Il dibattito è partito per la dichiarazione della Ministra Fornero sull’essere CHOOSY dei giovani italiani/e. E’ continuato con la lettera di Giulia Rosoni , Giulia Camin, Livia Fiorio e Stefania. Tutte pubblicate qui sotto. Oggi ospitiamo la lettera di Serena Fondelli che fa parte di www.iovogliorestare.it. Si troveranno domani a Firenze, Fortezza da Basso, alle h13, all’interno del grande incontro 10+10.

Sono un medico, specialista in Malattie Infettive, e da quando ho 6 anni voglio fare questo mestiere. Ho improntato la mia vita per riuscire in questa impresa, nata da figlia di operai e prima ancora di contadini. Ci sono riuscita e con il massimo dei voti. Da un anno vedo tagliare i fondi alla Sanità e vedo sempre meno garantito il diritto alla salute per tutti i cittadini e cittadine di questo paese, non so se il fatto che io non troverò mai quel lavoro che ho sempre desiderato e per cui ho studiato una vita, sia il male peggiore.

E infatti voglio provare ad uscire dalla personale sensazione avuta di fronte alle dichiarazioni di una Ministra, che mai ha avuto una vocazione politica e che spera infatti che le nostre reazioni siano tutto meno che politiche.
Ci possiamo infastidire, arrabbiare e vergognare del nostro paese. Ma quello che certo riuscirà a cambiare qualcosa non saranno le nostre sensazioni.
Senza l’impegno di tutti e tutte queste rimarranno solo parole e se non troviamo il modo di fare proposte che contrastino quello che poi alla fine ci troveremmo solo a subire, non potremo che tenerci solo le nostre sensazioni, per quanto legittime.
Serve un’alternativa che funzioni, e per questo ho scelto di appoggiare la campagna ” Io Voglio Restare“. Solo noi giovani possiamo provare ad immaginarci un’alternativa, vivendo il nostro mondo, avendo lavorato (spesso appunto chi decide sul tema “Lavoro”, non ha nemmeno mai lavorato per più di qualche tempo), avendo vissuto la difficoltà di arrivare a fine mese, o di non poter andare a vivere da soli, o di non poter crescere e scegliere come ci è più congenialeCerto dovremo trovare il modo per essere ascoltati, ma proverei a portarli su un piano in cui noi siamo forti, quello dei diritti, quello delle garanzie a una vita dignitosa, e non solo quello di finanza e banche che certo esistono e ci governano per lo più, e che dovremmo però far tornare ad essere subalterni alla politica, alle necessità e ai bisogni di una popolazione, ad ogni età.

La crisi della politica, la sfiducia soprattutto dei giovani nella politica, nella democrazia, deve tornare ad essere un nostro impegno quotidiano, e se è di tutti questo può essere affrontato anche da chi ha più di un lavoro, e mille impegni di sussistenza e non solo.
Perseguire il bene comune, il bene della collettività, deve poter tornare ad essere il primo passo da fare insieme, quindi un tornare indietro a vecchi anatemi, penseranno molti, ma per fare passi avanti per tutt*.
E di sicuro dovremmo tornare a riprenderci le piazze, e dovremo cercare nuove forme di sciopero per essere ascoltati nei luoghi di lavoro così frammentati e volutamente dispersivi per non permettere il mettere in comune le esperienze.
Per rimanere in questa Italia dobbiamo cambiare molte cos. Iniziamo.