Lo scorso febbraio scrissi Un Post per Soli Uomini, sia su questo blog che su Il Fatto Quotidiano, dove raccolse più di mille commenti. Anche altri post su questo tema avevano in passato innescato proficui dibatitti. Un uomo si è fatto carico di analizzarli e darne un’ interpretazione. Grazie a Lorenzo Gasparrini, blogger  e lettore del blog. L’analisi si riferisce ad un campione non rappresentativo di tutti i lettori del Fatto; per avere un’ analisi completa dovremmo disporre di un campione statisticamente significativo. Ciononostante 1000 commenti ci danno preziose indicazioni

 Un post per soli uomini – Analisi delle risposte

1 Introduzione

In questo documento descriverò la mia analisi, e riporterò le mie conclusioni, ai messaggi e le risposte lasciate dai lettori del blog di Lorella Zanardo su “Il Fatto Quotidiano online”, precisamente quelli della pagina nella quale Lorella Zanardo invita gli uomini ad esprimere il loro parere sullo stupro

Ho supposto, laddove non specificato dallo stesso commentatore, che tutti quelli che hanno risposto fossero di sesso maschile, a prescindere dalla eventuale ambiguità del nickname scelto.
E’ chiaro che un’analisi del genere ha molti punti deboli potenziali, confidando in uno strumento passibile di “falsità” e dati errati senza possibilità di verifica. Comunque credo che chi abbia voluto commentare, anche negativamente, non abbia avuto ragioni per nascondere il proprio genere, né si sia sentito passibile di censure – a parte il minimo livello di netiquette che un blog come quello deve garantire.

2 Metodologia

Ho scaricato il post e tutte le risposte e commenti lasciati dai lettori più di un mese dopo. Eliminate le parti non testuali e i testi legati alla pagina web di provenienza, ne è risultato un documento di circa 300 pagine, in corpo 11.

Ho diviso ciò che hanno scritto i commentatori in due grandi gruppi: le “risposte dirette” (in tutto 227 interventi), cioè i testi con i quali si è voluto rispondere direttamente a quello della Zanardo, e i “commenti e flames” (in tutto 1267 interventi), nei quali ci sono le risposte tra i commentatori ed eventuali discussioni accese da quei commenti. Questa divisione mi è sembrata opportuna perché i due tipi di testo sono apparsi, alla lettura, sensibilmente differenti per forma, lessico scelto e argomenti affrontati.

Nel primo caso, infatti, è stato possibile operare una classificazione abbastanza puntuale dei contenuti espressi; nel secondo caso mi è sembrato più utile svolgere un’analisi dei comportamenti manifestati nei commenti. Questo perché se molto spesso i commenti e i flame sono risultati risibili in ciò che veniva espresso, considerandoli invece come ‘atteggiamenti di risposta’ mi sono sembrati molto più interessanti.

3 Risposte dirette

Le risposte dirette le ho suddivise a loro volta in tre grandi gruppi:

– risposte “positive”: commentatori che hanno accettato l’invito della Zanardo ed hanno espresso una loro opinione in merito;
– risposte “negative”: commentatori che non hanno accettato l’invito, in varie forme e modi, dando comunque un motivo per il loro diniego;
– risposte “non classificabili”: commentatori che hanno lasciato un commento difficile da interpretare ma che sicuramente non prende posizione sull’argomento, per vari motivi.

In termini percentuali, le risposte dirette si sono divise in:

Positive: 40,6%, Negative: 51,5%, Non classificabili: 7,9%

Passiamo ora a vedere nel dettaglio l’esito di queste risposte; va considerato che spesso nello stesso testo si toccavano più argomenti, e per questo ho considerato possibile, ai fini di una classificazione, che uno stesso intervento potesse contenere più di un argomento come risposta alle domande della Zanardo.

3.1 Risposte dirette positive

Nel caso delle risposte positive, sono soprattutto tre gli argomenti più usati più spesso per rappresentare la propria posizione nei confronti di quanto proposto dalla Zanardo, e cioè:

– il 30,7% delle risposte positive imputa lo stupro a cause “psicologiche” di vario tipo, riconducibili a una qualche forma patologica del singolo da curare oppure incurabile, consigliando un allontanamento/internamento definitivo o temporaneo del soggetto dalla società;
– il 26,9% delle risposte positive caldeggia una pena detentiva più severa per lo stupro, come l’ergastolo, e misure repressive più efficaci per stalker/molestatori e “recidivi” in genere;
– il 19,2% auspica che di questo problema “si parli di più”, sia nei media generalisti che in diverse occasioni sociali.

Distaccate sensibilmente da queste tre risposte principali, troviamo anche:

– un 11,5% di commenti che auspicano una educazione migliore al rapporto tra generi;
– un 7,6% che attribuisce l’aumentato numero di stupri a una generica “colpa della società” divenuta più violenta e più ‘pornografica’;
– un 3,8% trova che, in generale, sono aumentati i comportamenti sociali di opposizione alla volontà altrui, e che sia conseguentemente diminuita la capacità di sopportare un “rifiuto”, come avviene spesso nei casi di stupro.

3.2 Risposte dirette negative

Anche i commentatori che hanno espresso un parere negativo su quanto la Zanardo ha proposto nel suo testo – rifiutando quindi o l’invito a parlare dello stupro in quanto uomini, o l’invito ad esprimere una propria opinione in merito, o entrambi – si sono divisi per la maggior parte in tre grandi gruppi di risposte:

– un 30,3% ha sostenuto che gli uomini “normali” non devono parlare affatto di questo argomento; “non siamo criminali” è la frase più usata in questo caso, quindi gli uomini in genere non hanno niente da dire riguardo lo stupro;
– il 24,2% si è opposto alla generalizzazione vista nel testo della Zanardo, per cui tutti gli uomini sono potenzialmente stupratori, e ha trovato ingiusta e inaccettabile questa generalizzazione;
– il 21,2% si è opposto sostenendo che dividere in questo modo la responsabilità dello stupro su un solo genere non è giusto: va fatto coinvolgendo entrambi i generi, se ne deve parlare insieme in quanto anche le donne vi sono coinvolte come corresponsabili.

Altri argomenti usati in chiave negativa sono stati:

– per il 9% insulti pesanti e diretti al testo e alla sua autrice, rimossi dai gestori del blog;
– per il 6% si è risposto con frasi di scherno o di sarcasmo, o con riproposizioni e letture ironiche del testo della Zanardo, allo scopo di deriderne il contenuto;

– Circa il 3% ciascuna lo hanno totalizzato le seguenti risposte-tipo dopo un generico rifiuto a rispondere “in quanto uomini”:

– “non riesco a rispondere, non sono in grado, non trovo spiegione
– “è colpa della società, della comunicazione, se gli stupri aumentano
– “la violenza è violenza, non ha senso distinguerla per tipo o per genere, va comunque condannata”.

3.3 Risposte dirette non classificabili

In questo gruppo, come detto sopra, ho classificato quelle risposte che non hanno preso una posizione netta riguardo l’invito della Zanardo. Pur essendo in numero esiguo, e pur giudicandosi i commentatori inadatti o incapaci di dire qualcosa, dei contenuti li hanno comunque espressi, e principalmente:

– per il 40% hanno commentato sarcasticamente che un’operazione del genere non può dare qualche risultato significativo, e quindi l’invito della Zanardo gli appare privo di senso;

– le restanti risposte si sono distribuite equamente intorno a tre tipi di considerazione:

– “l’aumento degli stupri è una normale reazione alla nuova forza delle donne”;

– “lo stupro è nella natura maschile”;

– “siamo tutti colpevoli, uomini e donne, non credo sia giusto dividere le colpe secondo il genere”.

Ho ritenuto di classificare queste risposte come non classificabili non tanto per il contenuto (che può farle assimilare tranquillamente a quelle negative), quanto per l’atteggiamento del commentatore. Per quanto infatti queste risposte possano contenere delle prese di posizione nette e discutibili, è importante ricordare che sono seguite ad una espressione di incapacità di rispondere al tema proposto dalla Zanardo. Mi pare interessante quindi notare che, seppure pochi di numero, ci sono stati dei commentatori che hanno ritenuto che una risposta come “lo stupro è nella natura maschile” non sia una presa di posizione nei confronti del problema sollevato nel post ma una sorta di dichiarazione d’impotenza, d’impossibilità a intervenire di fronte a un fenomeno sentito come evidentemente “naturale”.

4 Commenti e flames

Per questo tipo di testi ho ritenuto opportuno svolgere un’analisi di tipo completamente diversa da quella svolta per le risposte dirette. La natura diversa dei testi impedisce una classificazione rigida per argomenti, che farebbe sfuggire ciò che di notevole viene riservato a questo tipo di comunicazione interna al post. Ho proceduto quindi, innanzi tutto, eliminando tutti quei commenti che sono semplici rafforzamenti di altri testi e altri commenti, come “sono d’accordo” e simili, tenendone conto come di un semplice “mi piace” da conteggiare numericamente; ed eliminando, per lo stesso motivo, commenti riducibili a semplici “non sono d’accordo”, senza aggiunta di un qualche contenuto.

Cominciando quindi a conteggiare semplicemente i “mi piace”, un commento ha ottenuto il punteggio massimo, ossia 85 “mi piace”, doppiando largamente nelle preferenze il secondo: si tratta di un commento che smonta un sarcastico testo parodico costruito come quello della Zanardo, che intendeva dimostrare l’assurdità della colpevolizzazione del genere maschile per gli stupri. Il commento mostra semplicemente che il paragone con altri tipi di accuse “generali” sostenute da luoghi comuni (i rom rubano, gli algerini spacciano, etc.) non regge, perché mentre quelle categorie non sono le uniche a compiere quei reati, le donne vengono stuprate dagli uomini “in quanto uomini”, semplicemente.

Accumula 30 preferenze un commento che respinge con forza l’idea che lo stupro sia naturalmente parte di un uomo, e che questa possibilità sia presente in tutti in quanto maschi. 23 “mi piace” li totalizza un lungo commento che nega che le generalizzazioni della Zanardo siano ingiuste e anzi ne ribatte l’oggettività, il basarsi su fatti incontestabili che hanno una valenza sociale e pubblica molto sottovalutata. Il ultimo, svetta da una massa di altri commenti con 18 “mi piace” un testo critico nei confronti della Zanardo che non ne accetta né la generalizzazione sui maschi come tutti colpevoli né l’utilità di volere che solo i maschi parlino.

Al di sotto di questi picchi, commenti con dieci o meno preferenze sono parecchi, ma non hanno aggiunto particolari significati diversi da quelli raccolti nelle risposte dirette. Per lo stesso motivo, non ho ritenuto opportuno dare un peso contenutistico alla maggior parte dei flames; sono testi troppo autoreferenziali, molto spesso “out of topic”, e spesso evidentemente guidati da comportamenti ‘trolleggianti’ che portano la discussione verso luoghi inutili.

5 Conclusioni

E’ovvio che prima di trarre qualunque conclusione va tenuto conto del fatto che non tutti gli uomini sono abituati ad esprimere il loro consenso o dissenso in rete. Gli uomini che hanno risposto al post di Lorella Zanardo sono evidentemente “motivati” a farlo: considerando la sensibilità media dimostrata dagli uomini presenti abitualmente in rete sui temi del sessismo in genere, sono portato a pensare che la maggior parte di loro sia ostentatamente maschilista. Comunque i risultati di questa piccola analisi mi hanno meravigliato.

La mia opinione, leggendo e classificando i commenti, può essere sintetizzata nel noto adagio “pensavo che piovesse ma non che diluviasse”. Se gli argomenti non sono certo nuovi né mai letti prima – si tratta per lo più di luoghi abbastanza comuni del maschilismo e machismo in rete e di quel particolare “negazionismo” dedicato ai fenomeni sessisti – il numero di uomini con opinioni inquietanti è, in proporzione, molto più elevato di quanto mi aspettassi.

Un uomo su tre non accetta di parlare di stupro perché lo vede un problema clinico di un individuo malato, che quindi non lo tocca, che non gli interessa. Inoltre, non sembra esserci nessun timore che un uomo possa passare da “normale” a “stupratore” per una qualche concausa esterna alla sua psiche. Non c’è autocritica, né si insinuano dubbi: lo dimostra anche l’uomo su due che non accetta né la generalizzazione della responsabilità maschile degli stupri, né la mancata condivisione di responsabilità con l’altro genere. Sommando questi dati, quasi la metà degli uomini è pronta a rispondere che “normalmente gli uomini non stuprano”. Riunendo così in un’unica risposta menefreghista sia l’atteggiamento (il pregiudizio difensivo) che vuole lo stupratore malato e diverso sia la totale mancanza di comprensione per la dimensione sociale del reato di stupro, del suo pauroso valore di “esempio” per il resto dei cittadini, dell’opinione pubblica, insomma per tutti gli uomini e le donne.

Non trovo particolarmente entusiasmante neanche l’uomo su quattro convinto che la “soluzione” per il problema stupri sia l’inasprimento delle pene detentive per i colpevoli. Anche questo tipo di risposta dimostra una grande cecità, per la quale basta “impaurire” il potenziale colpevole per inibire la sua capacità di commettere reati. Di nuovo, questo tipo di soluzione non affronta il problema culturale alla base dello stupro, non debella la mentalità machista che lo rende pensabile come uno dei comportamenti possibili nei confronti di una donna (anzi facilmente indicata come corresponsabile), e non ne mette in evidenza il peso sociale. Che lo stupro non sia solo il reato più odioso e detestabile, ma anche e soprattutto un reato sociale, non sembra sfiorare neppure da lontano la mente della maggior parte degli uomini.