“Tu sei uscita con tanti uomini. Finché lo fa un uomo di uscire con tante donne, questo è sempre bene. Quando lo fa una donna, si chiama in un altro modo…” diceva Karina, la fidanzata dell’ambito tronista Sasà, alla presunta amante di quest’ultimo durante un confronto televisivo mentre il conteso se la rideva in uno studio attiguo ma ripreso dalla telecamera e visibile agli spettatori.
La scena avveniva un paio di anni fa durante la trasmissione cult “Uomini e Donne” che tutte veramente tutte le ragazze e molti ragazzi hanno guardato al pomeriggio per anni, in tv o sul pc. La televisione italiana, privata e pubblica, è stata responsabile, negli ultimi 20 anni, della più grande occasione educativa mancata di cui si abbia memoria. Migliaia di trasmissioni televisive basate sul nulla, centinaia di ore perdute in cui gli spettatori, in particolare milioni di bambine bambini ragazzi ragazze, si perdevano in trasmissioni spacciate come intrattenimento, che nascondevano invece un vuoto di contenuto siderale e proponevano la trasmissione di un sistema valoriale basato sulla proposizione di stereotipi camuffati. Come nel caso dell’esempio qui sopra dove la dichiarazione della ragazza parrebbe emergere da un dialogo degli anni ’50 tra due ragazze che immaginiamo in gonna pudicamente lunga e sguardo timidamente rivolto verso il basso. Mentre Karina e la rivale si presentano in minigonna e stiletto confondendo chi è davanti allo schermo: la presenza, il contenitore diremmo, pare “moderno” ma il contenuto, le dichiarazioni sono quelle che speravamo di avere rimosso per sempre.…
Continua a leggere...
commenti recenti