L’idea dell’acquisita parità di diritti, permette di trascurare il fatto che l’esercizio paritario dei diritti non può darsi se non cambiano la società e la cultura. Sono istruiti, questi giovani, come quelli che vanno dalla ministra Fornero, ma perché un concetto così semplice non lo capiscono? Essendo ben chiaro questo, però, bisogna pure aggiungere che le donne spesso si lasciano intimidire, e i loro diritti spesso rinunciano ad esercitarli, come nel caso in cui ci si debba candidare a qualche ruolo di rappresentanza, o nel caso in cui si debba votare un’altra donna ad un ruolo di rappresentanza, come difatti hanno riferito i giovani(maschi)del forum. Perché?
Come possiamo stupirci, se giusto qualche giorno fa su Rai 1 è andata in onda una fiction molto manipolatrice, se così si può dire, sul tema dei padri separati? che ho visto infatti citata nei commenti critici all’articolo di Ravera, quindi non è del tutto fuori tema (e spero di riuscire a farne un mini-documentario, anche se dovrei prima recuperare la registrazione della I parte) e ne parlo anche perché mi pare un sintomo di quanto la situazione sia preoccupante squisitamente nel nostro Paese.
Quella fiction intendeva portare all’attenzione dell’opinione pubblica il fenomeno sociale dei padri separati, o meglio di quei padri separati in condizioni di difficoltà e d’indigenza per le presunte discriminazioni attuate dalla legislazione sulle separazioni coniugali, ma lo ha fatto in maniera ambigua e scorretta: il modello maschile proposto è tratteggiato con tutti i difetti della vecchia cultura patriarcale, inclusi comportamenti antisociali (intimidazioni, aggressioni, gelosia ossessiva, stalking), e tuttavia è portato ad essere percepito come positivo con espedienti imperniati sull’empatia, come la popolarità dell’interprete (Beppe Fiorello ha sempre impersonato personaggi buonissimi in questo tipo di contesti televisivi) e l’esaltazione dell’affetto per il figlio, che fanno percepire le conseguenze delle sue ripetute violazioni della legge e della libertà della madre come “sfighe” – termine usato persino dai blogger di Tv nelle recensioni a caldo, mentre il riassunto della Rai li chiama “errori” che è già un eufemismo e non è una definizione corretta, nemmeno per la perdita del lavoro e per l’incidente d’auto, che nella sceneggiatura sono semplici conseguenze dei comportamenti irresponsabili, che provocano l’inasprimento di condizioni e restrizioni che all’inizio non erano affatto vessatorie per l’uomo né schiaccianti per il ruolo paterno.
L’effetto negativo sull’immagine delle donne è pesantissimo: la madre rappresentata nella fiction, pur limitandosi soltanto a reagire – e non senza sofferenza né incertezze – ai comportamenti irresponsabili e molesti del marito separato, viene percepita come “malevola” (Tiberio Timperi, conduttore Tv e padre separato) e “rigidissima” (Bernardini De Pace, avvocata matrimonialista e attenta ai diritti delle donne!), “cattivissima”, per non dire una serie d’insulti e turpiloqui che io sono rimasto attonito nel leggere… perché una sceneggiatura simile, privata dell’elemento empatico, sarebbe trasponibile a tanti di quei film-dossier sulle donne maltrattate che venivano da USA ed Europa negli anni ’80 e ’90.
Anche in questo insomma, temo che siamo l’unico paese dove un simile modello maschile possa ancora venire divulgato ed esaltato in Tv, mentre voi donne, avete capito come siete giudicate? capite cosa si chiede da voi, cosa ci si aspetta? Se vi difendete, se non siete molto indulgenti, insomma se siete come gli uomini a cui la gente perdona molto, siete considerate malevole, cattive, insensibili, siete voi le antisociali.
C’è allora da meravigliarsi che si riscontrino anche vere prevenzioni al contrario, come quella di una mia collega che ha criticato la fiction senza averla vista, soltanto per il suo intento sociale, ritenendo che il fenomeno dei padri vessati e indigenti sia una casistica talmente insignificante da non meritare un risalto del genere sulla prima emittente di Stato, in confronto a quella delle violenze subite dalle donne?
Abbiamo tanta, ma davvero tanta strada da fare ancora, di dialogo e comprensione da fare per la parità di diritti e anche di percezione tra i generi.
[Pardon, mi è partito il click prima di correggere la parola “trasponibile”… Intendevo che una simile sceneggiatura se realizzata fuori dall’Italia diventerebbe un film-dossier in favore delle donne, senza bisogno di rovesciare ruoli e personaggi: ciò la dice lunga sulla disparità di percezione ancora in vigore tra i generi. Mi scuso per la mancata chiarezza di prima.]
sono allibita. con questi non si può proprio dialogare! ho provato a commentare ma ti attaccano manco fossi una nazista che vuole sterminare la razza maschile. io ci ho provato, però mi sono stancata, non ho intenzione di continuare con l’unico risultato di essere insultata e derisa.
Ah! Ah! Hai letto i commenti al tuo post su l’FQ, “Fiorello e le donne”? Ti hanno detto più o meno così: finalmente una donna che non critica gli uomini!