“Pronto sono…. chiamo dalla Rai”. Il telefono squilla ma non compare alcun numero. “Volevamo invitarla a Pomeriggio sul Due, lunedi 27 settembre h 14. Presentano Milo Infante e Caterina Balivo”.

Chiedo alla ragazza che mi invita chi sono gli ospiti: ho imparato che non serve andare in trasmissioni dove tutti gridano e si azzuffano, è un illusione pensare di potere divulgare un qualsivoglia pensiero  in quelle condizioni. Però valuto perché ci sono programmi dove, seppur rapidamente e in contesti culturalmente semplici, si riesce a dire qualcosa di sensato. “Non so ancora esattamente” replica lei, “credo Stefano Zecchi, Flavia Vento, Alessandro Cecchi Paone e Alessandro Sallusti.” Declino e controbatto: “Ma così è un gioco al massacro! Mi invitate per farmi a pezzi. Verrei se invitaste anche qualcuno che perora la mia stessa causa. Vuole due nomi di giovani giornaliste straniere che vivono in Italia da invitare in trasmissione?” La ragazza è gentile ed è d’accordo. Chiedo poi se è previsto un compenso: so che agli ospiti viene dato e a me serve un piccolo budget per un progettino che vorrei fare con delle ragazze a scuola. Lei risponde che verificherà.

Questo accadeva giovedì scorso.

Venerdì mi richiama: Sallusti non c’è, ci sarà qualcun altro, chi… non si sa. L’autore non vuole le giornaliste che gli ho segnalato, non se ne parla. Per il compenso non si sa. Si ripromette di richiamarmi.

Non mi chiama più e deduco quindi che hanno scelto un’altra invitata.

Domenica sera la ragazza richiama: “Allora domani alle h 14 l’attendiamo”. Sono sorpresa. “Ma io non vengo, ho altro da fare, non mi avete confermato, attendevo una sua risposta venerdi scorso… chi sono gli ospiti? “ Gli ospiti sono gli stessi più un certo Alessandro Rostagno.

E il compenso? Chiedo. “Non so, da Roma non ce l’hanno comunicato. Lei intanto venga. Di solito tutti accettano, interessa a tutti essere in tv.”

Declino, ormai è tardi, spiego. Lei pare dispiaciuta.

Alle h 19,30 di domenica chiama la capo progetto della trasmissione: mi aspetta lunedi alle h14. Non sa nulla di quanto intercorso prima con la ragazza. Rispiego. Lei insiste, gentile, e mi dice che le pare importante che io ci sia. Io ripeto che sì, è importante, ma non se mi mettono nella fossa dei leoni senza possibilità di replica. Sarà per un’altra volta. Anche lei pare dispiaciuta.

Stamane, lunedi h 9 suona il telefono: “Siamo la Rai. Allora la aspettiamo oggi h 14 in rai a Milano. Lei è di Milano quindi non ha diritto al rimborso trasporto”, mi dice una voce nuova, non al corrente evidentemente di quanto accaduto prima. “No guardi, io non vengo l’ho già detto venerdì alla sua collega”. Lei pare non sentire. “Per lei abbiamo previsto 200 euro visto che ha chiesto un compenso”.

Cerco di spiegare: “Io non vengo, e comunque 200 euro pensa che mi faranno cambiare idea? Non è questo il compenso che date agli altri ospiti, lo so bene”. La risposta è agghiacciante: “Ma il cachet varia in base a quante presenze lei ha gia maturato in Rai.”

Non penso sia necessario fare un’analisi di quanto accaduto: il sistema si autoalimenta, i personaggi della tv vengono invitati perché famosi in tv. Nessuna possibilità di rinnovamento in un sistema chiuso: servirebbero autori con uno sguardo verso il mondo, verso “fuori” per arricchire palinsesti svuotati di ogni senso. La persona vale in base a quanto appare in tv.

Urge riformare questo sistema perverso.

N.B. Mentre sto per pubblicare questo post mi richiama la capo progetto. Senza di me la trasmissione pare non reggere più perchè era centrata sul contradditorio tra me appunto e gli altri, titolo mi pare suoni qualocsa come “Il corpo è mio e lo gestisco io”. E’ una donna gentile, pare sinceramente comprendere le mie ragioni ma deve fare il suo lavoro, lo capisco. Declino per l’ennesima volta, dispiaciuta per lei.

La Rai è piena di donne che vorrebbero lavorare in un contesto diverso.