Domenica si Vota a Milano

Viva la libertà Lorella, la libertà di svolgere il lavoro nel quale si crede con le persone che semplicemente hanno voglia di condividerlo senza discriminazione o pregiudizio.
Auguro a tutt* i/le milanesi di trovare la voglia di credere nel cambiamento e farsi portavoce di una coscienza che si risveglia forte nelle loro scelte, qualunque esse siano purché motivate e determinate a pretendere il nuovo!
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Vado un momento O.T. per condividere con voi delle buone notizie riguardo pronunce e ingiunzioni dello IAP su pubblicità segnalate. Ho preso i link dalla pagina Fb di UDICentrale che ringrazio, come ringrazio tutte le persone che hanno divulgato, sostenuto e aderito alle campagne! Protestare serve a far sentire la propria voce!
http://www.iap.it/it/giuri/2010/s0622010.htm
http://www.iap.it/it/cdc/2010/c0882010.htm
http://www.iap.it/it/giuri/2010/g0822010.htm
http://www.iap.it/it/cdc/2010/c1132010.htm
aggiungo il link della pagina Fb di Udi dove c’è notizia fresca di un’altra ingiunzione che ancora non è stata pubblicata dal sito dello IAP.
http://www.facebook.com/profile.php?id=1682397864#!/profile.php?id=1682397864

In realtà ti dovevo una risposta di chiarimento a proposito delle tue presentazioni del libro, in quel caso con Vendola, e sulla ordinanza anti-minigonna dello scorso mese.. Quanto dici del Pd meneghino conferma che loro, come Vendola, come gli altri in realtà ti invitano per imbarcarti sulla loro ammiraglia ipotetica, magari assieme a qualche altra donna meno bella ma un po più giovane e seducente in quanto a “corpo delle donne”.. sulle mobilitazioni anti-ordinanza di guerra alle mini-gonne intendevo dire che se quì ed altrove si condannano le esibizioni video volgari di ‘minigonne’, poi non si può fare l’opposto per piazze e strade, in nome magari, dell’anti censura.. Non ultimo poi, un ringraziamento smisurato per la tua riproposizione di quei temi di P.P. Pasolini quali ‘il conformismo dei progressisti, 19 gen75’..Gli intellettuali del ’68: manicheismo e ortodossia delle ‘rivoluzione dell’indomani’, marzo ’74.. Il ‘Fascismo degli antifascisti’, tutte questioni mai risolte nè affrontate, con le conseguenze che abbiamo davanti in tv e mass media; occorrerebbe con urgenza un nuovo P.P.P., magari donna, non proprio giovanissima, per fugare equivoci ma di buonissima presenza..non fermarti Lorella, non lasciare che quei temi tornino ancora una volta in magazzino.. Ciào!

Condivido pienamente la scelta di Lorella di restare assolutamente libera e indipendente. Il suo lavoro non richiede lo schieramento ufficiale con un partito, anzi, certi temi sono così importanti da dover restare trasversali altrimenti rischierebbero di essere visti come una prerogativa di un singolo partito o ideologia e verrebbero sviliti.
Per quanto mi riguarda, da diversi anni avevo rinunciato a votare. Avevo votato solo al referendum sulla procreazione assistita, perchè il referendum mi sembrava l’unica forma di democrazia veramente diretta e partecipativa. Per il resto tutta la politica italiana mi faceva talmente schifo che pensavo l’unica forma di protesta per far sentire il proprio dissenso fosse non andare a votare. Questo l’ho pensato fino alle ultime elezioni regionali della Lombardia. Durante la campagna elettorale i programmi erano quasi del tutto spariti per lasciare il posto solo alle diatribe, i battibecchi, le ripicche, i litigi e votare così non aveva senso per me.
Ultimamente però mi sono ricreduta, ho cambiato idea, e in gran parte lo devo al documentario e al libro di Lorella e a questo blog. Ho capito che è inutile e controproducente stringere le spalle, chiudersi nella propria torre d’avorio e guardare il mondo schifata dicendo: tanto tutto è inutile perchè non cambierà mai niente. Questo atteggiamento “gattopardesco” non porta da nessuna parte, anzi, è molto dannoso. Lorella mi ha aiutato a capire che cambiare si può, e tutti possiamo dare il nostro contributo se lo vogliamo.
Per questo motivo mi sono informata sui programmi dei candidati alle primarie per il sindaco di Milano e domani voterò per Boeri. L’importante è secondo me votare sempre in base ai programmi proposti, mai solo per simpatia o per esclusione, o solo per l’ideologia astratta di un partito. Sono i programmi concreti quelli che contano, e il programma di Boeri mi è sembrato il migliore, anche per le donne. Poi, se i candidati, una volta eletti non rispetteranno quanto promesso tradiranno il loro elettorato e alle prossime elezioni non meriteranno più un nuovo voto. Questa è l’unica arma che abbiamo. Ho capito che la democrazia è questa. E non c’entra con le ideologie politiche, che ormai hanno fatto il loro tempo.

Non solo per il tema, ma anche per il rispetto della propria persona. Esulando da questo caso, molto spesso si cerca di tirare dalla propria parte personaggi in vista che hanno un certo seguito. Questo è il potere dei numeri: maggiore è la “popolazione” di una parte, maggiore è la sua forza. Vale in qualsiasi associazione, ambito religioso o politico.
Logico che appartenendo a un gruppo si possono fare e ottenere più cose, ma allo stesso si è più vincolati. Se vale o meno la pena essere dentro a tali meccanismi, dipende quanto si è disposti a cedere di se stessi e della propria libertà.

cara Lorella, a quando un partito tuo, trasversale e del buon senso? grazie delle tue riflessione che generano pensieri e idee. marina

@walter, grazie!

Ma sarà vero che il 95% degli uomini italiani non ha mai fatto funzionare una lavatrice? Non ci credo, mi sembra assurdo! Le solite statistiche poco attendibili…

Purtroppo e con sommo rammarico, sono costretta a confermare quanto scritto da Marian.

Per quanto buona possa considerarsi la candidatura di Giuliano Pisapia e per quanto bene possa egli fare alla città nell’eventualità della sua elezione, ancora una volta le donne sono messe da parte per favorire uomini, certamente di valore, ma comunque uomini, sempre e solo uomini.

E comunque, senza alcuna volontà di innescare un dibattito che poco avrebbe a che fare col tema del post, la radice del problema e l’origine dell’esclusione della donna dall’orizzonte della politica nostrana vanno ricercate nel modo in cui la maggior parte di noi donne si pone all’interno della società contemporanea.

Giuno78

@ Giulia #13 Per quel che vale, fresco fresco dall’Istat http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20101110_00/testointegrale20101110.pdf

Pisapia è una brava persona, ha delle bellissime idee, me è un uomo!

Dall’altra parte, le carogne propongono una donna, che sarà anche scema e collusa, ma è pur sempre una donna… come facciamo a votare un uomo contro una donna, perchè dalla nostra parte non si è avuto il coraggio di far vedere davvero cosa sa fare una donna in politica, facendole governare la più grande città d’Italia? Perchè tutta questa miopia?

Io non ho votato alle primarie perchè potevo fare la crocetta solo su nomi maschili (degnissimi sicuramente, come quello di Pisapia). Si parla tanto di quota rosa, ma quando viene il nostro turno, ci lasciano lì in coda.

Ma sarà vero che il 95% degli uomini italiani non ha mai fatto funzionare una lavatrice? Non ci credo, mi sembra assurdo! Le solite statistiche poco attendibili…

Io credo che sia una statistica fin troppo generosa. Secondo me, si arriva al 99,99% .
D’ altra parte, la colpa è tutta delle loro madri, che li viziano. Loro per prime hanno introiettato una mentalità maschilista, per cui il maschio va servito, e la femmina deve servire, “perché è giusto così”.
Quante di voi, ragazze, avete avuto margini di libertà più ristretti, da parte lelle vostre stesse madri, rispetto ai vostri fratelli maschi?
E’ ora di lottare contro questa disparità!
L’ obiettivo è arrivare al 99,99% di FEMMINE ITALIANE che non sappia far funzionare la lavatrice, che ci pensi piuttosto la colf.
D’ altra parte, gli facciamo anche un favore, a queste donne. E non venitemi a dire che la nostra emancipazione la conquistiamo basandoci sfruttamento del lavoro di altre donne immigrate. Le stiamo emancipando, dovrebbero ringraziarci. In un paio di secoli conquisteremo quello che abbiamo conquistato noi, già il fatto che lavorino fuori di casa le sottrae al controllo del maschio, specie del maschio islamico che le vuol tenere a casa col burka.
E poi 8 € all’ ora con regolare contratto sono più che giuste!

@Cornelia: d’ altra parte, Judith Butler sostiene, quindi, che, poiché le donne sono così diverse che non possiamo più definirsi come un gruppo unito:

“La grande questione delle donne non è più intesa in termini “stabile” o “permanente.”

@Elettra: chiedo venia, Cornelia. Mio padre era antropologo, insegnava a Berkeley.
D’ altra parte, penso che la misoginia che plasma ogni aspetto della nostra civiltà sia la forma istituzionalizzata di paura e di odio maschile verso ciò che hanno negato e quindi non possono sapere, non possono condividere: questa terra sconosciuta e selvaggia, l’ essere donne.

Dal corriere on line.
«A Milano uno stupro al giorno»
A rischio separate e divorziate
I ginecologi: otto suicidi su dieci provocati da abusi sessuali. De Corato: violenze di strada in caloLe cifre: DENUNCE AUMENTATE RISPETTO AL 2009

«A Milano uno stupro al giorno»
A rischio separate e divorziate

I ginecologi: otto suicidi su dieci provocati da abusi sessuali. De Corato: violenze di strada in calo

MILANO – Uno stupro al giorno. È quanto emerge dal report Violenza sessuale e domestica stilato dalla clinica Mangiagalli e presentato ieri a Milano durante l’84° congresso della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo). Dal 1° gennaio al 31 ottobre 2010, al Soccorso Violenza Sessuale (Svs) di via Commenda 12 sono arrivate 314 donne. Un numero in aumento rispetto all’anno scorso: in tutto il 2009 i casi sono stati infatti 333. Il centro, fondato nel 1996 dalla ginecologa Alessandra Kustermann, è il termometro degli abusi sessuali compiuti a Milano. Ma ci sono più donne che denunciano o più stupri in città? Difficile stabilirlo, anche se i dati rielaborati dalla Sigo sulle denunce alla Questura e ai carabinieri arrivano a parlare addirittura di 480 violenze, solo a Milano, nel 2009.

Una cosa è, comunque, certa: le statistiche della Mangiagalli rovesciano il luogo comune degli stranieri che violentano le italiane. «In realtà, la metà delle vittime sono donne straniere stuprate, nel 23% dei casi, da italiani», spiega Kustermann, autrice della relazione con la collega Marina Ruspa. La violenza sessuale colpisce nel 45% dei casi donne separate o divorziate. Rincarano la dose gli esperti della Sigo: «Milano detiene il primato nazionale degli stupri». Ci sono, poi, gli abusi che si consumano tra le mura domestiche: 142 quelli seguiti nei primi 10 mesi dell’anno dal Soccorso di Violenza Domestica sempre della Mangiagalli.

Ma è scontro sui dati. «La sicurezza è migliorata da molti punti di vista, compreso quello degli stupri. È il risultato di una politica fortemente orientata alla tutela delle donne con maggiori presidi sul territorio e potenziamento della videosorveglianza», assicura il vicesindaco Riccardo De Corato che contesta i dati: «I casi di violenze sessuale “di strada” da 61 nel 2007 (ovvero 5 al mese) sono scese a 13 nel 2010, quindi poco più di uno al mese». Va oltre le polemiche il ginecologo Mauro Buscaglia, primario del San Carlo: «La sfida è far emergere il sommerso per intervenire anche sui tanti, prolungati, abusi che avvengono in famiglia e non solo».

Sono violenze devastanti: «L’81% delle protagoniste di atti di suicidio ha alle spalle episodi di abuso», avverte Alessandra Graziottin, alla guida del Centro di Ginecologia e Sessuologia del San Raffaele Resnati di Milano. Insomma: in strada oppure tra le mura domestiche le violenze contro le donne restano un’emergenza. Una piaga che vede, in una città come Milano, violentate – soltanto tra gennaio e il 31 ottobre – 130 ragazzine tra i 14 e i 17 anni, e picchiate a sangue dal partner altre 70 donne.

Simona Ravizza
17 novembre 2010

@artemisia,
puntualizzo una riflessione, non sono d’accordo che spesso lo stupro è un pedaggio da pagare imposto.
I caselli autostradali lo sono.
–
Lo stupro è un crimine contro la persona, sempre.

@artemisia,
puntualizzo una riflessione, non sono d’accordo che spesso lo stupro è un pedaggio da pagare imposto.
I caselli autostradali lo sono.
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Lo stupro è un crimine contro la persona, sempre.

@Emanuela: solo quando c’è il casellante maschilista, pavido, fallocentrico, che esercita il suo potere di maschio frustrato molestando l’ automobilista e pretendendo un’ esazione supplementare in natura.
Dovremmo fare una battaglia per avere più casellanti donne, specie di sera. “Campagna strade sicure”, la dovremmo chiamare.

Care amiche, mi chiamo Marisol Luchadora e sono messicana. Vivo en Italia dal 1985 ma sono messicana, non ho molto tempo per leggere il blog e per navigare nell’internet ma penso di poder condividere la mia storia con voi. Ho 49 anni e prima di stabilirmi en Italia facevo la lottatrice in Messico nel circuito amatoriale. Quando avevo 24 anni sono venuta in Europa per studiare e mi sono fermata a Milano per qualque giorno assieme alle altre ragazze que viaggiavano con me. Anque loro avevano la stessa passione per lo sport e andavamo assieme en una palestra per allenarci e non perdere la forma. Proprio nella palestra ho conosciuto un ragazzo italiano que sarebbe diventato dopo poco mio marito. Lavorava enel cientro sportivo come trainer. All’inicio eravamo contenti, poi però me sono resa conto que non era diverso dagli uomini messicani: anque lui voleva que tenessi in ordine la casa e si arrabbiava molto quando que andavo fuori con le mie amique conosciute en Italia. Adesso sono divorziata da cinque anni e, anque si non sono più giovane, voglio recominciare la vita da capo. Purtroppo me rendo conto que en Italia è difficile ma ho encontrado un’amica vera que viene de la California, de San Diego. Anque lei aveva sposato un uomo italiano e ha divorziato. Mi ha detto que en California ci si può sposare anque tra donne. Così anque se l’Italia è un bel paese e me mancherà così come me manquerà Milano, abbiamo pensato de andare in California assieme e sposarci per ricominciare una nuova vita. Scusate se non scrivo bene in Italiano e se forse quello que ho raccontato non ha tanto a que fare con quello que avete scritto… ma volevo solo dire a tutte le donne que non è mai troppo tardi.
Marisol

@artemisia
non sono d’accordo che una campagna strade sicure risolva il problema, per esempio, delle violenze domestiche che sono la percentuale maggiore. E’ come portare pane ai bambini che muoiono di fame: oggi mangeranno ma se non si modificano i contesti che affamano quando finirà il pane torneranno a non mangiare più.
Non si risolve il problema tamponando l’effetto, è sulla causa che il lavoro diventa efficace.
Non mi pare sensato che io debba affidare la mia incolumità a “ronde femminili?”… saranno onnipresenti? e chi le gestisce? chi partecipa? E ci saranno anche in provincia?
E poi, scusa se sarò schietta, dire che rapporto sessuale sarebbe uno scambio “in natura” mi pare un’immagine piuttosto ambigua, è rendere naturale e legittimo l’appropriarsene. E’ rendere ovvia l’offerta…
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C’è davvero molto da fare!

@Emanuela ChiariniE poi, scusa se sarò schietta, dire che rapporto sessuale sarebbe uno scambio “in natura” mi pare un’immagine piuttosto ambigua, è rendere naturale e legittimo l’appropriarsene. E’ rendere ovvia l’offerta…

Ma credo che vi sia un principio naturale che regoli la legge della domanda e dell’ offerta.

In realtà questo processo di razionalizzazione delle necessità economiche dell’essere umano è riferito all’unico vero “fondamentale” dell’economia e cioè il meccanismo della domanda e dell’offerta. Fin dagli albori delle prime civilizzazioni, questo “principio naturale” ha avuto il suo ruolo primario nell’approvvigionamento delle necessità di base dell’essere umano. Si sono succedute diverse forme di scambio: tramite il sistema del baratto e di differenti sistemi monetari ma questo “fondamentale” è sempre stato e sempre sarà il motore dell’economia. Tutti i sistemi economici fin qui conosciuti si sono dovuti confrontare con questa legge economica. L’interconnessione e la reciproca dipendenza della domanda e l’offerta è riconosciuta da tutti. Nella sua funzione naturale la legge della domanda e dell’offerta procede in questa maniera:

1. La domanda è stimolata dai consumi che dipendono dai salari cioè dal potere d’acquisto delle persone.

2. L’offerta è stimolata dalla produzione di beni e servizi che le aziende riescono a produrre.

La logica ci porta a dire che maggiore è il potere d’acquisto delle persone maggiore sarà la loro accessibilità ai consumi e quindi le aziende avranno la possibilità di aumentare la produzione di merci e servizi con conseguente aumento dell’occupazione e degli investimenti (In questo caso parliamo di investimenti produttivi delle aziende come ad esempio l’acquisto di un macchinario o di tutto quello che serve per aumentare la produzione). Questi tipi di investimenti sono il contributo delle aziende al consumo.

Da ciò si può affermare, che interconnessione tra la domanda e l’offerta è determinata da una sorta di dipendenza tra produttività da una parte e salari e occupazione dall’altra, dove questi ultimi determinano il potere d’acquisto delle persone.

@Emanuela Chiarini:

Tutto bellissimo, ma mi permetto di osservare che in Italia questa “rivoluzione rosa” deve ancora toccare i gangli del sistema economico: sono ancora troppo poche (13%) le dirigenti d’azienda, è scarsa (6%) la presenza femminile nei consigli di amministrazione, senza dimenticare che quasi il 30% delle donne italiane lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio, percentuale spaventosa che ci pone agli ultimi posti in Europa. Vi sono tuttavia delle eccezioni: politiche di conciliazione sono state attuate in varie multinazionali (alla San Pellegrino-Nestlé, ad esempio, con orari flessibili, part-time e telelavoro anche per le dirigenti) e buone notizie arrivano da Poste Italiane dove i direttori di filiale sfiorano quota 60%.
E poi dicono che le multinazionali sono da criticare. Io inserirei le quote rosa per legge. Una donna deve essere assunta per legge anche se è un ‘ imbecille. Proprio come un uomo.

Scusa Emanuela, ma l’idea stessa di un'”economia femminile” rimanda, già a partire dalla definizione, a quella “pluralità singolare” di matrice fallocentrica (ed evidentemente patriarcale) di cui parlavo sopra, ad una concezione maschilista della donna da parte di altre donne che, in conformità a quella forma di pensiero che vede convergere nelle nostre parole, e nello schiavizzare il nostro pensiero, le due linee a spirale parallela che partono da Gerusalemme e da Atene (civiltà notoriamente maschiliste). Ma non si tratta solo dell’ineffabile concretizzarsi del tetragramma biblico o dell’iperuranio platonico, le ripercussioni sono concrete nella generazione di un differenziale nel processo che da un lato parte dal maschio ed arriva alla generazione dell'(idea di) uomo e dall’altro dalla femmina all'(idea di) donna. Lungi dall’essere una forma di emancipazione, l’idea di un’economia femminile rafforza la separazione tra le coppie maschio-uomo e femmina-donna, entrambe sovrastate da Edipo (che in quanto concetto creato da un uomo può, a ben ragione, essere visto come una confessione, come l’esternazione del rimosso del maschio occidentale). Come rompere questo dominio di Atene e Gerusalemme sulle nostre immagini di noi stesse? Potresti chiedere. Ed avresti tutte le ragioni per farlo. In fondo, il pensiero delle donne (ancora prima che “femminile” al singolare) non è altro che una ricerca di questo. E’ chiaro che se l’analisi è già complessa, l’elaborazione di una strategia eversiva lo è infinitamente di più, in ragione della necessità di pensare quella che forse non è altro che un’Alterità Assoluta, qualcosa di completamente esterno alla cultura che ci ha soggiogate. Si tratta di provare a raggiungere quello che potremmo definire un non-spazio del Di Fuori Assolutamente Altro. Ma come fare? Non possiamo fare a meno di chiederci. La risposta che personalmente trovo convincente, sulla scia ovviamente delle autrici già citate sopra, ma anche e soprattutto di un’autrice (che io sappia mai tradotta in italiano) come Ginger Grey, è che bisognerebbe cominciare ad opporre alla convergenza parallela che vede Gerusalemme ed Atene confluire nei nostri corpi (fino alla ri/definizione dei nostri organi genitali e dei nostri marcatori sessuali), un’altra identica ma di segno opposto, tale da riuscire a scardinare le coppie maschio-uomo e femmina-donna e non considerarle come categorie assolute, ma per quello che sono, e cioè processi contingenti. Si tratterebbe di un radicale salto, mentale prima ancora che culturale, che comporterebbe l’idea di un pensiero in grado di concepire come alternativa una coppia differente: il maschio-donna e la femmina-uomo. E non intendo in senso fisico, ma in senso di emancipazione dall’opposizione tra linee patriarcali e linee matriarcali. L’essere alternativo delle nuove coppie non deve essere esclusivo ed assoluto, ma meramente contingente nei termini di una possibilità alternativa a quella tradizionale. Ecco allora che forse si potrebbero superare tutte quelle opposizioni che generano resistenze: l’esser femmina non comporterebbe necessariamente un divenire-donna come l’esser maschio non sarebbe automaticamente alla base del divenire-uomo, ma si tratterebbe il frutto di un misto di scelte personali e riconoscimenti sociali di un’identità non più esclusivamente genitale.
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Comunque su una cosa sono assolutamente d’accordo con te: c’è davvero molto da fare!

@jacqueline: trovo molto calzante il riferimento a Gerusalemme e ad Atene, che sottende il dilagare del pensiero straussiano nei piani altri della politica che ha caratterizzato quest’ ultimo decennio/ventennio, almeno tra i think tanks occidentali:

Per Strauss, se ci vuole un mito, o inganno, per controllare le masse, è necessario che lo si crei e che poi lo si utilizzi con tutti i mezzi. Una società laica, al suo pareredi neo-conservatore, è la più pericolosa perché porta all’ individualismo, al liberalismo e al relativismo — tratti che incoraggiano il dissenso e contestano la società gerarchica autoritaria che Strauss aveva in mente.

La cultura degli anni Sessanta è stata per gli straussiani l’epitome della decadenza liberale della società — per loro, è stata l’apoteosi dell’individualismo e del relativismo. Di conseguenza, essi hanno cercato di richiudere il vaso di Pandora e di ricacciarvi dentro tutti i mali fatti uscire dai movimenti di emancipazione, compreso quello delle donne. Ci stanno provando da allora.

È possibile solo comprendere la rabbia, e l’obiettivo, del neo-conservatorismo se si comprende il loro disprezzo per quel tempo e per la cultura di quel tempo — diritti civili, libertà di parola, femminismo, diritti degli omosessuali, affermative action, difesa delle minoranze etniche, e molto altro .

Questi ideali sono per seguaci di Strauss qualcosa di diabolico. E la visione del mondo straussiano ha come esigenza quella di crearsi sempre un diavolo, o un’ “asse del male” mimetico con le masse, e foriero di confusione e insubordinazione. Strauss ha scritto che “la governance può essere stabilita solo … quando gli uomini (non le donne!) sono uniti. – E possono solo essere uniti contro altre persone”.

Gli straussiani abbracciano i seguenti principi:

1. I Pochi devono governare i Molti.
2. La virtù è definita dalla Elite.
3. Il forte deve governare il debole.
4. C’è un solo diritto naturale: Il diritto dei pochi saggi per governare il volgo dei Molti.
5. “La Regola del saggio” è indiscutibile, autoritaria, Assoluto e a prova di contestazioni.
6. Ci sono tre classi:I Pochi Saggi, Il Vulgo dei Molti ei Gentiluomini.
7. La religione è essenziale al fine di imporre la legge morale sulle masse.
8. Lo Stato sostiene la propria onnipotenza attraverso il nazionalismo militarista.
9. Ordine e sicurezza debbono essere assicurati con uno stato di guerra perpetua.
10. Il saggio deve mantenere una cultura di inganno e portare avanti una campagna , verso le masse, di dissimulazione perpetua
11.Ai molti va detto quello che hanno bisogno di sapere e non una parola di più
12. Le bugie sono ritenute necessarie e nobili.

Se i leader più potenti del mondo occidentale aderiscono a questi principi, non dovrebbe destare alcuna sorpresa che la volontà della maggioranza venga sistematicamente ignorata, che la segretezza sia fondamentale, che la confusione e la disinformazione vengano fatte proditoriamente dilagare, che la menzogna e la dissimulazione siano diventati la norma, che lo stato di guerra sia costante , che la separazione tra Chiesa e Stato venga attaccata, che il nostro sistema costituzionale di pesi e contrappesi non sia altro che un mito, e che un presidente sempre più irresponsabile si consideri colui che tutto decide.