La stanza è chiusa, la luce spenta. Non è in casa.
Poggio la borsa sul tavolo. Mi levo le scarpe. Sono stanca.
Mi metto a cucinare. Prima o poi arriverà.
Vado in bagno. L’ha lasciato in disordine ancora. Dopo mi sente.
Torno in cucina. Spengo i fornelli.
Chiamo. Telefono spento.
La cena si fredda. Va beh, io comincio.
Richiamo. Telefono spento.
Non mangio più perché sono incazzata. Mando un messaggio e glielo dico, che sono incazzata.
Buio.
Chiamo una sua amica. Non c’è. Chiamo la mamma della sua amica. Non lo sa. Chiamo un amico. Niente.
Chiamo mia madre. Non l’ha vista. Chiamo suo padre all’estero?
Chiamo il 112. Spiego. Non mi sento meglio dopo.

Aspetto.
Esco, la cerco e mi porto il cellulare. E se torna?
Aspetto.
Mi risolvo a chiamare mio marito.
Aspetto.
Mi richiama mio marito. Vuole tornare. Aspetta, magari non è niente. Richiamo i carabinieri.
Aspetto.
Mi faccio una tisana, tanto non dormo.
Aspetto.
Richiamo mio marito. Sta prendendo l’aereo.
Aspetto.
Aspetto.
Aspetto.
La stanza è chiusa, la luce spenta.

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 URGENTE: ASSOCIAZIONI O BLOGGER  VOLESSERO  ADERIRE A COMUNICATO STAMPA PER VANESSA MI INVII ADESIONE A INDIRIZZO MAIL ENTRO H 16,30 DI OGGI 27 APRILE

OGGI DECIDO DI METTERE LA FOTO IN HOMEPAGE PERCHE’ VOGLIO NON DORMIRE PIU LA NOTTE. CHE IL VOLTO DI VANESSA  RAGAZZINA CHE SORRIDE  CI IMPEDISCA DI FARE FINTA CHE NULLA SIA ACCADUTO

Vanessa Scialfa non c’è più. Ammazzata e buttata dal ponte. Basta retorica. Si chiama FEMMINCIDIO. I quotidiani stamane non ne parlano o ne parlano come cronaca. Non è cronaca è FEMMINCIDIO. Altri quotidiani scrivono del bunga bunga ma non di Vanessa. Questo è ciò che dobbiamo a Vanessa: oggi scrivete ai giornali, dite che è FEMMINCIDIO e che ci vergogniamo di un Paese che tratta il FEMMINICIDIO come cronaca.