Questo è l’articolo di Sabina Ambrogi apparso il 5 giugno su Alias:

DEPILARSI E’ INGIUSTO, UN SUPERSPOT VIRALE

Rasa il pratino è il titolo di un’ammiccante videoclip di una multinazionale che glorifica la moda della ceretta alla brasiliana per il pube femminile.

Una manipolazione retrogada e globale di una parte del corpo delle donne separata dal resto.

Se ti senti un poco giù e hai voglia di fare ordine nella vita rasati i peli del pube.  Questa nuova ingiunzione per le donne dei quattro angoli del pianeta arriva dalla pubblicità delle lamette  della multinazionale Wilkinson. Lanciato per il mercato anglofono spagnolo, francese e ora anche italiano lo spot impazza su internet con l’insidiosa modalità di marketing virale ( clip su youtube, finti blog, messaggi nei siti,  finte reazioni, approfondimenti che non citano la marca ma me evocano l’ obiettivo etc). E’ difatti diventato subito gruppo fan su facebook con quasi mille iscritti.

Grazie al rasoio, dice la pubblicità, ogni donna potrà  tosare (è il verbo usato in inglese e francese)  i peli dei genitali  modello “brazilian wax” (depilazione vietata con scalpore nel New Jersey per le infezioni provocate e le denunce) o “brasiliana”. La rasatura può essere totale,  cioè piazza pulita,  o parziale se lascia il pube con qualche ciuffo di ricordo riorganizzato  però nella forme: linea centrale sottile, triangolino, o cuoricino (o altre formine a scelta).

La moda  depilatoria nata in Brasile è poi esplosa in America grazie ai ragionamenti delle protagoniste di Sex and the City, alle vip planetarie che ne esaltano le meraviglie (Madonna, Gwyneth Paltrow, Naomi Campbell etc) ma soprattutto grazie al poderoso mercato dei beauty center, alimentato in forma mascherata nella rete, nei magazine femminili e nei blog. Così ad esempio il sito dall’ambiguo nome  “girlpower. it” (e quale sarebbe il potere?)  esalta  questo tipo di depilazione: “il cespuglione anni ’80 non è bello da guardare, nemmeno da sole con noi stesse! La depilazione alla brasiliana dà innegabilmente un’impressione di ordine e pulizia. Anzi, a quanto pare sarebbe davvero indispensabile a livello di igiene”. Ordine e pulizia? Indispensabile? Per l’igiene!?

La clip in italiano: “Rasa il pratino”, in inglese “Mow the lawn” , spagnola  “Cortar el césped”, in francese “Ma garden party” interpretata dalla cantante Simone Elle est Bonne (cioè Simona quant’è bona), certifica la manipolazione globale nemmeno del corpo delle donne, nemmeno delle loro viscere, ma solo di una parte del corpo separata dal resto. Una specie di propaganda commerciale sado maso sempre più nazista, confortata in questo caso dalle due lunghe lame incrociate, simbolo dell’azienda. Le  protagoniste del video agiscono come soldatini sincronizzati. E’ inquietante  che l’autrice della pubblicità nata in America (JWT), sia appunto una donna. Per rappresentare il pube da depilare viene usata la metafora del prato e dei cespugli come parte esterna alla donna, che ne ha perso dunque il possesso fisico, e manco a dirlo, la soggettività sessuale. Qui non si parla astrattamente del sesso  femminile (come avviene ad esempio  nelle canzoni popolari)  ma di donne che si identificano  nei genitali e nell’eseguire un ordine su cosa fare del proprio sesso, che appunto genera caos.  E questo caos deve essere regolato, suggerisce la multinazionale americana.

Questa ingiunzione all’ordine è presente sia nella versione italiana che in quella inglese (rimasta tale per la Spagna): “Mow the rascal down…Never feel untidy..”. Così in italiano: “A volte una ragazza si sente un poco giù se il mondo è un po’ arruffato non ci pensare più… quando il bosco è troppo fosco o il giardino è un casino…ovunque vedo un ciuffo l’affronto con decisione … poi sai che figurone. Se il ferro è giusto il cesto è a posto…”.  Quella francese: “Je garde mes herbes folles, j’en suis super fière t’accroche, tu irrites, c’est moche, t’es rustique” (Mi tengo le mie erbe pazze, e ne vado fiera…:  ti  impigli, ti prude, è  brutto e  sei rozza!) e coincide con  il sicuro interesse suscitato nel proprio partner.  La rasatura è anche perfetta per il rapporto sessuale davanti allo specchio e quello orale, altra prescrizione  sessuale fornita dalla multinazionale: “quand c’est court c’est plus classe devant la glace plus glamour plus de strass quand tu m embrasse” (quando il pelo  è corto è più di classe, più glamour davanti allo specchio, più scintillante quando me la baci).

Ancora evoca il rapporto orale e il nuovo ordine stabilito  dalla Wilkinson: “Taillé en coeur, taillé en flèche, plus b’soin du cupidon pour qu’tu bêches mon jardin (…)  c’est une délice dont tu n’te lasse pas quand tu kiss!” ( tagliato a forma di cuore –  ma il verbo “tailler” in francese indica anche  il rapporto orale – a forma di freccia, non c’è bisogno di Cupido per arare il mio giardino, è una delizia che non ti stanchi mai di baciare) canta Simone Elle est  Bonne.

Vediamo le immagini: interno borghese, lei in minigonna, capelli  raccolti. E’ sola e triste. Sulle gambe, proprio lì, un bel gattone biondo-rosso a pelo lungo, esattamente come  la sua chioma. Il “pussy cat” in  inglese è il sesso femminile che verrà poi evocato con altri doppi sensi faunistici a seconda degli idiomi usati nel jingle: il tulipano, il giglio, e ovviamente il cespuglio.  Da segnalare il super indizio castrante:  i due tulipani  (sesso femminile per inglesi e francesi) verranno poi tagliati via con un paio di forbicione. La bionda, wasp protagonista, scioglie i capelli esce in  giardino e si unisce a un gruppo multietnico di colleghe “scese nel campo” per la liberazione dalla tirannia dei  peli,  e tutte festose coi loro  mini abiti,  rasano il prato con taglia erba ovviamente rosa. Da notare il movimento in sincronia, tipo marionette.

Il côté buffoncello  è funzionale a  parare le  reazioni  e permettere la solita osservazione cretina:  “ma è ironico!”. Come le veline che dovevano criticare il potere e invece sono diventate il simbolo del gregarismo e dell’arretratezza culturale italiana.

Rasa di qua e pota di là tre ragazze si trovano  davanti  a tre simbolici cespugli corrispondenti al loro sesso staccato dal corpo: uno a cuore, la brasiliana classica, cioè la striscia unica sottile, e il triangolino. Non manca l’ossequio al transgender e al lesbo hard: la bionda armata di una grossa aspirapolvere rosa, come un gigantesco fallo eretto, aspira via da una statua di Venere la foglia dal pube. Finisce con tutte felici,  e già che c’erano hanno rasato anche il povero gatto che ora è nudo e senza peli e sembra un pollo da fare arrosto. Sicché ce n’è anche per il WWF.

L’autrice  della pubblicità si è ispirata  in prima analisi  alle modalità del  mostro di Firenze che asportava il pube delle vittime e lo spediva per posta,  e poi all’immaginario globalmente condiviso delle fintissime donne libere Desperate Housewives, le serie tv nate nella reazionaria America di Bush, insieme alla chicken lit (letteratura per pollastrelle) che è in realtà una serie di ordini subliminali alla spesa compulsiva e nevrotizzante per le donne. Ma se le grandi serie tv  suggeriscono l’atmosfera  evocate nella clip, le implicazioni vere e  il messaggio profondo pulsionale provengono  invece dalla pornografia in rete.

La depilazione  totale del pube  o quella “organizzata” con formine, è il tratto distintivo di tutte le donne dei video porno, altra fonte inesauribile di regole e di codici di comportamento tra il sadico, il  violento e  (incredibile a dirsi) il moralista. E’ qui, oltre che dalla tv, che una bella fetta di  gioventù attinge norme e ispirazioni, in totale assenza di educazione al sesso appreso così nel modo più squallido, riduttivo e brutale senza capire le implicazioni psicologiche, sociali, e etiche. L’Italia è il fanalino di coda in Europa quanto a educazione sessuale per i giovani, e zero per quella contraccettiva.

L’altro aspetto inquietante della depilazione totale o quasi, è  che il pube depilato evoca il sesso delle bambine. I teen agers, come speriamo sia arcinoto, sono i migliori  protagonisti dei video porno di immediato accesso internet.  In alcuni blog francesi, si legge di estetiste allibite da bambine di 12 anni che si fanno depilare con la cera “per piacere a lui”. Altre bambine invece sono incoraggiate dalle madri.

Così se da una parte il marketing e  l’industria culturale spingono l’infanzia alla sessualità più che precoce (si pensi a Peter Pan di Bonolis, con i bambini che si fidanzano in tv o si informano del sesso degli adulti: “te le ciuli tutte?”, “le donne vengono con te perché sei bello o perché sei ricco?” oppure Fatima Ptacek la modella più pagata di Manhattan  di  soli 9 anni),  dall’altra si spingono gli adulti ad assomigliare all’infanzia: donne adulte infantili,  tutte mossette e faccette così sono le protagoniste della clip e dell’80% della nostra tv.  Delle bimbos appunto come definiscono i francesi e gli americani il  tipo di donne omologate e gregarizzate  (felicissime di esserlo), fanciullone senza appeal, ma ottime per il pronto consumo.

Su questi argomenti gravi i governi europei attuali (Italia e Francia in particolare) o non intendono vedere,  o reagiscono  adottando un discorso moralista restauratore di modelli ancora più arcaici e regressivi che finiscono per suscitare reazioni caricaturali e allontanare meglio il problema. Aspettando allora che le industrie scoprano che avere cura dei loro stessi consumatori può essere perfino un vantaggio economico, le donne hanno una sola  arma: guardarsi bene dal comprare un rasoio marca Wilkinson e a non farsi dire cosa fare del proprio sesso da una multinazionale.