Cambiare il mondo

Non accettiamo il pensiero dominante

“…Dopo la realizzazione de Il Corpo delle Donne, fin da subito avremmo voluto fare qualcosa per incidere concretamente sull’offerta della televisione. Per prima cosa, abbiamo passato giorni interi tra i libri: quelli che avevamo in casa, poi quelli delle librerie e delle biblioteche che già conoscevamo ma che andavano ripresi. I testi di critica televisiva abbondano, e già lo sapevamo. Centinaia di pagine fitte, che si rifanno soprattutto a filosofi come Jean Baudrillard e Guy Debord, o a sociologi come Raymond Williams. Opere che per l’alto livello culturale e la specificità degli argomenti sono difficilmente comprensibili ai più. Ci siamo resi conto che avremmo dovuto trovare un metodo accessibile a tutti, un metodo che partisse dalle immagini della tv e non dal di fuori, cioè dalla pura riflessione sui concetti. Com’è possibile, ci chiedevamo, criticare e modificare un fenomeno diffuso come la tv con testi che sono comprensibili solo da chi la tv non la guarda, in possesso di una cultura varia e complessa, da chi insomma non è il target della proposta televisiva generalista? No, non era possibile.

Se gli strumenti teorici e analitici esistevano già, cosa serviva dunque per attivare il cambiamento? Serve metterli in campo, quegli strumenti. Serve passare dalla teoria alla pratica. Serve un atteggiamento attivo e non passivo. Serve far rispettare le regole che già esistono. Serve non accettare sempre e comunque il pensiero dominante.

In questo senso è fondamentale essere consapevoli non solo dei propri diritti, ma anche della possibilità che abbiamo tutti di …

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Il Corpo delle Donne – IL LIBRO da oggi in libreria

Ho scritto questo libro per raccontare cosa è successo in questo anno in giro per l’Italia con il documentario.

Ho scritto questo libro per dire che spegnere la tv, oggi, è un atto elitario. Che ci fa dimenticare i molti, la maggioranza, che la tv la guardano. Tanto.

E che il vero atto rivoluzionario è guardare la tv insieme a chi la guarda sempre e comunque.

Ho usato anche le vostre parole, quelle dei commenti ai post che hanno fatto crescere questo progetto.

Ho scritto questo libro sui treni, nelle pensioni, mentre portavo in giro il documentario, mentre portavo Nuovi Occhi per la TV nelle scuole.

Ho cercato di usare le parole delle donne perché credo sia venuto il momento di farle uscire, di avere il coraggio di portarle fuori.

Ne è uscito un libro militante, scritto tenendo a mente e nel cuore le ragazze e i ragazzi che vengono a sentirci nelle scuole.

Cambiare il mondo si può, non ho mai avuto dubbi.

Spero che lo leggiate, ci servirà anche per finanziare la diffusione del progetto che, ad oggi, non gode di finanziamenti.

Così inizia il mio libro:

IL TEOREMA DELLA 94

Da anni a luglio ripeto un esperimento il cui esito finale

spero mi sorprenda ma che finora mi ha dato sempre

uguale risultato.

La 94 è la linea di autobus che collega le varie fermate

della circonvallazione interna di Milano, quella denominata

anche “la cerchia dei Navigli”; si tratta di una linea molto

frequentata, che i

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Basta spegnere la TV!

“Basta spegnere la tv”!, commenta sicura la femminista radical chic seduta in terza fila. Abiti sobri, capelli grigi diononvoglia la tinta!, peccato non sia estate perché le birkenstock sono una certezza. E le donne che non appaiono come lei, sono certo nemiche.

“Basta spegnere la tv”, ribadisce a gran voce, sicuro di se, il direttore di una sede regionale, regione di “sinistra”, della Rai.

“Ma perché non spegnete la tv?”, insinua saccente la studentessa universitaria. Avrà 20 anni ma la sicurezza che le proviene da una famiglia colta, lo si annusa già a distanza.

Io, se fossi uno dei pochi operai rimasti, voterei Lega.

Anzi no. Dato che io non ho 20 anni, e sono una ancora capace di incazzarsi, io questi li contesterei duramente.

A muso duro mi alzerei e, con la voce che si fa sentire griderei: “ehi tu, bella di sinistra. E tu della sede regionale di una tv di stato. Dico anche a te ragazzetta che straparli. Spegni la tv e vai a teatro? Spegni la tv e parli con i tuoi amichetti di Baudrillard? Spegni la tv nel tuo casale nel Chianti e guardi la luna? A me mia mamma mi ha messo davanti alla tv a 3 anni. Io se non guardo il Grande Fratello che cavolo devo fare? Che a leggere con piacere si impara da bambini, e pure a teatro non ti viene voglia di andare, alla mia età e se non ti hanno insegnato a farlo”.

Vedete, durante i dibattiti da …

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Che posso fare?

Riceviamo e pubblichiamo:

“Sono d’accordo con tutti ma…non credete sia arrivato il momento di agire? Bisogna rendere consapevoli veramente TUTTI di queste cose! Io sono una ragazza di 19 anni di Roma e tutti i giorni sto male nel vedere il modo in cui noi donne veniamo umiliate, in cui noi ragazzi siamo influenzati da queste immagini degradanti di donne-oggetto. on voglio più vedere cose del genere! Non voglio più vedere ragazzi della mia età (ma anche più piccoli) influenzati così nel profondo da queste immagini tanto da non trovarle offensive ma addirittura normali e piacevoli! Voglio impegnarmi attivamente per porre fine a questa situazione che sta rovinando l’intera società e corrompendo nel profondo le nuove generazioni. Che posso fare? che POSSIAMO fare? Aiutatemi vi prego.”

Kukila…

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La Realtà

“Sono una manager, non una donna” grida stizzita Margareth al suo assistente, buttando a terra il fiore che quest’ultimo le aveva porto durante una convention.

“La Dott.ssa Santi è una donna con le palle, per questo l’abbiamo assunta” dice il direttore presentando la nuova manager al consiglio di amministrazione.

Accadeva anni fa, accade tutt’ora.

In una società dove “se non lavori non esisti”, intendendo lavoro come unica possibilità di affermazione di sé, molte di noi hanno deciso di lavorare come uomini per esistere, per diventare visibili.

Il prezzo è stato altissimo.

Non c’era scelta: tempi e metodi di lavoro erano declinati al maschile e noi li abbiamo adottati. Che altro si poteva fare? Chi entrava e si trovava ad essere unica donna tra una moltitudine di uomini non aveva scelta: bisognava adottare stili di comportamento maschili. Quelli delle donne erano però diversi, né meglio, né peggio.

Ci siamo adeguate.

E, come bene scrive Marina Terragni nel suo libro “La scomparsa delle donne”, il rischio è che noi donne si stia scomparendo o che come, dico nel documentario Il Corpo delle Donne, sia  in gioco la sopravvivenza della nostra identità.

La più potente responsabile dei casting di Mediaset è stata per anni una donna. La vedete anche nel film di Erik Gandini Videocracy. E’ un lavoro terribile: non si tratta di selezionare ragazze graziose che sappiano ballare. La scelta viene fatta con criteri maschili: “chinati, fai vedere il culetto, fai boccuccia.” La prescelta sarà quella che alzerà l’audience, quella …

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MASLOW E IL BURQA

Questa è la scala di Maslow

Rappresenta i nostri bisogni. Primari: mangiare bere respirare ecc; Secondari: come l’autorealizzazione e via via fino ai bisogni spirituali. Non significa che questi ultimi siano meno importanti: semplicemente se non ho da mangiare o non posso respirare, difficilmente mi tormenterò chiedendomi se sia meglio studiare filosofia o matematica: prima dovrò trovare ossigeno, altrimenti morirò.

L’altro giorno è uscito un articolo di svariate pagine su Repubblica che trovate qui.

Raramente ho visto dedicare tanto spazio ad un tema che riguarda noi donne da parte dei quotidiani.

Credo che sia indispensabile ripassare la scala di Maslow.

E poi riguardare con attenzione queste immagini:

che, ricordiamo, vanno in onda in trasmissioni preserali con molti bambini tra il pubblico.

Viaggio molto, moltissimo. Mi sarà capitato in Italia di vedere 5 donne con il burqa in un anno in giro per l’Italia.

Invece mi è capitato di vedere centinaia di immagini offensive, vergognose, insultanti per le donne sulle reti pubbliche e private italiane.

Occuparsi oggi in Italia del problema del burqa equivale a volere arrivare ad uno dei gradini piu alti della scala di Maslow, quando non si ha  nemmeno l’acqua da bere.

Siamo in uno stato di degrado culturale terribile, intere generazioni sono state lasciate sole davanti alla tv, centinaia di migliaia di ragazzi crescono in Italia con questa  tv come balia: è veramente  urgente un’indagine su come gli italiani si rapportano a pochissime donne con il burqa? O è piu urgente occuparsi di creare una Authority …

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La valle dei morti

Ehi, laggiu’ c’è qualcuno che ci sente? Nessuno? Non ci sente nessuno?

Mi aggiro da qualche tempo nella Valle dei Morti. Per i primi mesi ho utilizzato il coraggio ed ho affrontato lande deserte col batticuore ma certa che la’ in fondo ci fosse il Luogo che cercavo. Ero certa che la solitudine che mi circondava fosse un fatto temporaneo: infatti uomini e molte donne si sono messi in cammino con me.

La Valle dei Morti non è un bel posto. Catapecchie ovunque che tentiamo di recuperare o ricostruire ma da soli è difficile. Ogni tanto ci avvicinano strani esseri. All’inizio li confondevo, pensavo fossero umani come me e che volessero ricostruire le catapecchie con me. Apparentemente erano umani. Poi però, mi chinavo a prendere una tegola o un mattone per ricostruire la catapecchia, e quello che io credevo essere un umano mi chiedeva in cambio qualcosa. Cosa se ne farà se siamo nella Valle dei Morti, pensavo. Altre volte quello che io credevo un umano, invece di ricostruire, si sedeva e mi chiamava; iniziava allora lunghi discorsi. Mi spiegava con supponenza che era inutile ricostruire: ci fossimo riposati sarebbe giunto qualche viandante facoltoso a cui potevamo rivendere le catapecchie facendogli credere che fossero palazzi “funziona, funziona” mi diceva. Una volta il simil umano ha persino nascosto gli ultimi mattoni dietro una rupe, pensando noi dormissimo: voleva rivenderceli il giorno dopo. Cosa se ne farà del denaro mi chiedevo, visto che siamo nella Valle dei Morti. Mi parevano tipi originali …

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