Ammetto di amare molto la Germania: da giovanissima studia a Monaco e imparai il tedesco, e fui una delle prime; Thomas Mann è nel mio cuore e quando RyanAir ha aperto il Milano- Amburgo, volai immmediatamente a Lubeck e poi in battello a Travemunde dove Thomas andava in vacanza
Ciò detto amo ancora di più l’Italia, ed è questo amore viscerale che mi fa restare qui ora e lottare come sto facendo. Il motivo per cui raccontiamo di come si vive fuori non è dunque esterofilia banale, ma la possibilità di comprendere che il MEGLIO esiste e che possiamo lottare per averlo o quando siamo ragazze/i possiamo vivere in un Paese più evoluto sotto alcuni aspetti e tornare per fare qui ciò che altrove, per ora, fanno meglio. Ecco cosa ci racconta LIVIA ANITA FIORIO. Leggete fino in fondo, esperienza interessantissima, di grande ispirazione.
“Buongiorno a tutt*! Qualche giorno fa “Il Corpo delle Donne” ha titolato su Face Book “Le università tedesche sono ora del tutto gratuite” e di nuovo si sono accese polemiche e discussioni tra le fazioni GERMANIA Sì / GERMANIA NO. Visto che questa settimana la rubrica “Lettere da” prevede una mia lettera da Berlino, mi permetto di condividere con voi la mia esperienza personale su questo tema, senza avere nessuna pretesa di esaustività.
Ho potuto portare a termine una parte dei miei in Germania grazie al programma Ersmus, un progetto fantastico che ha aperto ai giovani della mia generazione le porte dell´Europa a 180 gradi. Una cosa vorrei mettere in chiaro fin da subito: nonostante io abbia avuto in Italia ottimi professori e docenti, nella mia scelta dell´andare all´estero era insito un certo livore rispetto alla situazione italiana in cui mi trovavao a studiare che, a volte, mi sembrava poco “seria” e molto dispersiva, per essere approssimativi. A 24 anni suonati, poco prima della tesi di laurea, ho deciso, anche per questo, di cogliere questa bella opportunità e andare altrove, per capire se ero io la pazza oppure se, da qualche altra parte nel mondo, forse le cose potevano andare anche in modo diverso. E, sorpresa delle sorprese, quale fu la mia conclusione dopo 6 mesi trascorsi a Berlino? Non ero pazza o detta meglio, sì, forse lo ero…ma per altri motivi. Non lo ero però nel pretendere che i miei professori univesitari venissero ai ricevimenti, non facessero esami di massa con attese di giorni, rispondessero alle mie email, trattassero studenti (e studentesse!!!) con rispetto ed equità, insomma si comportassero non solo come dei vati ma anche come degli impiegati statali perchè, in fondo, questo loro erano, né più né meno dei loro colleghi di scuole medie superiori e inferiori (“Immerhin”, si dice in tedesco, versavo all´univesità italiana una sommetta annua pari a 1200 euro!).
Piccolo inciso sulla mia esperienza nell´università italiana degli anni 2000: noi studenti eravamo delle pecore, delle piccole, impotenti laboriose pecore che, rispettose e piene di timore, andavano a seguire le lezioni dei grandi oratori, prendendo appunti, sperando d´essere notate e che s´aprisse per noi – in base a circostanze ignote – un varco nel micro-mondo dell´università italiana. Sopportazione, sacrificio, obbedienza: di questo noi italiani siamo, a mio avviso, molto capaci.
Arrivata all´università qui in Germania cos´ho visto? Beh, prima cosa, ho visto PLURALITÀ di contenuti. Non si era obbligati a seguire il pensiero di un professore e a farsi rintontire dagli stessi autori solo perchè il prof. ci stava facendo le sue ricerche da un ventennio: l´università era un luogo di DIALOGO tra docenti e studenti e quindi anche di crescita tanto per studenti quanto per docenti. Ci terrei a precisare che non per forza i corsi che ho seguito qui sono stati, a livello di contenuti, così tosti e approfonditi come quelli in Italia, tutt´altro. Però: i libri su cui studiavo NON ERANO MAI I LIBRI DEL PROFESSORE, mentre in Italia, per passare alcuni esami (e questo lo so da amici anche di altre università) si DOVEVANO comprare i libri del prof, portarli all´esame IN COPIA ORIGINALE e farseli firmare per evitare che ce li scambiassimo!! Qui il mio professore di filosofia interculturale i suoi libri CE LI REGALAVA A LEZIONE!!! E poi? E poi ho potuto frequentare i cosiddetti “Seminar”, una vera novità per me abituata alla lezione frontale all´italiana, dove il docente non sa chi sei, che cosa pensi, come ti chiami, insomma dove si va in forma anonima e passiva, si prendono appunti e poi si studia per andare all´esame e dire quello che il prof. vuole sentirsi dire. Questi “Seminar” sono stati per me una scoperta bellissima: dei corsi a numero chiuso a cui potevano partecipare un massimo di venti-trenta persone che, di volta in volta, dopo aver studiato e letto dei testi assegnati, si confrontavano apertamente su di essi, criticandoli, discutendoli, imparando isomma ad agire in un gruppo, senza chiudersi in se stessi nella massa dei molti senza nome. Per me è stata una vera rivelazione: professori preparati, puntuali, presenti, pronti ad accogliere le tue istanze in modo maturo, riconoscendo il tuo valore con grande interesse intellettuale verso la tua opinione. E poi? Cosa ancora? Pagavo solo un Semesterticket di 250,-Euro a semestre in cui erano inclusi i mezzi di trasporto: un nulla. Parentesi: le univesità in Germania non sono gratuite ovunque, dipende dalla regione. Nel 2004-05 vi furono moltissime occupazioni in tutta la Germania da parte degli studenti perchè si volevano introdurre le tasse in alcune regioni. Alcune proteste studentesche hanno sortito effetti positivi, in altre regioni, invece, scelte politiche hanno portato all´introduzione di tasse anche in università statali. Tasse che, a parità di servizi, non arrivano mai ai livelli di quelle delle statali italiane. Ad ogni modo, da studentessa in Germania avevo accesso agli sconti mensa, a servizi sportivi a costi estremamente economici e a una serie di agevolazioni di cui in Italia nemmeno mai avevo sentito parlare o meglio, che venivano messe a disposizione ma IN BASE AL REDDITTO. Domanda: perchè la figlia del piccolo imprenditore con villa in Italia ha un buono mensa e la figlia di un professore delle medie inferiori e di una maestra, con appartamento, no? Risposta (mia): evidentemente perchè al 99% il padre imprenditore EVADE IL FISCO!
In tutto questo io, che all´univesrità italiana mi sentivo vecchissima, ero, nei miei corsi, perfettamente nella media d´età dato che i tedeschi sono meno frettolosi di noi nella scelta degli studi univesitari: prima d´iscriversi all´università alcuni fanno un anno di volontariato o di esperienze pratiche, per capire se quello che andranno a fare dopo la laurea è davvero ciò che vogliono, a vantaggio di una scelta più matura e consapevole del proprio percorso di studi. Inoltre le università tedesche sono molto selettive ALL`INGESSO e molti studenti riescono ad accedervi solo dopo una serie di tentativi, test motivazionali e attitudinali o dopo aver acquisito esperienze pratiche nel campo in cui vorrebbero lavorare dopo gli studi (è il caso ad es. delle scuole di cinema). Per studiare Lingue e Letteratura Tedesca, ad es., in Germania si deve avere una media di voti in uscita dall´Abitur (diploma) non inferiore a X. Si è inoltre agevolati se si ha un numero elevato di WARTESEMESTER (semestri d´attesa per entrare all´università). Tutti i corsi di laurea sono, in Germania, a numero chiuso e per questo è possibile essere seguiti in modo adeguato da docenti e istituzione.
Una selezione all´ingresso non significa automaticamente che in Germania non esistono studenti fuoricorso! Esistono eccome e per i più svariati motivi! In Germania ci sono persone che studiano anche fino a 40 anni perchè essere studente consente una serie di agevolazioni che – a studio concluso – non si possono più avere, primi fra tutti gli STUDENTENJOB che, per assurdo, sono piú retribuiti di lavori per professionisti qualificati e la cui offerta é molto più elevata rispetto a lavori normali perchè il datore di lavoro non ha lo stesso obbligo di contributi. Alcuni neolaureati tentano addirittura di ri-iscriversi all´università mentre cercano un lavoro dopo la laurea solo per avere il Semesterticket o candidadrsi per uno Studentenjob.
Se gli stundenti non pagano le tasse allora come vengono sovvenzionate queste università tedesche? Faccio delle ipotesi mie. Primo dato di fatto: gli stipendi di un professore universitario tedesco sono, in media, di molto inferiori rispetto a quelli di un professore ordinario italiano e non molto più alti rispetto a quelli di professori di scuole medie superiori. Per converso: collaboratori e ricercatori (anche SENZA dottorato = PhD) vengono PAGATI, cosa che in Italia ci scordiamo. Il secondo dato di fatto: in Germania c´è controllo fiscale. La classe media: PAGA le tasse. La classe alta: ANCHE, nonostante, per assurdo, ci siano più sgravi fiscali e sovvenzioni per chi ha reddito più alto, alcune per la classe media, e solo pensioni sociali per i morti di fame (scusate la metafora) che non pagano tasse (a parte i contributi) e che sono in realtà una fetta considerevole della popolazione. Questo perchè in Germania, e qui è il trucco di questa grande potenza economica, fino a Gennaio 2015 NON ESISTE UN SALARIO MINIMO GARANTITO…quindi occupati sí, ma a salari MOLTO BASSI, soprattutto nei Bundesländer (regioni) della Ex-DDR Conclusioni mie. La CASTA universitaria sembra, in Germania, sgretolata, appiattita, meno piramidale; secondo: se tutti paghiamo le tasse, in una democrazia sociale, tutti possono accedere agli stessi servizi.
Spezzo una lancia a favore della scuola italiana: il sistema scolastico tedesco non è, a mio avviso, IN TOTO migliore di quello italiano. Se io avessi dei bimbi in età scolare in Germania sarei molto preoccupata per la loro educazione primaria, sentimento che assolutamente non nutrirei se ne avessi in Italia. Da quanto mi hanno raccontato mamme e maestre, sotto certi punti di vista la scuola primaria tedesca è una catastrofe. Anche qui le differenze a livello regionale possono essere enormi anche in base ai fondi stanziati per le scuole pubbliche e al tipo di contratti fatti con private e parificate.In generale, nelle scuole tedesche, i bambini vengono incasellati fin dall´infanzia verso il loro futuro percorso formativo e questo può, a volte, essere un grave errore nonché un fattore di discriminazione. Il destino di bimbi e bimbe non è deciso solo in base alle loro attitudini ma anche in base a GIUDIZI di insegnanti che sono ESSERI UMANI FALLIBILI. Le scuole primarie italiane sono spesso basate sul metodo pedagogico Montessori e Reggio, anche se non sono scuole esplicitamente Montessori o Reggio. In Germania chi se lo può permettere (non solo perché ha CAPITALE ECONOMICO ma soprattutto CAPITALE CULTURALE, inteso alla Bordieu) manda i figli alla Montessori, Staineriana, Reggio, ma chi non sa nemmeno cosa sia una scuola Montessori (per mancanza di capitale economico o culturale), ovviamente no. Le DIFFERENZE DI CLASSE esistono in Germania, eccome, non é tutta una questione di merito! Ipotizzando: se un bimbo viene incasellato come IPERATTIVO in una scuola statale tedesca, solo perché è un bambino ad es. con spiaccata attività motoria, difficilmente si libererà di questo giudizio, soprattutto se, appartenendo ad una faglia poco abbiente o di immigrati appartenente al ceto basso, non gli sarà possibile, ad es. cambiare scuola. Esistono inoltre le cossiddette SONDERSCHULE, scuole per bambini “difficili”. Alcune insegnanti mi raccontavano di come i bambini vengano spesso messi sotto pressione da questo sistema molto selettivo. E quale essere umano impara liberamente e in modo produttivo se messo sotto torchio? Il sistema scolastico tedesco è, per finire, altamente BUROCRATICIZZATO. La burocrazia tedesca, chi la conosce sa di cosa parlo, è molto frustrante e inflessibile. Per questo motivo un ragazzo o una ragazza che eventualmente è stata incasellata in una situazione X solo con grande volontà e tenacia può riuscire a rompere il sistema a cassettini e accedere all´università. Tentare non nuoce.
Per concludere vi mando anche una foto della scala principale della Hunboldt Univeristät di Berlino al cui ingresso sta scritta la frase di Karl Marx: “ I filosofi hanno solo interpretato il mondo in vari modi, ma il punto ora é di cambiarlo”!
Un caro saluto da Berlino!
Livia”