Tempo fa fui invitata al Convegno Nazionale Alcolisti Anonimi. Ciò che mi colpì profondamente fu la presenza dei figli e delle figlie di padri e madri alcolisti che cercavano aiuto da parte dell’associazione e intraprendevano un lungo cammino di formazione per potere convivere con un genitore alcolista.
Come vivono i figli e le figlie di genitori violenti? Come stanno in equilibrio tra l’odio per quell’uomo  che massacra di botte la loro madre e l’amore immenso per quell’uomo che è il loro  padre? Grazie a Chiara Baldin ci racconta come il problema viene affrontato a LISBONA.
“Tutti i bambini hanno il diritto di crescere nell’amore e nella protezione dei genitori. Tuttavia non sempre è così. In un’ elevata percentuale dei casi di aggressioni domestiche, vi sono i figli ad assistere in prima fila e a soffrire in silenzio.UMAR, União de Mulheres Alternativa e Resposta (Associazione di Donne Alternativa e Risposta), ha cominciato a compilare dati su* figli* delle vittime di violenza domestica e allerta che in Portogallo nessuno sa cosa ne sarà di loro dopo la tragedia vissuta.

Nello stesso giorno Joana ha visto suo padre accoltellare a morte la madre e la sorella, colpirla al petto con un coltello e mutilarsi poco prima che la polizia entrasse nell’appartamento della famiglia, a Soure.

L’adolescente di 13 anni è rimasta ferita a un polmone ma la sua situazione sta pian piano migliorando.

Come Joana, negli ultimi due anni la violenza domestica ha lasciato 107 bambin* orfan* di madre – rivelano i dati della UMAR -.

Un numero che spaventa.

 

A eccezione dei dati della UMAR, nessun bilancio ufficiale della violenza domestica fa riferimento ai figli delle vittime uccise e ai loro successivi percorsi. Le commissioni di protezione dei bambini e adolescenti hanno comunicato che nei 5215 casi di violenza domestica verificatisi nel 2013 si nascondono 161 casi di maltrattamenti a minori.

Tuttavia ciò che accade a* figli* che si ritrovano la famiglia sfracellata da un momento all’altro non è stato finora oggetto di analisi.

 

Fino al 2012, l’UMAR si era limitata a raccogliere informazioni riguardanti episodi di violenza fatale, situazioni in cui spesso erano coinvolti anche minori. La percezione che i casi più tragici di violenza domestica non creano solamente vittime dirette ha portato l´associazione UMAR a intervenire e appoggiare chi, innocente e indifeso, si sarebbe portato la tragedia addosso per il resto della vita.

A volte i bambini diventano orfani di madre e padre, quando l’omicidio è seguito da suicidio. Tuttavia anche in situazioni in cui il padre non muore, può comunque essere una perdita. Si perdono i pilastri di vita e l’appoggio di entrambi i genitori.

 

In Portogallo, l’appoggio alle donne vittime di violenza è aumentato considerevolmente negli ultimi anni, con più centri di accoglienza e appoggio psicologico, ma non vi è finora stata alcuna proposta per aumentare la protezione a* figli*, i quali, in queste situazioni, sono affidati a famigliari diretti o a istituzioni, generalmente dopo un processo di protezione giudiziaria.

Dopo tale decisione, non esiste evidentemnte alcun appoggio specializzato: il poco che si trova disponibile nelle scuole, nelle comunità e nei centri di salute è spesso insufficiente.

Ci si dimentica di loro. E non si riesce ad aiutarli.

 

UMAR sostiene che servirebbe maggiore sensibilizazzione e la creazione di uno statuto proprio per questi figli potrebbe appoggiarli.

In molti casi i famigliari a cui vengono affidati i bambini trovano numerose difficoltà nell’includerli nel proprio nucleo. L’accompagnamento psicologico è quasi inesistente e non si riesce ad inquadrare la fase di recupero dal trauma.

Manca un sostegno, mancano gli aiuti, manca un appoggio psicologico e fisico.
Secondo i dati della UMAR l’omicidio a Soure rappresenta la trentesima vittima di violenza domestica quest’anno. Nel 2013 sono state assassinate 37 donne e nel 2012, 41.

 

 

 

Invito alla visione del video sulla campagna contro la violenza domestica e per la difesa dei minori vittime di aggressioni famigliari, realizzato dalla Commissione della Parità di Genere (CIG, Commissão Igualidade de Género): https://www.youtube.com/watch?v=EjFvTQ7hytY

 

Lo slogan è forte e conciso: “In vostra difesa, batti un pugno sul tavolo” (“Em vossa defesa, dê um murro na mesa”).

La campagna mostra una madre che chiede consulenza al medico riguardo alle strane reazioni del figlio. Il dottore dunque le rivolge la domanda fatidica: “Da quanto tempo suo marito la picchia?”.

L’intenzione della campagna è incentivare le persone a parlare del problema che affligge molti bambini, vittime di aggressioni famigliari fisiche e/o psicologiche.

La riflessione della CIG getta addosso una triste verità: non c’è nulla di più miserabile di una persona maltrattata da chi più ama .

(http://visao.sapo.pt/filhos-da-violenciadomestica=f717445#ixzz3HDhNlgmQ)

 

 

CFR traduzione dialogo disegno:

“Smetti di parlare se no ti picchio”

“Tu non mi puoi picchiare. Lo dico alla polizia”