E un altro talento si lascia morire: non che questo mondo sia incoraggiante, tutt’altro, e chissà quanti ce ne sono che non hanno nemmeno tentato o sono scomparsi a fare una vita insignificante e non hanno nemmeno la fortuna che qualcuno abbia visto le loro potenzialità se non l’amico e il vicino di casa (forse, data la solitudine potrebbero essere passati oltre anche loro).
Ho voluto anch’io ricordarla appena ieri ho saputo della notizia.
Ma soprattutto ho voluto scrivere qualcosa sull’autodistruzione: http://almacattleya.blogspot.com/2011/07/autodistruggersi.html
Non ho intenzione di spiegare cosa porta, ma raccontare qualcosa cercando di trasmettere il possibile anche se mi rendo conto è una cosa ardua perché solo una mente che è in quel momento può sapere che cosa succede.
Ciao, Amy dovunque tu sia, mi mancherai come mi mancano Janis Joplin, Jimi Hendrix, Jim Morrison, talentuosi e fragili come te. Mi mancherà la tua splendida voce
Saro’ forse contro corrente ma a me ha ben più sconvolto la tragedia norvegese, mi spiace per questa ragazzetta viziata, piena di soldi e infelice ma se devo versare una lacrima in questo momento lo faccio sopratutto per i ragazzi di 12, 13 anni massacrati sull’altare del mito della purezza della razza e della paura del diverso.
@walter
le due tragedie non sono confrontabili.
Della Norvegia dovremo parlare: sono stata ieri al telefono con la mia amica Krsitn di oslo ed era sconvolta, come tutti ritengo.
Della Winehouse non condivido il giudizio: artista eccezionale, grandissima, piu che viziata la definirei profondamente infelice. Certo era milionaria, ma se conosci la sua vita, vedi che di gioia ce n’è stata ben poca.
Certamente c’è gente che non ha da mangiare e immagino che tu come me pensi che i problemi stanno altrove.
Però spesso l’arte è accompagnata da vite scomode, autodistruttive, infelici. Non è una giustificazione ma è così.
E per me, comunque, è stato un grande dolore.
le tragedie sono tragedie.. non si possono confrontare nè sarebbe giusto farlo..se pensiamo all’olocausto ogni altra tragedia sembra svilirsi..se pensiamo alle torri gemelle la Norvegia sembra quasi insignificante..se pensiamo alla strage di individui che muoiono ogni giorno di fame e di sete o per malattie banali tutto perde di significato quasi nell’idifferenza del nostro mondo che muore di benessere..
un suocidio, chiunque sia l’individuo, è una sconfitta della società intera..abito in un piccolissimo paesino di campagna e purtroppo in meno di un anno due ragazzi giovani si sono suicidati.. eppure in apparenza non nè avevavo motivi, non si drogavano, non bevevano, le loro famiglie erano come le nostre.. il suicidio riguarda tutti…
Non penso neanche fosse milionaria. Un successo, una grande carriera davanti, sì, ma ha fatto solo due dischi ed è diventata famosa cinque anni fa col secondo. Avrà usato una buona metà dei proventi per problemi di salute. Non era Madonna, non era neanche del tutto un’artista affermata, era uno di quei successi istantanei di oggi, ma non ha fatto la storia,nè ha fatto fortuna come un Bill Gates o un Bono Vox.
Il fatto che non abbia avuto nessun di forte su cui credere, che l’aiutasse a uscire dal problema della droga e dell’alcool è stata una delle cause che l’ha indotta alla morte. Molte la voglia di vivere che una persona ti fa scaturire, come un figlio oppure un fidanzato, riuscirebbero a bloccare queste brutte bestie che portano alla depressione.
@monica
si, meglio ancora imparare sin da piccole/i la centratura su di se. che non è egoismo o autoreferenzialita, ma la capacità di conoscersi, amarsi, amare la vita e sapere che ce la si puo fare. Spesso noi donne, molto piu degli uomini, veniamo educate/cresciute pensando di dovere/potere far conto su un uomo, padre o marito che sia.
Imparare ad amarsi sin da piccole, a volersi bene, ad accettarsi così come siamo. Credo che qs valga più di cento lauree e possa essere una reale assicurazione sulla vita.
Conosco bene la droga e i drogati, non se ne esce mai per “qualcun’altro” purtroppo, neanche per i figli. Se ne esce, quando capita, proprio perchè si riesce a fare, magari grazie a terzi, un enorme lavoro su se stessi.
Io sono tristissima per la sua morte, era un talento mostruoso, non rara, unica. Purtroppo c’è chi non ha la forza di reagire alle infelicità che la vita ci mette davanti. Chi conosce i tossicodipendenti sa di che tipo di fragilità sto parlando, è un particolare che li accomuna tutti, anche se le loro vite sono poi molto diverse. Io consiglio sempre di ascoltare soprattutto i live dell’epoca in cui era ancora quasi una sconosciuta, ovvero all’epoca del suo primo album poco considerato. Beh, brividi puri, come questi http://www.youtube.com/watch?v=gfr6_rv7joY
La tragedia norvegese mi ha profondamente scossa, rattristata. Ma quella di Amy è una storia che ho già visto, che ho toccato con mano, anzi, con il cuore, è un tipo di tragedia che conosco, che sento vicina. Oslo mi sembra lontanissima, non geograficamente, ma emotivamente ed empiricamente parlando, con tutto lo sforzo empatico che posso fare.
Forse sembra orribile da dire, ma è quello che sento.
Beh, l’adoravo proprio come artista… ancor prima di “conoscerla” umanamente. Che peccato, ragazzi… che peccato…
@Lorella
Giusto credere in se stessi/e ma nella vita è anche belllo avere qualcuno su cui fare affidamento: genitori, mariti, mogli, amici, amiche..scusate se dico banalità.
Secondo me non sono affatto banalita’, anzi. Pero’ il fatto di essere molto autosufficienti in qualche modo rende le proprie relazioni con amici/amanti/famiglia piu’ semplici, nel senso che si basano sulla scelta e non sulla necessita’. Poi chiaro, nei momenti di crisi e’ bello poter contare sui propri affetti e, ovviamente, poter offrire lo stesso sostegno agli altri quando sono loro ad averne bisogno… I problema e’ che, in alcuni, frangenti ci si puo’ ritrovare da soli e li’ bisogna anche stringere i denti ed arrangiarsi da se’…
Ci sono tante persone nella cui vita c’è poca gioia eppure non si ammazzano con la droga.
Soprattutto se lo dovessero fare non verrebbero osannati e diffusi in questo modo. Non avrebbero nessuno che provi dolore per loro.
Non so quale sia il fine di post come questo, personalmente penso che entrate in contraddizione con il messaggio stesso del vostro documentario: l’educazione al rispetto di sé, a non piegare i corpi e le menti alle strutture dell’ambiente mass-mediatico.
Vi si potrebbe infatti rivolgere la domanda che voi fate ai capi della TV: perché parlate di queste storie e ne parlate in questo modo invece di raccontare la vita di gente che sa reggere? Forse perché la voce soul graffiante rende Amy una tossica diversa dalle altre?
Ma anche le tette della Gregoracci sono emozionanti e quel volto misterioso della Perego la rende una donna molto più emozionante della Camusso o della Perina o della Melandri.
C’è chi preferisce le emozioni della musica e chi quelle dell’immagine.
Il vostro quindi è solo un problema di gusti non di valori se ne conclude.
Questa mente e questo cuore di donna sono stati davvero oltraggiati da un’industria discografica predatrice. Come si può programmare un tour per un’artista in quelle condizioni senza essere considerati corresponabili della tragedia? Non oseranno questi signori (e queste signore) guadagnare sulla vendita di suo un disco postumo?!?! Tutto quello che era in produzione dovrà essere pubblicato gratuitamente!!
Non direi, la musica e l’immagine, quando non banalizzate, sono cultura, sono ricchezza, non si possono opporre ai valori o al pensiero, perchè lo comprendono. La voce rende Amy una donna diversa dalle altre? Ovviamente sì, non in quanto tossica ma in quanto persona. E qui si piange una persona. Vero è però che la fama oggi è il discrimine fra chi ha la considerazione degli altri e chi, magari pur meritandola ugualmente, non la ha, con una storia e uno spreco umano altrettanto orribili ma in ombra. La fama non fa migliore la Winehouse, non migliore di sue compagne di sventura. Diversa, come ciascuno, ma è squallido monetizzare la vita di uno scomparso, come se nemmeno la Morte fosse più La Livella e come se il riconoscimento qui ed oggi, basato sulla quantità del consenso, fosse tutto. Lì fuori abbiamo centinaia di ignote Amy Winehouse che non hanno suscitato scalpore perchè ignote, non perchè insignificanti. E qualche “collega” di Amy l’anonimato l’ha uccisa prima e peggio, qualcun’altra l’ha salvata col suo abbraccio discreto, coi suoi limitati orizzonti (tutto già detto, tutto eterno, tutto premoderno: vedasi “Elegia su di un cimitero di campagna”, T. Gray)
Ma chi se ne frega se è tossica? Prima della sua vita privata di cui ci si può interessare o meno e sarebbe meglio non farlo, prima si deve guardare l’artista. Eddie Vedder ascoltò per anni i Pixies senza nemmeno sapere che faccia avessero, e francamente feci altrettanto io. Quanti intellettuali nazisti abbiamo studiato sui libri di scuola? Che facciamo, gettiamo nell’immondizia le loro opere? Chissà, forse Dante andava a prostitute e ogni tanto prendeva funghetti allucinogeni, che facciamo, iniziamo a dire che la Divina Commedia è una cagata? Bett Davis è stata una delle attrici più ubriacone, antipatiche, pazze e bisbetiche di Hollywwod, ma qualcuno avrebbe il coraggio di dire che non era un attrice sublime? Per carità, non sto paragonando la Winehouse a Dante o alla Davis o non so chi altro, ma sto cercando di dire che ognuno di noi è unico e irripetibile, e l’artista e l’arte che l’artista appunto produce va giudicato in maniera scissa da quella che può essere la sua vita privata, sono due cose separate. Ma non credo di dovermi sentire in colpa se credo che Amy avesse una voce ed interpretazione preziosa. Chissà perchè nessuno osa farlo con i grandi del passato che si drogavano peggio di lei, non era brava abbastanza? Son convinta che se fosse vissuta negli anni 60′ ora la tratteremmo come Janis Joplin o Jimmy Hendrix, povera però, è nata nell’epoca di Britney Spears e allora la trattiamo come un prodotto commerciale confezionato senza lo spessore artistico che a mio avviso merita perchè ormai siamo abituati ad etichettare qualsiasi cosa.
Altra postilla per chi dice “esistono tante persone che hanno problemi e non si drogano”. Meraviglioso, ma chi si droga vale di meno, non è degno dello stesso rispetto? Ma sapete davvero cos’è la droga, la sofferenza? Avete mai conosciuto profondamente dei tossici? Avete mai frequentato comunità di riabilitazione per poterne parlare? Ma come si fa a sindacare sul dolore degli altri? Lo trovo terribile. Certo, fa rabbia, fa tristezza vedere qualcuno che si rovina con le sue stesse mani, ma non siamo tutti uguali. Sono un po’ basita. Quanta polemica! Amy ci piaceva e ci dispiace che sia morta, pure se si faceva le pere o tirava di coca, fine.
@ Marco
Trovo il suo ragionamento un po’ sofista (e anche un po’ Antani, a essere sincera).
Ovviamente l’augurio e’ che noi tutte/i si raggiunga un livello di consapevolezza e autonomia tale da affrontare la vita e tenere i nostri demoni a stecchetto, senza farci devastare da alcol, droghe etc. Credo che pero’ il post della signora Zanardo voglia essere un abbraccio virtuale a tutti coloro che non ce l’hanno fatta a raggiungere questo obiettivo e a chi, giornalmente, incappano nei propri errori e nelle proprie debolezze. O almeno, io l’ho letto cosi’.
Quanto al parallelo voce/corpo, certo anche un corpo puo’ emozionare – ma per comunicare un’emozione differente dal semplice richiamo erotico (che per carita’ nessuno qui condanna) il corpo deve farsi espressione di qualcosa di differente. Mi e’ capitato a volte di rimanere incantata da foto e video di Roberto Bolle, ma dedico a questo ballerino un’attenzione diversa dallo sguardo distratto con cui osservo le foto di modelli belli e muti sulle riviste – Bolle non ha solo un corpo bello e forte ma anche una tecnica, una grazia innaturale e ipnotica che rendono cio’ che fa del suo corpo unico. Non sarebbe male se le ballerine che si vedono in tv sapessero esprimere col loro corpo lo stesso spirito, la passione che va al di la’ del fatto di avere, semplicemente, dei caratteri sessuali secondari ben formati.
Stessa cosa per la voce: molti possono avere una bella voce, non tutti sono in grado di comporre musica di qualita’ ed interpretarla con grande sensibilita’ e passione oltre che con tecnica.
Quindi no, il suo paragone fra la semplice ostensione di tette e l’incredibile uso che della propria voce faceva Amy Winehouse non regge.
Evidentemente la tentazione di misurare l’altrui dolore e stabilire quanto sia grande e poi stilare classifiche e giudizi è sempre forte, ma più che morire del loro male, questi poveracci cosa devono fare per dimostrare che stanno male? Mi occupo di musica, professionalmente, da una vita, e mi permetto di provare a sintetizzare: la grandezza di A.W. e la sua estrema fragilità stavano nello stesso posto, perché non basta una voce come la sua bisogna che ogni nota sia sostenuta da una grande emozione, per avere quel risultato. Quelle emozioni, però l’hanno anche uccisa. Chi imbocca la strada dell’autodistruzione ha poche chance di tornare indietro a prescindere dal suo conto in banca e dalla sua fama. E’ una solitudine identica per tutti coloro che abusano di sostanze, hanno disturbi alimentari ecc ecc. e ci sembra più comprensibile in un poveraccio qualunque che non in una persona con un patrimonio valutato intorno ai dieci milioni di sterline, perché a noi, con ben altre stabilità, ma la fatica di arrivare a pagare tutte le bollette ecc ecc questa ci sembra la felicità. E parliamo con cautela anche di solitudine, rischiamo di mancare di rispetto a chi ama sinceramente queste persone e gli è vicino con tutto il cuore, soffrono già abbastanza, si tratta di ben altra “solitudine”.
@lia
grazie per come sei riuscita ad interpretare il sentimento che proviamo in molte e molti.
“..bisogna che ogni nota sia sostenuta da una grande emozione”.
Ho per un periodo della mia vita studiato con un maestro che “indicava una strada” alla creazione. Bene, mai come in quel periodo mi sentivo senza pelle: sentivo la vita come mai prima di allora: mi arrivava tutta la meraviglia, ma anche tutta la disperazione. Che credo siano indissolubilmente legate. E non saprei dire se si possa creare, creare in modo sublime, senza soffrire terribilmente. Forse, dico forse, la sola strada e´essere accompagnate da un percorso anche spirituale, non religioso intendo. Spirituale.
Beh, non mi rimane da dire niente, avete già detto tutto nelle vostre risposte, posso solo aggiungere che, nella mia ignoranza di tanta produzione musicale cd. “commerciale” contemporanea, non conoscevo Amy, e solo perché è morta ho scoperto una voce e un’interpretazione di altissimo livello ed emozionanti. Appunto, non è un peccato 🙁 che sia morta, anche per questo?
@Lorella
credo che ci sia creazione sublime anche senza dolore, Bach per primo ci ha lasciato solo straordinaria meraviglia, e pure Mozart, che ha rappresentato anche il dolore con una precisione mozzafiato lo racconta sull’orlo della vertigine, ma senza esserne travolto. Penso, con estrema umiltà, perché non sono una psicoterapeuta, che il problema di A.W. fosse appunto l’essere travolta dalle emozioni, senza trovare neanche nel canto, che è l’espressione musicale secondo me più gratificante, perché lo strumento sei tu, un valido sostegno. Il suo eccezionale talento e la sua sensibilità hanno regalato a noi cose intensissime, ma non hanno aiutato lei. Peccato, in un colpo solo sono andate perdute una giovane donna e una grande musicalità, se avesse potuto trovare dentro di sé qualcosa a cui aggrapparsi chissà come avrebbe cantato, una volta divenuta una donna matura e più forte.
Gli ultimi commenti hanno dentro, forse inconsapevolmente, un grande rischio.
Come ho cercato di spiegare prima, forse scegliendo esempi sbagliati, il rischio è quello di usare le stesse categorie che usa la logica che si vuole combattere.
Emozioni le danno anche le meteorine, le presentatrici come la Perego o le ragazze che fanno “di sé stesse il prodotto” come la Tommasi.
A stabilire quale emozione sia perbene e quale invece bassa e volgare, ossia a dare giudizi, non sono io ma siamo tutti. Preferire Roberto Bolle o Amy Winehouse a Sara Tommasi o Alba Parietti, se il fulcro è l’emozione, diviene questione di gusti.
Faccio un altro esempio per uscire dalla gabbia erotico/non erotico.
Se uno ascolta Giovanni Allevi prova emozioni e probabilmente sono emozioni piacevoli, forti, se invece ascolta una di quelle sinfonie dissonanti, spezzate, degli autori novecenteschi che danno su Radio3 probabilmente cambia canale dopo 2 minuti.
Questo però non autorizza a concludere che Allevi è un genio e l’autore novecentesco uno snob. Allevi è ricciolino, finge una lieve schizofrenia, ci sta simpatico. Recita bene la parte del genietto, ma per esser tale deve dimostrarlo e per fare questo occorrono la tecnica e i risultati.
Amy ha indovinato 4 o 5 canzoni. Il sistema mass-mediatico le ha permesso di guadagnare una fortuna e di avere un margine di scelte molto più ampio di noi. Lei ha deciso di buttarlo nel cesso delle sue paturnie.
Anche io sono solo ma non mi è mai venuto in mente di presentarmi al lavoro ubriaco o drogato. Nessuno di noi può permettersi una cosa del genere.
Ci sono scienziati/e altrettanto agnostici/che e piuttosto disperati/e nella concezione del ruolo dell’uomo nell’universo eppure non fanno la fine di Amy.
Ci sono milioni di donne/uomini semplici che sanno reggere, questi sono i modelli da proporre.
Credo insomma che il saluto ad Amy sarebbe stato meglio accompagnarlo a riflessioni un tantino meno ipocrite.
Il compiacimento poi nell’evidenziare come bellezza ed autodistruzione, bellezza e fragilità stiano insieme lo trovo insopportabile.
Marco, qua nessuno dice che Amy Winehouse è un “modello da proporre” (anche se personalmente preferisco una cantautrice drogata, piena di problemi e difetti ma di talento rispetto ad un artista sempre sobrio e perbene ma che non mi dice nulla) diciamo solo che era una bravissima artista e ci dispiace che non ci sia più, nessuno dice che era un modello di virtù.
Insomma Marco, dal punto di vita umano e morale Roman Polanski mi pare abbia fatto cose molto peggiori di Amy Winehouse (che alla fine ha fatto male solo a se stessa) ma quando morirà il mondo avrà perso non una splendida persona ma comunque un grande autore cinematografico, autore di inquietanti capolavori come Repulsion, Rosemary’s baby, L’inquilino del terzo piano, uno dei film più toccanti e meno retorici sulla Shoah, una bellissima versione di Oliver Twist, un film sulla violenza, la sopraffazione, la giustizia e la vendetta come La morte e la fanciulla..e potrei continuare.
La storia della bellezza e della fragilità che vanno a braccetto (in realtà possono andarci come anche no) non capisco che c’entra
Su questo punto potrei anche essere d’accordo, non è detto che chiunque sia fragile ed emotivo imbracciando un microfono per cantare possa essere considerato un talento, come è vero che non bisogna essere per forza tristi per saper trasmettere qualcosa, la musica è anche gioia, ironia, divertimento ecc… Anche Britney Spears ha avuto i suoi brutti momenti ma artisticamente rimane quello che è, ovvero il nulla, se morisse oggi non credo verrebbe ricordata per la sua voce straordinaria e il suo talento, ecco.
Amy aveva un dono, la sua voce e passione per la musica, e la sua fragilità le ha permesso di dare un impronta emotiva e molto profonda ai suoi brani, è stato un mix perfetto sotto il profilo artistico. Davvero, ascoltatela dal vivo prima dell’uscita del secondo album in cui la sua voce era nel pieno della sua forza senza essere rovinata dall’alcool e dalla droga… Era davvero pazzesca, incredibile…
In quel periodo era serena, era bellissima, in carne, senza la cofana e i tatuaggi, pulita, la voce era potente, intensa, controllata, ultra-tecnica, ma accompagnata da quel suo modo di sentire la musica sempre profondo e intenso… Io voglio ricordarmela così. Dopo la droga se l’è mangiata, le ha tolto la voce, l’ha resa goffa sul palco, i media ne hanno fatto un fenomeno da baraccone. Credo davvero abbia poco senso parlare del suo declino.
vi prego ascoltate Bill Hicks, come non pensare ad Amy? Lei sì che cantava con il uo “fottuto cuore”! Bill l’avrebbe adorata: http://www.youtube.com/watch?v=v4dN2ddi7Ss
@Paolo. Credo che gergalmente “You know I’m no good” stia per “Sai che non valgo un fico secco”, “sai che non conto”. Potrei sbagliarmi, ma se così fosse sarebbe estremamente più indicativo di una certa disposizione d’idee… 🙁