In principio era la cantante Giovanna, le più adulte qui se la ricorderanno per quella fessura tra i denti che faceva esclamare alle madri italiane rivolte alle figlie” meno male che io ti ho fatto mettere l’apparecchio!”.
Come riporta il Wall Street Journal, durante i casting per le  sfilate newyorkesi una delle caratteristiche più ricercate tra le  modelle è il diastema. Cioè la fessura tra gli incisivi superiori. Quello che fino a ieri era considerato un difetto da correggere con gli  apparecchi ortodontici, oggi è diventato  moda, date un ‘occhiata alla copertina di Glamour in edicola da dove occhieggia una inquietantissima Georgia Jagger che, se non fossimo schiave/i dei diktat degli orridi stilisti, definiremmo quantomeno brutta con la testa grossa, i denti divaricati, il corpo troppo piccolo rispetto alla testa.
Pareva strano   che dalle prime pagine delle riviste femminili sorridessero solamente modelle dalle dentature fino a qualche mese fa giudicate imperfette, finchè è diventato chiaro che il “teeth gap” è l’ultima beauty-obsession anche da noi e dunque, come c’era da aspettarsi, è possibile  ricorrere all’intervento del dentista per distanziare i due denti davanti attraverso dei ganci che “tirerebbero” i denti lateralmente.
L’imperfezione è di moda!” esclamano in molte e pare una buona notizia. No, non è assolutamente così. Purtroppo.
L’imperfezione è tale quando si manifesta liberamente e senza alcuna pianificazione: è il neo sul viso, un naso con gobbetta, orecchie troppo grandi, glutei che non entrano in una 42, mani grandi, mani troppo piccole: insomma quel dettaglio che “esce” dalla norma e ci fa diventare uniche. O unici.
Il diastema obbligatorio va in un’altra direzione che non promette nulla di buono: dovendo normalizzare e domare anche l’imperfezione per renderla “mercato”, si è resa una imperfezione norma. Norma per essere considerate attraenti.
Le bambine da piccole hanno occhi grandi, naso piccolo e denti distanziati. Abbandonano questa fisionomia  verso i 10 /12 anni quando il viso assume caratteristiche piu’ “adulte” e personali.
Le modelle oggi dunque non solo hanno una età anagrafica spesso compresa tra i 15 e i 18 anni ma è anche l’età apparente che diventa attraente quando ricorda in modo evidente l’infanzia.L’ infanzia non l’adolescenza.

Lasciamo in pace le bambine, verrebbe da dire. Lasciate in pace le bambine, dovremmo  gridare.
Che oramai lo sappiamo che quando questi visi infantili occhieggeranno maliziosi, perchè è l’infanzia resa sexy che vuole il mondo della moda, quel modello di quasi bambina diventerà IL MODELLO  da seguire. E il modello da desiderare, anche per uomini adulti. Che è difficilissimo rimanere freddi e impassibili  quando intorno i media fanno a gara per imporre un nuovo modello.
Giorni fa ero seduta al tavolo di un bar, Milano. Vicino a me due bellissime ragazzine, avranno avuto 18 anni, entrambe con il labbro superiore chirurgicamente imbronciato, che le rendeva assolutamente trendy, cioè infantili/sexy.
Non basta nemmeno più nascere bella e senza difetti: per far parte del mercato bisogna inventarsi il lolitismo ad oltranza, il broncio da chirurgo estetico abbinato a seni abbondantemente adulti. Un mix esplosivo, parrebbe.
Più si abbassa l’età delle consumatrici a cui ci si rivolge, più il marketing gongola perchè il mercato si ampia e i profitti aumentano.

Piccole donne occheggiano dai giornali travestite da femmes fatales. E se le donne adulte e consapevoli parrebbero ormai fare una gran paura agli uomini, ecco trovata una comoda alternativa.
Ed è anche utile ricordare come l’infantilizzazione assuma sembianze devastanti quando a volerla sono donne adulte  che acquistano tutti i simboli chirurgici e modaioli infantilizzanti, che le farà sentire finalmente volute.
Questo post non è scritto per piangere insieme ma per ribadire che due sono i fronti sui quali combattere:
-i media: scrivendo denunciando non stancandoci mai di interpellare iap, pubblicitari, riviste, programmi tv. Non diamo loro tregua, ci devono temere, essere  la “loro spina nel fianco” come mi hanno definita e mai mi sono sentita meglio descritta.
-l’educazione al rispetto e all’amore di se stesse per  le bambine. E se non si può entrare nelle famiglie, che la scuola sia il luogo della resistenza.
Mezz’ora di protesta al giorno, tutti i giorni. Mai dubitare che un piccolo gruppo di cittadini consapevoli e attenti possa cambiare il Mondo: è sempre stato l’unico modo per farlo”.

Finisco ricordando che dietro a quei denti spaziati, quel sorriso malizioso, quel seno che fa capolino dalla maglietta della ragazzina che ci passa accanto,  c’è spesso un dolore immenso.