Mi intervista Serena Fiorletta del quotidiano LaStampa.it. Questo è l’articolo sul loro sito.

La prima foto qui a sinistra  è quella che viene scelta dall’ufficio competente. Non rappresenta assolutamente ciò che scrive con professionalità e competenza  la giornalista.
Diverse lettrici protestano e la Stampa promette di cambiare la foto.
La seconda, qui sotto,  è la foto che viene scelta per dimostrare il cambiamento.


Peggio non potevano fare.
Interrogata la redazione risponde che non hanno in archivio  foto di donne competenti. Inutile dire che un’intervista dove si parla di un congresso di 1000 donne da tutto il mondo dove ieri ha parlato la presidente donna di Pepsi Co., dove intervengono donne premi nobel donne e il cui titolo è Women Creating History, non trova in queste due foto una corretta illustrazione.
Facciamo una prova, innalziamo il livello di ocnsapevolezza su questo tema, sperimentando:

Se uscisse un articolo cosi:
“Più cultura d’impresa e innovazione ecologica, tecnologica e sociale. Questo chiedono i Giovani Imprenditori di tutti i Paesi del G8 riuniti il 3 luglio a Stresa. Le loro istanze sono state raccolte in una dichiarazione congiunta che verrà consegnata, con il tramite del Ministro Meloni, al Presidente Berlusconi e ai grandi del G8 di L’Aquila.
Per la prima volta la classe dirigente del futuro ha compattato le proprie forze a livello internazionale per elaborare proposte concrete di governo a livello mondiale.
E fosse corredato da una foto così:
Cosa penseremmo? La foto del ragazzo  non ci parrebbe avere nulla a che fare con gli imprenditori, seppur giovani.
Bene hanno fatto dunque le lettrici  a chiedere un’altra foto. Non si tratta come sappiamo di polemica sterile, bensì di atti concreti che cambiano la visione del mondo (Weltanschaung, così accontento anche la frangia intellettuale :-))
Quali sono le paure, le resistenze che bloccano l’Italia in una situazione da sottosviluppo culturale?

Cerchiamo di capire:
– le giornaliste spesso non hanno voce in capitolo su titoli e scelta foto. In questi anni dominati  dal precariato, la loro forza contrattuale è ridotta a quasi zero. Di conseguenza in tempi di magra si tende ad accettare tutto, anche ciò con cui non si è d’accordo.Ad esempio le foto che corredano i loro articoli.
– quando si protesta, si vien tacciate di essere rompiscatole, vecchie, femministe noiose.Di conseguenza spesso si lascia correre. Qui subentra la paura di perdere il consenso e di restare sole sulle proprie gambe, in aasenza di approvazione maschile. Nel nostro Paese l’approvazione maschile è importantisisma perchè ritenuta autorevole, sempre e comunque. Più di quella femminile.
– è fastidioso e doloroso ricordare che in questo cammino spesso si hanno all’opposizione altre donne che accuseranno chi protesta di essere rigide e antiquate.

Leggere serve. Dalle vite altrui si impara molto.
“Lungo cammino verso la libertà”  di Nelson Mandela è un bel tomo di 800 pagine dove veniamo a sapere come si vive per 30 anni in carcere, senza avere commesso delitti, ma solo perché si è chiesto di rispettare la propria libertà.
Mandela ha cambiato il mondo. Noi viviamo in un modo migliore per la sua determinazione. Per  tutta la vita Mandela non ha mai perso fiducia e speranza: ha continuato a lavorare sull’innalzamento del livello di cosapevolezza, sapendo che l’ignoranza dei prorpi diritti è il peggior nemico dell’emancipazione.
Essere considerate rompipalle è certo meno grave rispetto a restare  30 anni di carcere, siamo d’accordo credo.

Quindi la nostra strada mi pare chiara e, in fondo, meno difficile di quella percorsa da altre/i. Importante è lavorare sulla propria autostima rafforzando la capacità di sopravvivere temporanemanete senza l’approvazione maschile, o parte di questa.

Ieri ho parlato qui a Winconference. Nel mio panel c’era anche Maggy Barankitse, premio Onu per i rifugiati, fondatrice di Maison Shalom, la sua storia in Maggie, madre di 10mila figli, ed. Piemme.
Testimone dell’eccidio in Burundi, donna dalla forza incontenibile, raccontava che, nonostante il lavoro incredibile che ha svolto negli anni, non veniva mai invitata a riunioni importanti. Un bel giorno decise di andare ad uno di questi meeting, si sedette a fianco di uno dei tanti uomini potenti e questo le disse: “Ma questo non è il tuo posto!” E lei semplicemente rispose: “Io credo che questo invece sia proprio il mio posto” e rimase per tutta la riunione. “Non aspettate che vi diano lo spazio a cui avete diritto. Prendetevelo” ci ha detto Maggie con la sua risata contagiosa.
Buonissima giornata. Nessun dubbio che siamo sulla buona strada

P.S. Fate circolare questo post per favore. Linkatelo su FB, stampatelo e parlatene con vostra sorellina, fratello mamma e papà. Datelo ai vostri amici, portatelo a scuola e chiedete all’insegnante di parlarne. Se siete insegnanti, parlatene con i vostri alunni e alunne. Insomma innalzate il livello di consapevolezza del Paese. Divulgate, prendete posizione, siate militanti della vita. Così si cambia. Certo che si cambia.