Certamente il Senatore Monti saprà tenere conto di quanto emerge da molte analisi internazionali e da quanto riportato più volte dall’Economist: le donne performano in modo eccellente nei momenti di passaggio e di crisi. L’ho detto anche in una intervista stamane a Radiopopolare. Incontro migliaia di ragazzi e ragazze nelle scuole, parlo moltissimo con loro, anche dopo su FB e via mail o su skype.  Non c’è nulla che mi addolora di più , mi prende un crampo di ansia nello stomaco, e mi preoccupa di più dei dati qui sotto. Questa è l’urgenza, la prima vera urgenza. Una bomba ad orologeria.

Nel pieno della vita con ormoni a 1000 quando sei forte come un dio, costretti a casa, ancora con i   genitori, in ciabatte. Senza la voglia di uscire, per andare dove? Ore davanti al pc, porno e video giochi che ti obnubilano. Madri esauste che incontro spesso disperate. Padri arrabbiati, liti furibonde alla sera. Nonne che allungano deici euro di nascosto al nipote 25 enne.  Le canne per placare la rabbia.

Voglio occuparmi di questo. Vogliamo in tante occuparci di questo. Siamo a disposizione, abbiamo idee. Abbiamo consapevolezza, maturità, esperienza, desiderio. Veloci, per favore. Facciamo presto.

GIOVANI: PIU’ DI DUE MILIONI NON LAVORANO E NON STUDIANO

Nel 2010 il numero dei giovani senza studio e senza lavoro ha superato i 2,2 milioni: si tratta del 23,4% degli under 30, ovvero quasi un ragazzo su quattro. La Banca d’Italia nel rapporto sulle ‘Economie regionali’ aggiorna cosi’ in peggioramento la cifra sui cosiddetti Neet (not in education, employment or training) che a fine maggio l’Istat attestava al 22,1%, una percentuale che comunque gia’ risultava in rialzo a confronto con l’anno precedente. E ancora piu’ forte e’ lo stacco con il periodo pre crisi. Basti pensate che tra il 2005 e il 2008 la soglia dei ‘giovani che restano a casa’ era pari al 20%, sotto i 2 milioni. Insomma, con la crisi i ragazzi sono stati spinti ancora piu’ ai margini della societa’. Alla crescita della disoccupazione, certificata dall’aumento di chi tra i neet e’ in cerca di un posto (dal 30,8% del 2008 al 33,8% del 2010) si uniscono anche fenomeni di scoraggiamento, che portano i ragazzi fuori da ogni circuito sia occupazionale che formativo.

Come tradizione e’ il Mezzogiorno a mostrare i numeri piu’ allarmanti, dei 2,2 milioni di neet tra i 15 e i 29 anni ben 1,2, ovvero oltre la meta’ (54,5%), si trova nell’Italia meridionale. Lo sbilanciamento a sfavore del Sud e’, quindi, netto anche se la crisi ha visto aumentare i giovani che ne’ sono occupati ne’ studiano sopratutto al Nord e al Centro.

Un’altra differenza marcata passa tra le donne e gli uomini, le ragazze neet sono il 26,4%, mentre tra i maschi la percentuale e’decisamente piu’ bassa (20,5%). Non stupisce che tra gli under 30 fuori dai luoghi di lavoro ei di studio (scuole, universita’, master o altri tipi di percorsi formativi) la grande maggioranza risieda con almeno un genitore, sopratutto nel Mezzogiorno, dove e’ cosi’ in tre casi su quattro. A preoccupare e’, in particolare, il dato che denuncia come il 25% vive in un nucleo in cui nessun componente lavora. E non sono tutti ‘bamboccioni’: alzando l’asticella fino ai 35 anni, per includere coloro che hanno terminato un corso di laurea o di specializzazione, la quota dei neet tra i laureati resta, pur se inferiore alla media, abbastanza alta (pari al 20,5%). Quindi, il titolo di studio un po’ aiuta, infatti chi ha solo la terza media cade piu’ facilmente nel bacino dei neet (24,8), ma non risolve tutto.

Inoltre, se prima della crisi la condizione del neet era per una buona parte solo temporanea, una breve sosta a casa prima di lanciarsi nel mondo del lavoro oggi non e’ piu’ cosi’, con la quota di chi passa velocemente tra gli occupati che e’ sensibilmente calata.