Osservavo  tempo fa Emma Bonino ricevuta con tutti gli onori da personalità di spicco ad un convegno  e intanto riflettevo su come quelle stesse persone l’avrebbero snobbata, derisa, ignorata quando molti anni fa lottava con i radicali nelle piazze italiane. Non ha importanza se piaccia o no Bonino, quello che le va riconosciuto è il coraggio delle idee, merce rarissima, qualità che va coltivata e che rende capaci di vivere a lungo senza approvazione dei benpensanti: non è facile.

Ho letto anni fa “Lungo Cammino verso la Libertà” di Nelson Mandela, un tomo di alcune centinaia di pagine, a tratti noiossimo perché Mandela descrive puntigliosamente la sua vita e dunque pure 30 anni di carcere, dove si sa, non accade gran ché. Non ha importanza se piaccia o no Mandela, certo che anche qui va riconosciuta la capacità di vivere a lungo senza il consenso: non è semplice, specie se intanto stai segregato dal mondo e immagino che ogni tanto ti assalga la paura che la vita finisca lì.

La Storia fortunatamente ci racconta di vite eroiche e sono queste che ci piace ascoltare, raccontare: Linda Poet la prima donna avvocata laureatai intorno al 1880, dovette attendere 40 anni per esercitare la professione e, quando entrò in tribunale, la schernirono nei modi piu meschini,  gli uomini e anche le donne. Lei continuò a testa alta e oggi noi ci commuoviamo leggendo del suo bellissimo coraggio che ci ispira.

Potremmo dire che questi personaggi hanno avuto il coraggio delle idee ma non per questo sono da ritenersi eroi. Il loro comportamento assume però sfumature quasi epiche se confrontato con quello degli /delle altre che li circondano: per lo più pavidi e codardi/e.

Tempo fa criticai  un Ateneo, in una mail riservata ad un’associazione di donne. Con toni pacati ma fermi e forte di anni di frequentazione dell’Ateneo suddetto, sostenevo che fosse per me imbarazzante provenire da quelle aule e verificare che questa Università, peraltro all’avanguardia su altri temi, fosse così imbarazzantemente arretrata sul tema “donne”; avevo notato infatti che nella quasi totalità dei convegni che vi venivano organizzati, la presenza di relatrici fosse infima e ciò nonostante la % di studentesse fosse superiore a quella degli studenti. Un vero autogol, affermavo, una mossa di contromarketing: perchè iscrivere una figlia in un ateneo peraltro costoso se poi lo stesso Ateneo riteneva le donne non idonee? Ricevetti diverse mail di consenso.
Il giorno dopo squillò il telefono e una imbarazzatissima Segretaria dell’associazione mi disse che due giovani professoresse di quella Università e facenti parte dell’associazione l’avevano chiamata, seccatissime, per chiederle spiegazioni circa la mia mail.

Trasecolai. Compresi che qualcosa, qualcosa di grave stava accadendo ed aveva a che fare con quel sistema di protezione e di copertura e in fin dei conti di casta che poi abbiamo visto dilagare con esiti a mio avviso terribili.
Una delle qualità che da metà degli anni ’80 e per molti anni è stata considerata  vincente e non solo per me, era la capacità di dire liberamente, di esprimere la critica, di esporsi. Solo chi possiede questa dote è in grado di far migliorare i contesti dove vive e lavora. Gli yes men, le numerose yes women sono le peggiori nemiche delle organizzazioni: preoccupate di ottenere approvazione, perdono di vista il bene aziendale e, nel medio/lungo periodo, affossano l’impresa.

Ho pubblicato questa notizia.
Sono mossa da interesse verso la Bocconi, in altro modo ignorerei la notizia. Il fatto che l’Università dove ho conseguito un Master, dimentichi che il mondo è al 51% formato da donne, è per me fatto grave anche perchè è ormai dato appurato da Newsweek all’Economist, che le donne in periodo di crsi performano meglio. Penso che il Rettore mi potrebbe  ringraziare della critica che esprimo  e in questo senso gli scriverò: perchè ho dedicato tempo ad un  fatto che lo riguarda e ciò  dimostra che la sua Università mi sta a cuore. Se sarò ascoltata l’Università eviterà di perpetrare un comportamento antiquato e discriminatorio.

Pochi e poche agiscono oggi in modo che i contesti dove si  trovano, migliorino. Si privilegia il consenso immediato ottenibile attraverso un comportamento da gregario; andrebbe privilegiato invece il coraggio del dissenso ai fini del benessere dell’impresa o della comunità che porterebbe all’ottenimento del consenso più a lungo termine. Anni fa non accadeva, o accadeva meno.

Se ci focalizziamo sulle azioni delle  donne, notiamo come il comportamento di molte tenda alla conservazione, in Italia in particolare. Trovo sempre agghiacciante, e non riesco ad abituarmici, come ci siano ancora molte donne di potere che dichiarano:”Io voglio essere chiamata Direttore, non Direttora o Direttrice!” “Avvocato, non avvocata!” Chissà se hanno il pene sotto i pantaloni, mi chiedo sempre curiosa.
“Non mi parli in questo momento di donne nel CdA, siamo in periodo di crisi e abbiamo problemi piu seri” detto da una donna: anche a dichiarazioni così non ci si fa l’abitudine.

Ecco, in due parole, di gente così, uomini e anche donne, in tempo di crisi e con il cambiamento come necessità,  ne abbiamo ancora  bisogno?