In Europa e in Italia, la giornata dell’8 marzo ha evidenziato nuove sfide e antichi ritardi. A Bruxelles, come componente del Pd della Commissione Donna e con Patrizia Toia, vice presidente del Gruppo S&D, abbiamo voluto presentare il documentario di Lorella Zanardo, «Il corpo delle donne», confrontandoci con colleghe di diversi Paesi e gruppi politici sulla patologica relazione tra donne e la loro rappresentazione neimedia, che in Italia – come la manifestazione del 13 febbraio ha denunciato – è ormai indecente e grottesca da almeno 15 anni.

Di fronte allo smarrimento delle colleghe europee, che ci chiedevano cosa fosse successo in Italia e alle donne italiane, ci è sembrata ancora più irrinunciabile una forte presa di coscienza e di iniziativa politica su questo fronte. Non a caso il rapporto tra donne e media è stato uno dei temi scelti dal Comitato «Se non ora quando» per le iniziative dell’8 marzo. Perché si possono vincere significative battaglie e ottenere importanti risultati sulla via dei diritti e delle pari opportunità, ma se si perde in ambiti simbolici e pervasivi, il senso della dignità e del rispetto della donna come persona, tutto si rivela esposto a regressioni.

Valuteremo in Parlamento europeo le iniziative da assumere, anche sulle nuovi basi giuridiche del Trattato di Lisbona, che ha inserito nel suo articolato la lotta ad ogni forma di sfruttamento e di violenza contro le donne. Già si stamuovendo un interessante fronte di amministratrici locali impegnate ad inserire norme che vietino l’affissione di pubblicità non rispettosa della dignità umana e delle donne in particolare. È anche importante l’assunzione di responsabilità da parte delle giornaliste, come alcune stanno con più coraggio facendo, dall’Unità al Corriere, da Famiglia Cristiana a Repubblica. Sapendo però che è sull’intrattenimento e i talk show che si gioca la vera partita della dignità dell’immagine femminile. Si istituirà l’osservatorio nelle testate giornalistiche Rai, ma tutto tace sul fronte delle altre reti tv.

Quest’ultimo 8 marzo si è caricato però di una nuo- va, grande sfida: dare voce e protagonismo politico alle tante donne, soprattutto giovani, che si battono per la democrazia in Libia, in Tunisia, in Egitto e in altri Paesi dell’Africa e dell’Asia. Come europee dobbiamo essere protagoniste di una ripresa forte delle relazioni tra Europa eMediterraneo – come ho chiesto in Aula alla Commissione europea – che escano dalle sole logiche della paura e del cinismo (di là le «invasioni», di qua gli affari) ed avviino, accanto alle azioni umanitarie, sostegno allo sviluppo economico, democratico e dei diritti in quei Paesi. Solo così, aiutando le giovani democrazie che nasceranno da queste rivolte, l’Europa può ritrovare la sua credibilità.

Silvia Costa

Articolo pubblicato sul quotidiano “L’Unità” il 9 marzo 2011