NOMINARE il MONDO al FEMMINILE (anche la CRUSCA è con noi)
Nominare il mondo al femminile è giusto. Una volta esisteva solo la parola MAESTRO poi con il numero crescente di donne che sceglievano questa professione, si coniò la parola MAESTRA. E se dunque vostro figlio tornasse a casa raccontandovi del suo maestro e voi scopriste che invece il bimbo ha una maestra, vi preoccupereste della sua incapacità a distinguere il maschile dal femminile.
La lingua è viva e muta con i cambiamenti sociali.
Le resistenze ai cambiamenti linguistici hanno origini psicologiche profonde: e posso comprendere che alcuni uomini, fortunatamente la minoranza, abbiano problemi ad accettare che si dica “Avvocat (A) “non tanto per problemi linguistici ma perchè quel titolo declinato al femminile sta ad indicare un cambiamento profondo e cioè la fine di una sottomissione millenaria e l’avvento dell’autodeterminazione femminile, che la desinenza sta a significare.
Ma è pur vero che anche molte donne sono restie a nominarsi al femminile. Comprendo ma non posso condividere. Comprendo che se si è giornalista e si sono impiegati 30 anni ad assumere la responsabilità direttiva del giornale, il titolo DIRETTORE riempirà di orgoglio; cosicchè se si è l’unica “ingegnerA”in un’azienda multnazionale e si riesce ad assumerne la direzione. l’appellativo IGEGNERE riempirà di autostima. Ma questo sentimento è da considerarsi solo temporaneo, cioè durerà finchè il “maschile”sarà portatore di autrevoelzza e il “femminile” di disagio e problematicità. Siamo oggi di fornte ad un enorme comabiento e abbiamo in tante, almeno 3 generazioni di donne contemporaneamente, la possibilità di nominarci al femminile con orgoglio, riempiendo la nostra deisinenza di autorevolezza.
E se Irene Pivetti si definì 20 anni fa “Il Presdiente della Camera. Cittadino. Cattolico” dobbiamo salutare con gioia l’avere oggi una Presidente che esige di essere nominata al femminile, e fornendo così un esempio virtuoso alle bambine che crescono e intanto ci guardano. (Quidi seguito le racocmandazioni della Crusca)

Si noti che tutti i nomi di mestiere, di pro-
fessione e di ruolo possono avere la forma femminile:
operaio/operaia, sinda-
co/sindaca; assessore/assessora; segretario generale/segretaria generale, il presidente/la pre-
sidente
ecc. È invece da evitare, perché non è grammaticale, l’uso dell’articolo
femminile seguito dalla forma maschile, es.
la sindaco