prima che la chirurgia estetica spazzi via i nostri volti.

La domanda è profonda e

Continua a leggere...