Ascolto Cesaria Evora, disfo l’ennesimo scatolone del recente trasloco, sposto una pianta, mi fermo ad osservarla.
Mangio uno yogurt – un po’ di dieta è necessaria – guardo la mia città grigia, piovosa, governata da dei miserabili ignoranti e capisco che ne sono, irrimediabilmente, ancora innamorata.
Trovo una vecchia foto di mio figlio con il costume da Tigro, la sistemo sopra il mio letto. Sento i rumori che giungono dalla strada, nella casa nuova si sente passare il tram, l’altra casa era più silenziosa. Però qui si ascoltano le campane della vicina chiesa, stamane mi hanno svegliata, mi piace.
Propositi: riprendo a ballare. Non si scrive di corpi senza usare il corpo, me lo riprometto. Come mi ha ricordato la tredicenne della scuola di Tortona quando ha detto che le veline non ballano, no,”perché si vede che non si divertono, mentre il ballo è divertimento vero”.
Penso. Leggo qualche mail. Lascio che i pensieri vaghino.

E’ l’Anno Nuovo, è un po’ di letargo, è che la vita è anche questo e a volte me lo dimentico. Oggi penso sia soprattutto questo, la possibilità di stare bene con sé stesse/i, spesso conquista ardua.
Penso che siamo, molte di noi, esauste di stare in prima fila sotto il fuoco di tiratori scelti che mirano a colpire l’intraprendenza, la voglia di cambiamento, la capacità di proporre il nuovo di molte e molti che come me combattono.

What next? Chiede Bas Mesters nel suo sito www.one11.nl e mi diceva oggi che a migliaia in Olanda si stanno coinvolgendo nel progetto che mira a proporre il nuovo e ad andare avanti, a non fossilizzarsi nella lamentela.
Qui da noi è diverso, è peggio, inutile ripeterlo. Qui si passano anni a demolire tutto e tutti, anni a distruggere chi progetta. Persone meschine che temono la bellezza.
In un contesto così, in un Paese così, può essere che anche a donne amazzoni e a uomini condottieri venga voglia di ritirarsi in un privato rassicurante e a misura di persona.

Poi accendo il pc, apro outlook, arriva una mail. Oggetto: dai monti, Mittente: Matilde
“..ho 16 anni… con le mie amiche vogliamo assolutamente fare qualcosa qui in Val d’Aosta… abbiamo visto il suo lavoro… abbiamo formato un gruppo per discutere, incontrare, rendere consapevoli… l’abbiamo chiamato Fly and Fight…. cosa ne dice? Possiamo collaborare?”
Me l’ero dimenticato. Grazie a Matilde e alle sue amiche mi sono ricordata che quando questo progetto è cominciato, l’obbiettivo per me era volare, alto.
Poi a volte, a  tratti rimane solo la lotta, dura e cattiva,  e non mi piace per niente, non mi assomiglia.
Recuperare il volo, ecco. Quest’anno recuperiamo il volo.