“Ce l’hai. Ti dico che ce l’hai. E’ nell’armadietto del bagno. L’ho visto io. E’ quel flacone azzurro. Ce n’è metà. Quindi non ti serve”
Lui avrà sessantanni, leggermente sovrappeso, maglietta e bermuda, sandali. Lei è un po’ più giovane, vestititino a fiori dimesso, capelli che avrebbero bisogno di essere curati legati con un fermacapelli verde, viso segnato stanco e comunque che conserva “qualcosa” che intriga.
A Milano fa caldo in questa mattina afosa, senza sole ma con il clima tipico tropicale della lombardia estiva: vestiti appiccicati al corpo, città deserta, poca gente per le strade. Cammino fino al supermercato che non è vicino, ma è l’unico aperto di domenica.
Se mi dicessero di barattare questa giornata solitaria milanese a casa con 8 ore a Portofino su di un panfilo, rifiuterei.
Queste giornate sono godimento puro, Milano, la mia città amata e odiata, rivela tutta la sua bellezza tenuta gelosamente nascosta per i lunghi mesi invernali e primaverili.
Osservo la coppia da un po’: ad ogni scomparto, ogni volta che lei tende la mano per prendere un articolo, viene bloccata dalla voce di lui “Ma cosa ce ne facciamo dei rotoloni di carta? Tra 8 giorni partiamo, ne abbiamo già uno che ci basta e avanza”.
Lei non ribatte mai. Posa lenta la carta, così come rimetterà nello scaffale l’ammorbidente e come la vedrò risistemare nello scaffale un tubetto di dentifricio, il solvente per togliere lo smalto, un pacco di carote.
Saranno sposati da tanto, azzardo dentro di me, perchè all’inizio di un rapporto di forza come questo che ho davanti, lei si sarà ribellata, avrà replicato:” Il rotolone di carta ce l’abbiamo ma io ne voglio una scorta in casa” e senza tante storie avrà riposto il pacco nel carrello.
Ma il gesto lento di resa con cui la donna ubbidisce al “suggerimento” dell’uomo presume lunghi anni di un braccio di forza silenzioso che l’ha condotta fino ad oggi qui, davanti a me in questo supermercato estivo e dunque solitario dove va in scena la vita di una coppia.
Non tutte le coppie sono così, è certo. Ma nella coppia si scatenano spesso tension,i idiosincrasie, rapporti genitore-bambino anzichè
adulto-adulta, che devastano le nostre vite.
Uomini che subisono umiliazioni quotidiane da parte di capi miserevoli e che a loro volta impostano rapporti di forza una volta tornati a casa. Oppure seplicemente noiosi, pedanti.
“FATTI LI CAZZI TUA!” risponderebbe la signora se con un gesto di ribellione improvviso prendesse a prestito la fulminante battuta con cui l’esilarante personaggio Razzi/Crozza risponde al cameram che lo vuole riprendere.
Sì, fatti i fatti tuoi e lasciami vivere, lasciami almeno scegliere i prodotti per la casa, spesso ultimo territorio di libertà all’interno di vite assediate da incombenze e doveri.
Come la splendida protagonista di “Una Giornata particolare” dove una splendida Loren, ostaggio di una marito gerarca fascista che interpreta il suo dovere coniugale solo usando il corpo della moglie come sfogatoio di rapide erezioni, ritrova un po’ di sé stessa solo quando i molti figli e il marito avvoltoio escono di casa e lei, sommersa da una quantà orribile di incombenze domestiche, riesce a ricavarsi comunque un po’ di tempo per sé.
O come Valeria, mia amata protagonista di “Quaderno Proibito” di Alba de Cespedes ( da leggere quest’ estate se ancora non lo avete fatto), che si ricongiunge con sé stessa solo scrivendo sul suo quaderno tenuto nascosto a tutti.
Amate donne. Mie amatissime donne che vi spegnete lente all’interno di vite di soprusi.
Per voi lavoro, per voi combatto.
Questo è il mio Femminismo. Non quello di circoli aricigni abitato da donne autoesiliatesi dal mondo e che producono pamphlets che solo loro leggeranno.
No, no. Femminismo è amore. E’ fare in modo che noi, sin da bambine, si possa conoscere i nostri diritti. Che si possa scegliere un compagno amoroso e rispettoso di noi. Che si possa imparare un mestiere, umile che sia, che ci consenta di decidere senza dipendere.
Dall’indipendenza economica passa la nostra autonomia. Anche da lì.
Io lo so che oggi è difficile, ma non demordiamo.
E noi madri educhiamo le figlie all’autonomia, e i figli al rispetto delle donne. Che ci si possa unire in coppia per amore, solo per amore.
Escono dal supermercato e per un tratto li osservo allontanarsi. Lui parla, parla parla. Lei, con la sporta piena di cose scelte da lui, tiene la testa bassa. Non lo ascolta più da anni.
Io spero, amica mia lo spero tanto, che tu abbia coltivato un piccolo spazio dentro di te dove poterti rifugiare, dove immaginare ciò che ti piace, che ti rende un po’ felice fosse anche solo potere sentire il profumo dell’ammorbidente sui panni appena lavati, se è questo il tuo desiderio.
Noi, andiamo avanti.