Ricevo dal primo giorno di apertura del blog moltissime mail di gay, lesbiche, transgender, queer che mi raccontano di loro. Io sono felice come una pasqua di questa apertura, e ripeto il mio motto “Apriamo le gabbie” che ci impediscono di librarci in volo. Io comprendo, mi emoziono e mi commuovo leggendo ciò che mi scrivono. Giacomo qui ci propone il suo punto di vista, ci siamo conosciuti con l’autore ventenne che qui scrive, ad un convegno e abbiamo socializzato. Lui mi apre mondi, io mi ci addentro. Io mi sento donna e femmina fino al midollo :-). Sarà generazionale. Ma di fronte alla proposta di Giacomo Tirelli non mi ritiro, indago e rifletto. Altri approfondimenti seguiranno.
“Uomini e donne. Lui e lei. Men and women. Maschietti e femminucce. Proprio non ci si riesce a distaccare da questo modo binario di contrassegnare due individui di sesso opposto. Queste distinzioni vengono create a livello mentale attraverso il linguaggio proprio di una cultura, determinando ciò che qualcosa è da quello che non è infatti si viene a generare una diversità tra uno e l’altro. Dire ‘il mio amico nero’, per esempio, già sottolinea l’attribuire inconsciamente importanza a una caratteristica propria dell’individuo che spesso diventa oggetto di contrasto con il mio ‘essere’ in questo caso bianco. Quindi categorizzare chi è uomo e chi è donna solamente in base alle loro distinzioni fisiche (come il colore della pelle così il corpo) è da ritenersi sbagliato. Come si è visto con il movimento femminista e …
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