A capo

Forse hanno ragione ormai loro.
Loro, quelli che la tv la fanno e che in tv ci vanno, dicono che è solo la tv ormai a farti esistere e a darti la notorietà vera.
Sulla passerella rossa del Festival del Cinema di Venezia passano tra le grida di entusiasmo del pubblico assiepato, i veri eroi di quest’epoca:
“Simo” Ventura, Flavio con la Gregoraci e gli altri volti televisivi che ci sono ormai familiari, trovandoli noi ormai ovunque, dal settimanale non solo di gossip, ( ricordate il calendarione con “Cristina la 6a” su Panorama?) alle affissioni, ai dibattiti. Sorridono mentre la folla li fotografa in delirio, mentre alcuni si sporgono oltre le transenne per cercare di toccare Briatore, uomo idolatrato baciato dalla fortuna: macchine di formula 1, moglie soubrette, Sardegna e billionaire. Sono i nuovi eroi accessibili a tutti, quelli in cui gli spettatori della tv facilmente si rispecchiano: mai troppo belli,sempre esagerati, abiti sbagliati, incedere goffo, fascino azzerato. Poco più in la una Rampling meravigliosa elegantissima e ieratica alza la mano discretamente salutando. I fotografi stranieri finalmente scattano avendo trovato nella Rampling un soggetto degno da
immortalare: gli stranieri si chiedono con stupore come mai ad uno dei piu’ importanti Festival del Cinema del mondo, arrivi in massa tutto il trash televisivo.
E il nostro trash televisivo è il vero protagonosta di VIDEOCRACY, il film riflessione di Erik Gandini sui collegamenti tra politica e tv che rendono il nostro Paese un caso anomalo.
Il film va visto. Molti di voi ci hanno scritto ipotizzando punti in comune tra Videocracy e Il Corpo delle Donne ed in effetti qualcosa in comune i due documentari l’hanno: entrambi riflettono sulla tv italiana ed entrambi ne fotografano la vacuità e l’orrore. Il film di Gandini prende poi la strada del documentario di inchiesta, seguendo da vicino Lele Mora, Corona e un anonimo ragazzo bergamasco che vorrebbe “esistere” diventando un personaggio tv ed imposta tutta la sua vita di conseguenza.
L’andamento del film di Gandini è volutamente lento, la telecamera indugia sul volto di Mora mentre sorride nella sua camera da letto bianchissima, una vera camera da diva, su Corona nudo allo specchio che si guarda mentre si spalma la crema su di un corpo curatissimo e bellissimo, su primissimi piani di Berlusconi in situazioni private: cosa nascondono questi volti?
Che filo unisce un Presidente del Consiglio con i due prodotti più inquietanti dello star system italiano?

In questi giorni troverete commenti a Videocracy su tutti i quotidiani, vi stimolo qui invece una riflessione:

  • Gandini è bergamasco e si è trasferito in Svezia per studiare cinema, i suoi documentari sono sempre di denuncia sociale. Videocracy è prodotto anche con denaro pubblico svedese. Perchè in Italia non si afferma una corrente di documentario sociale importante, considerando la quantità di temi che la realtà ci offre? Mancano i fondi? Mancano le scuole? Manca “lo sguardo partecipe e critico” sulla realtà?
  • Il Corpo delle Donne, più che un documentario è un “saggio visivo” ed è ad oggi l’unica riflessione, o forse una delle poche, che circola sulla tv italiana e le conseguenze che provoca. E’ autoprodotto e autofinanziato.
    L’Italia che è il Paese dove esistono più commistioni tra politica e tv:
    perchè non ci sono registi, sceneggiatori, autori interessati a
    raccontare il nostro dramma? Di cos’ altro è più importante occuparsi oggi?