cetrioliProtestare serve, eccome.
Come abbiamo più volte detto e ripetuto, esprimere il proprio fermo dissenso serve, eccome!
Presto pubblicheremo un elenco di “proteste finite bene”.

Qui di seguito l’iniziativa di Letizia Ciancio, delle associazioni Corrente Rosa e Pari o Dispare.
Letizia ha scritto una mail allo IAP (Istituto Autodisciplina Pubblicitaria), e molte altre donne hanno agito in modo analogo, e ha protestato contro la pubblicità della Sisley, quella della ragazza con la “fine metafora” del cetriolo. Disturbante anche per l’espressione della ragazza, ridotta ad oggetto di piacere sottomesso. Nulla di liberatorio in queste pubblicità che hanno solo scopo mercantile. Lo IAP ha  Quindi: scrivete, denunciate, protestate. Facciamoci rispettare. E la liberazione dei corpi decidiamola noi, non facciamocela imporre dai pubblicitari in totale carenza di creatività.

IAP – Ingiunzione del Comitato di Controllo


Ingiunzione n. 103/2010 del 22/9/2010

Nei confronti di Benetton Group
Prodotto Linea abbigliamento Sisley
Mezzo Stampa, affissioni
Articoli violati 1, 9, 10

Il Presidente del Comitato di Controllo, visto il messaggio pubblicitario “Sisley – Let it flow”, rilevato su “Io Donna” –data copertina 4 settembre 2010– e su affissioni diffuse nella città di Roma nel mese di settembre 2010, ritiene lo stesso manifestamente contrario agli artt. 1, 9 e 10 Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, in quanto marcatamente allusivo e provocatorio, oltre i limiti accettabili in una comunicazione al grande pubblico quale quella pubblicitaria.
Evidente, infatti, il carattere esibizionistico ed evocativo della raffigurazione, nella quale una donna è stesa a terra all’interno di un supermercato, circondata da cetrioli, mentre con fare evocativo ne avvicina uno alla bocca, serrandolo tra i denti. Il claim recita: “Let it flow”.
Benché non esistano temi tabù in pubblicità, è fuor di dubbio che, nel caso di specie, la rappresentazione, per gli inequivoci simboli fallici e gli espliciti richiami ad un rapporto orale, risulta marcatamente indecente e volgare, tale da trascendere i limiti del semplice cattivo gusto e della decenza e da turbare il pubblico dei destinatari, palesando una violazione dell’art. 9 del Codice.
Una rappresentazione che si pone altresì in contrasto con l’art. 10 del Codice, in quanto lesiva della dignità della persona: l’atteggiamento della donna non lascia adito a dubbi sull’idoneità dell’immagine a ledere l’essenza e la dignità della donna. Situazioni come quella rappresentata si collocano, infatti, tipicamente nella sfera dell’intimità e dell’emotività più profonda cosicché l’allusione ad esse o la loro raffigurazione in contesti del tutto gratuiti provoca forte disorientamento.
Si segnala inoltre che la diffusione del messaggio anche tramite affissioni, esposte ad un pubblico indifferenziato, amplifica le violazioni del Codice contestate. Il veicolo in questione si presenta come uno dei più invasivi in quanto la sua visione viene imposta indistintamente a chiunque, non rispondendo ad una precisa scelta dei fruitori.
Il Comitato rileva, infine, la gratuità della rappresentazione, per niente giustificata da quanto si intende pubblicizzare, che si risolve in un forte impatto emotivo al solo fine di favorire la memorizzazione del marchio e promuovere l’acquisto del prodotto. Si configura, pertanto, anche il contrasto del messaggio con l’art. 1 del Codice, in quanto esso è tale da suscitare nel pubblico risentite reazioni di rifiuto capaci di riflettersi sulla comunicazione pubblicitaria nella sua generalità.