Mi sono trovato davanti una generazione che si sente inascoltata e a cui dobbiamo dare risposte. Mettiamo al centro il tema dell’ascolto, della capacità della politica di tornare a comunicare con i più giovani“. Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un colloquio con il direttore della Stampa, Mario Calabresi, in cui spiega di aver accolto i leader del movimento studentescoperché la loro protesta non era stata sporcata dai segni della violenza“.
Sono venuti da me – aggiunge Napolitano – dopo una giornata molto tranquilla e questa era la condizione preliminare per ogni dialogo“.

Nel dialogo con loro – racconta lo stesso Napolitano – ho trovato tratti di ingenuità ma buona fede e dobbiamo renderci conto che non è solo il problema di una legge ma è il problema di una generazione“.

Tutti noi che abbiamo responsabilità nelle istituzioni e nella politica – ribadisce quindi il capo dello Stato – dobbiamo capire che, al fondo, sono le preoccupazioni di una generazione cui è ormai chiaro, nella percezione di molti, quali incognite presenti per essa il futuro“.
Sul suo ruolo, Napolitano osserva: “L’unica cosa è cercare di non farsi travolgere dalle scosse, dai problemi e dalle novità che si accavallano ogni giorno e provare a guardare lontano“. Leggo questo articolo su RAiNews24.

Il Presidente chiede a dei sordi, ciechi, assatanati di potere di bassa lega, di mettersi all’ascolto dei giovani. Mi pare una richiesta nobile ma utopica e  forse inutile. E’ come fare sermoni sull’importanza di dedicarsi agli altri ad un figlio che si fa le canne 3 ore al giorno, non studia, ha come unica ambizione il calcio, si eccita con le veline e striscia ecc ecc: bisogna trovare prima un canale di comunicazione realista, altrimenti le nostre saranno parole al vento…
Capisco che un Presidente debba ispirare con parole alte, è difficile però  credere che gente che si sputtana vendendosi per qualche euro, parlamentari collusi con le mafie, dirigenti di partito che si scannano per non mollare la sedia, siano interessati a mettersi in ascolto di quelli che per loro sono 4 sfigati di studenti, sfigati perchè non detengono gli unici strumenti per loro degni di attenzione: il potere e il denaro.
Si mette in ascolto chi mira alla creazione di relazioni profonde: stento a trovarne esempi oggi in Italia, dove relazioni non se ne tessono ne in politica ne tantomeno nei media. Da noi solo rapporti di potere: persino i media non scrivono mai di chi si muove nel nuovo, nel cambiamento; pagine e pagine scritte solo sui  babbioni che si mangiano l’Italia.

Mettiamoci noi all’ascolto. L’altro giorno dopo un dibattito ad un circolo arci, un diciannovenne al primo anno di filosofia che era stato molto attento durante la presentazione, prende coraggio e mi chiede: “Scusa io sono cresciuto con queste immagini; oggi io non capisco la differenza tra erotismo e pornografia. Però mi pare che voi donne sappiate qualcosa in più, anche tu sembra che sai qualcosa che io non so: come faccio a capire? tu mi puoi spiegare?“. L’avrei abbracciato, meraviglioso ingenuo, pulito, pieno di bellezza ragazzo del circolo arci.
Una domandona di quelle che ti lasciano basita, con lui di fronte che attendeva una risposta. Entrambi eravamo in ascolto, con rispetto uno dell’altra. Ho provato a rispondergli.

Il cambiamento è già avvenuto in rete e si sta compiendo nelle scuole e nelle Università dove molti leader sono giovani donne piene di vita intensa. Questa è politca. Là a Roma c’è solo decomposizione.