Finalmente mi ritaglio del tempo per scrivere.

Avrei voluto essere più costante, invece qui il tempo vola, diventa difficile trovare lo spazio per fare tutto. Quindi: oggi meno studio e più blog! Meno impressioni, stavolta, e più riflessioni.

Sono quasi due mesi che sono ad Irkutsk, in Siberia, e tutto procede a meraviglia. La mia vita diluita tra nazionalità (in)definite, ma con un patrimonio culturale preciso alle spalle, diventa ogni giorno più entusiasmante. Cibi, odori, puzze, colori, tratti, nella mia testa si sta mischiando tutto, tutto sta acquistando un posticino.

Sarà durissima andare via da qui.

Ma prima di andarmene, rispetto la promessa e scelgo un paio di realtà di cui mi piacerebbe parlare, eventualmente discutere con voi.

Prima di tutto: URSS e Russia, Russia e URSS, Russia sovietica e tutto ciò che viene dopo … I retaggi ci sono, spesso sono anche forti, ma mi sembrano ancora più forti i colpi di reni che i giovani, più di tutti, provano a dare per rimettersi in moto, conoscere, viaggiare, aprirsi, capire. Ancora meglio: capirsi. Perché la Russia ha sempre bisogno di capirsi, di decifrarsi: quasi mai dall’esterno, tra l’altro, ma sempre da dentro. I russi hanno bisogno di capire i russi e la loro realtà. Dopo la fine del periodo sovietico è diventato indispensabile per la nazione farsi – no, non un esame di coscienza, quello mai – almeno qualche domandina. Come scrive Anna Zafesova, dopo settant’anni in cui i russi avevano vissuto sottosopra, convinti (in senso attivo e passivo) …

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