IO VORREI CHE AD OCCUPARSI DELLO STUPRO E DELL’ORRORE CHE NE SEGUE FOSSERO GLI UOMINI. Gli uomini che leggono i blog di Lipperini, Terragni miei, di Giorgia di  unaltrogeneredicomunicazione e di decine di altri. Uomini che sono tanti. Io vorrei potere ancora amare un uomo, guardarlo negli occhi e sapere che è dalla mia, dalla nostra parte. Vorrei la generosità verso di noi che noi donne dimostriamo da sempre verso mariti e figli e mondo.  Vorrei che Gad Lerner, sensibile al tema rispetto verso le  donne, facesse una puntata dell’Infedele sullo stupro e gli ospiti fossero uomini. Vorrei che i lettori rinunciassero alla loro domenica come facciamo noi, e si unissero per scrivere un comunicato d’amore verso di noi e chiedessero rispetto e leggi efficaci. Questo vorrei. E lo vorrei presto. Sarebbe un dono meraviglioso che mi/ci riempirebbe di speranza sul futuro. Farsi carico, fatevi carico, vi prego.

Con Pina Nuzzo, abbiamo scritto il comunicato QUI SOTTO, se volete diffondetelo.

Qui una scheda sul reato di stupro redatto dalle Avvocate D’Amico e Liberali che ringraziamo calorosamente.

Prima però vorrei leggeste la mail di Marla, lettrice del blog che abbraccio e ringrazio.

Io credo si parli devvaro poco, anzi per niente, di cosa rappresenta lo stupro per una donna. Gestisco una comunità di malati psichiatrici, su sette donne ricoverate, sei hanno subito violenza sessuale e per tutte è stato questo l’evento scatenante dei loro disturbi psichici. Bambine e ragazze normalissime che dopo aver subito questo abominio hanno sviluppato gravi forme di schizofrenia. Non si parla mai di come un evento traumatico di questo tipo possa portare una donna all’annullamento totale di se.
Una di loro è stata stuprata all’età di nove anni da due sconosciuti mentre lei era per strada per portare il latte alla nonna. I parenti la descrivono come una bimba meravigliosa, attenta, curiosa, la prima della classe. Dopo quel fatto non ha mai avuto il ciclo mestruale, le si è bloccato lo sviluppo e sono iniziati i suoi malesseri psichici.
Un’altra è stata ripetutamente seviziata dal padre sin dalla tenera età e questa signora oggi all’età di 60 anni è capace di ripetere in modo ossessivo solo una frase, non dice mai altro “No, Pietro non lo voglio, non lo voglio!!!”. Pietro era suo padre. Persino nel cuore della notte urla quella frase terrorizzata e non esistono parole per tranquillizarla, la sua mente è rimasta bloccata lì come se il resto della sua vita non l’avesse mai vissuta, come se il tempo non fosse mai passato.
Un’altra ancora ha subito uno stupro di gruppo all’età di 30 anni circa, è tuttora oggi un alcolista e soffre di una grave forma di depressione.
Non si parla mai di quante sono quelle che addirittura scelgono di togliersi la vita, non si parla mai del fatto che sul territorio siano scarsissimi i centri di sostegno per queste donne.
Non si dice mai nulla e non è vergognoso, ma molto di più.
Credo sia un crimine paragonabile all’omicidio, è un crimine che andrebbe punito con l’ergastolo, un crimine in cui non dovrebbero esistere attenuanti e giustificazioni di sorta.

ANCHE SUL BRANCO SI PUO’  TRATTARE? di  Pina Nuzzo e Lorella Zanardo
E’ di questi giorni la decisione della Corte di Cassazione di applicare misure alternative al carcere anche per i componenti del “branco” in caso di violenza sessuale.
La legge di contrasto alla violenza del 2009  non  consente al giudice di applicare, per i delitti di violenza sessuale e di atti sessuali con minorenni, misure cautelari diverse e meno pesanti della custodia in carcere  per chi è gravemente indiziato.
Nel 2010 la Corte Costituzionale ha cancellato l’obbligo per il giudice di disporre solamente il carcere nei confronti di un presunto responsabile, ritenendo la norma in contrasto con gli articoli  della Costituzione : uguaglianza davanti alla legge; libertà personale; funzione della pena. Si è pertanto dichiarata favorevole  alle alternative al carcere “nell’ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure”

Non siamo per il carcere a tutti i costi, ma di fronte ad un crimine odioso come lo stupro, in particolare quello di gruppo, ci aspettiamo che le istituzioni mandino segnali chiari ed inequivocabili di condanna.
La violenza sulle donne è un delitto diffuso. Sono davvero troppe le donne che – per il solo fatto di essere donne –  muoiono per mano di uomini. Non vorremmo passasse il messaggio che sulla pena si può trattare, si può trovare un accomodamento.
Sicuramente non è con questi presupposti che la Cassazione rimette al giudice la possibilità di misure alternative, anche per i responsabili dello stupro di gruppo. Ma non siamo così certe che si valuti, fino in fondo, l’impatto che tali misure possono avere sulle donne e soprattutto sugli uomini.
Le une si sentiranno ancora una volta  più esposte, gli altri meno colpevoli.